Vangelo, Sacramenti e Vita Sociale

Il primo e fondamentale condizionamento ad una evangelizzazione e quindi ad un'azione sacramentaria secondo tutto il Mistero di Cristo è che la Chiesa (gerarchia, Popolo di Dio, famiglia cristiana, individuo cristiano) acquisti e viva con piena e profonda responsabilità un rapporto universale con l'umanità.
C'è seriamente da rompere una coscienza cristiana tendente ad una convergenza totale nel sé stesso per l'acquisizione evangelica e sacramentale di una coscienza di rapporto universale e cioè di vero e proprio servizio del se stesso nei confronti dell'umanità intera. Occorre un rovesciamento d'impostazioni, radicale e risolutivo, spostando il punto di convergenza di tutto l'impegno, la ricerca religiosa, la percezione evangelica e l'azione sacramentale ecc. da se stesso al cuore dell'umanità.
La dimenticanza di sé, il superamento del proprio io e specialmente del proprio io religioso, è fondamentale e decisivo per una possibilità evangelica e sacramentaria capace di una autenticità e verità cristiana.
La liberazione da un cristianesimo a imbuto, per così dire, s'impone per una purificazione da impostazione egoistica, a misure d'individuo cristiano e a misure di Chiesa, scopertamente contraddittoria delle verità fondamentali essenziali quali Dio è Amore, Gesù Cristo è quest'Amore, la fraternità universale, l'uguaglianza dei figli di Dio in Cristo, ecc.
Questa socializzazione evangelica e sacramentaria s'impone per una semplice e doverosa fedeltà al Vangelo e al Sacramento. Vangelo da annunciare a tutte le creature, Sacramento come presenza di salvezza nel cuore dell'umanità.
Altrettanto c'è da rompere una coscienza cristiana, ormai a seguito di secoli e secoli, abitudinaria, fino ad essere cristianesimo imperante e dominante, una coscienza cristiana rivolta al Mistero cristiano e quindi alla ricerca evangelica e alla pratica sacramentaria, unicamente per valori spirituali, soprannaturali, escatologici, di salvezza eterna. .
Un cristianesimo rivolto unicamente ed esclusivamente all'aldilà, non può che disincarnarsi e perdere ogni possibilità d'incidenza nella vita vera che è quella attuale, di questo momento, quella che dev'essere illuminata dal Vangelo, santificata dal Sacramento, per una presenza viva e vivente di Cristo nella tensione a farne una vita cristiana, un esistere cristiano. La salvezza eterna non può che fruttificare per una semplice continuità e crescita di questa attualità cristiana.
Logicamente in questa azione creativa esistenziale del vivere cristiano, l'evangelizzazione e la sacramentalizzazione non può non affrontare tutto l'uomo: tutto l'uomo nella complessività dei suoi valori e nella specificità delle sue concretezze. Si tratta di una modificazione o meglio di una esistenza nuova, dalla quale niente dell'uomo rimane escluso. Dalla Parola di Dio e dal Sacramento che questa Parola rende carne e sangue, deve nascere un uomo completamente nuovo e diverso, in se 'stesso, nel suo essere corpo e spirito, pensiero, volontà, libertà e nei suo rapporti d'esistenza, nei suoi valori universali.
La specificazione sacramentaria per costruzioni settoriali della vita ha fatto sicuramente perdere gran parte dei valori tipicamente sociali della costruzione cristiana dell'uomo. La moltiplicazione dei sacramenti non può non avere influito pesantemente ad una frammentazione della vita contribuendo ad un ripiegamento puramente individualistico e sbriciolato perfino nell'individuo, del valore preciso della grazia sacramentale nella sua unitaria incidenza nella costruzione della vita favorendo occasioni facilmente caricabili di sentimentalismo religioso, di pietismo, di devozionalismo. Tutto questo è particolarmente vero specialmente nei confronti del battesimo che sicuramente ha perduto il suo valore di qualificazione, di costruzione esistenziale cristiana.
Ha favorito questa devozionalità sacramentaria il disimpegno del clero dalla vita concreta, il suo riservarsi unicamente ad un servizio ministeriale sia della Parola come del Sacramento, costruendo a poco a poco per una inevitabile tendenza professionistica, quella casta sacerdotale e clericale spiegabile soltanto e giustificabile esclusivamente per l'amministrazione sacramentaria. E' di qui che è maturata questa esclusività di servizio ai sacramenti e a tutto il sistema sacramentario. piuttosto che di servizio all'umanità e alla ricerca dei suoi valori fondamentali e al ministero della loro costruzione.
