Di fronte alle migliaia di morti per le strade e nelle fabbriche del Cile, dei nostri fratelli caduti sotto i colpi di un esercito nazista, è questa la domanda che vorrei fare a tutti i cappellani militari del nostro esercito, per evangelizzare i nostri soldati, e soprattutto al loro vescovo che si può gloriare del titolo di generale di corpo d'armata: non vi vergognate proprio delle stellette?
Non vi brucia sul cuore il sangue sparso in terra cilena da un esercito fatto di assassini a pagamento, che richiama alla mente la feroce determinazione dei nazisti di Hitler e di tutti i tempi («non lasceremo pietra su pietra» ha detto uno di loro)?
Le fabbriche sventrate, gli operai maciullati nei loro stessi posti di lavoro impegnati a difendere la legalità costituzionale rovesciata con l'assassinio più vigliacco e brutale, la fucilazione per direttissima, non vi lacerano la coscienza come un grido di rivolta contro l'enorme mostro che è l'esercito sempre pronto a servire i padroni del momento, la legge del denaro, dello sfruttamento, del potere e dell'ordine stabilito sulla pelle del popolo?
Cosa direte (cosa avete già detto) nelle caserme, nei raduni, negli incontri con i soldati affidati alle vostre cure pastorali? Avrete il coraggio di gridare forte, in piena luce, la verità su un delitto di massa compiuto da un esercito che pretende di farci credere che il sangue sparso era come acqua necessaria a far crescere e vivere la pianta della democrazia e della libertà?
Vorrei poter credere che direte ai soldati, agli ufficiali, ai generali, che in Cile circolano assassini vestiti in divisa militare e che forse nessun tribunale terreno processerà per lo sterminio di migliaia di uomini. Vorrei poter credere che direte chiaro che il dovere di un soldato, in un caso come quello cileno, è di rifiutarsi con ogni mezzo di eseguire gli ordini di chi gli comanda di assassinare il proprio popolo. E che la patria da difendere sono i poveri, gli oppressi, gli sfruttati, tutti quelli che sono schiacciati dai ricchi e dai potenti; che fra l'uomo e il denaro (e chi il denaro cerca e adora come un dio) è sempre l'uomo che bisogna scegliere.
Dire tutto questo è certamente il minimo richiesto dalle esigenze di quella Verità di cui diciamo di essere servitori e testimoni, finché non venga il giorno in cui vi deciderete (e ci decideremo tutti nella Chiesa) a maledire ogni esercito, ogni arma, ogni guerra, ogni uomo che uccide o insegna ad uccidere il proprio compagno di destino e di vita.
Perché cessi lo scandalo di una Chiesa legata al carro della violenza legalizzata, oppressiva e omicida com'è quella militare. Di cui quella dell'esercito cileno, massacratore del proprio Popolo, non è che l'ultimo atroce esempio.
... orrore di una chiesa
Santiago, 19 settembre
"Posti di fronte all'alternativa: anarchia o autoritarismo abbiamo preferito scegliere il secondo ... preghiamo il Signore perché non vi siano né vinti né vincitori e per questo offriamo tutta la nostra incondizionata collaborazione a coloro che in ore così difficili, hanno assunto la pesantissima responsabilità di guidare i nostri destini...
Insieme all'amore per la libertà (!!) esiste in noi l'amore e il rispetto della legge. Riteniamo che la legge rappresenti la. migliore salvaguardia della nostra libertà e il migliore stimolo per il nostro sviluppo. Abbiamo sempre rispettato la legge. Abbiamo sempre preferito l'ordine al disordine l'autorità alla Anarchia, il dialogo all'imposizione, la giustizia alla Violenza, l'amore all'odio".
Il Cardinale R. S. Henriquez, primate della chiesa del Cile al canto del Te Deum dopo la sepoltura della libertà compiuta dalla legge dell'esercito.
in Lotta come Amore: LcA settembre 1973, Settembre 1973
Luigi Sonnenfeld
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