Fino al punto che le chiese, i luoghi dei sacramenti e della loro amministrazione, sono venute ad essere immagine non soltanto fantasiosa di una vera e propria «banca dei sacramenti» con gli indispensabili addetti e impiegati.
C'è un valore nell'analisi della Fede cristiana e quindi del rapporto fra cristianità e il mondo, la vita umana, precisabile in una destinazione di servizio, quasi diremmo di mediazione o meglio ancora (in una precisa valutazione sacramentale) di vero e proprio sacerdozio, attraverso il quale il cristiano e la Chiesa, è tenuto ad una presenza in seno all'umanità e al suo costruirsi di santificazione, cioè di presenza creativa di Dio in Cristo.
La parola dell'evangelizzazione non è mai rivolta in maniera conclusiva a chi l'ascolta.
Il sacramento non può essere amministrato e ricevuto in ordine terminativo in chi lo riceve.
Sia la parola che il Sacramento sono costruttivi di valore cristiano nuovo necessariamente rivolto all'espansione, alla comunione fino .alle misure riscontrabili unicamente nella stessa misura dell'Amore di Dio, logicamente incontenibile.
Ne viene allora un'azione creativa, costruente, di vita nuova, una forza necessariamente da riversarsi in tutta la realtà della vita, dell'esistenza. fino a muoverla tutta, in una potenza di attività il cui spazio non può che essere tutta l'esistenza.
Il valore sociale della Parola e del Sacramento sta proprio qui, nel non essere mai fine a sé stesso, nell'impossibilità di una limitazione ma piuttosto, nella necessità assoluta e libera di rifrazione e quindi di incidenza e di fruttificazione a livelli e a misure letteralmente universali, capaci di rapporto con tutto l'enorme problema della vita e dell'esistenza umana.
La Parola e il Sacramento sono per concretezza precisa e storica del pugno di lievito, del sale della terra, della pietra angolare, della città sul monte; sono il piccolo seme di senapa, la luce del mondo impossibile a nascondersi sotto i1 moggio, ma destinata a far luce a tutta la casa.
La evangelizzazione che non tende a questa costruzione di una coscienza ministeriale e sacerdotale in una continua tensione di presenza efficace «fino agli ultimi confini della terra», perde inevitabilmente la sua qualificazione cristiana e la sua testimonianza di matrice divina, per ridursi ad annuncio moralistico e a un precettismo di condotta pratica individualistica.
Il sacramento e la sacramentalizzazione che non realizza questo mistero di mediazione attraverso il quale chi il sacramento riceve immediatamente rimane innestato dentro tutta la problematica umana per ottenervi una trasformazione di valori ordinati alla costruzione di un'esistenza di umanità muova, secondo tutto il Mistero di Cristo, non può evitare il pericolo di un fatto puramente individuale, devozionalistico, rischiando testimonianze negative nei confronti di Dio e di Cristo e della missione salvifica (cioè di esistenza nuova) affidate alla Chiesa.
Nei segni dei tempi, alla luce chiarissima del Mistero di Dio e di Cristo, è sicuramente possibile leggere le indicazioni decisive per una più vera e fedele evangelizzazione e per una più efficace, costruente opera di costruzione esistenziale e sociale attraverso la sacramentalizzazione.
Rimane chiaramente condizionante per un rinnovamento di metodo e di valore dell'annuncio della Parola e della sua fruttificazione esistenziale attraverso i Sacramenti, per la costruzione del mondo secondo il :progetto di Dio in Cristo, un rapporto nuovo e diverso della Chiesa, di tutta la Chiesa, con l'umanità nella quale la Chiesa è innestata: un rapporto di solidarietà, di profonda partecipazione, di totale assunzione e cioè di una vera e propria incarnazione, che la Chiesa può facilmente imparare dal suo Gesù Cristo e sul quale deve perfettamente modellarsi.


don Sirio


in Lotta come Amore: LcA giugno 1973, Giugno 1973

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