A proposito di sacramentalizzazione

1. Frattura tra vita e fede: i Sacramenti sono privi di significato per vasti settori del cristianesimo contemporaneo che non riesce a conciliare ciò che la religione afferma sull'importanza dei Sacramenti e la concreta esperienza dell'esistenza, nella quale non si verifica la trasformazione che la dottrina attribuisce ai Sacramenti. Il divario tra quanto la dottrina afferma e quanto gli uomini sperimentano e verificano emerge grave dove gli uomini si impegnano, con serietà e sincerità, nella trasformazione della realtà dove si prende coscienza dell'insostituibilità dell'impegno politico.
Alcuni credono di conoscere la realtà perché studiano le teorie, le perfezionano, le sistemano, ne evidenziano pregi e contraddizioni con rigorosità di argomentazione e di analisi. Altri aspirano il conoscere la realtà in sé, come è, come si presenta, con le sue contraddizioni e le sue aspirazioni, perché vogliono sapere come stanno le cose, come si sviluppano. Altri infine, desiderano vivere, convivere, cooperare, solidarizzare, aspirano a trasformare le condizioni umane, a condividere i problemi che gli uomini si pongono per contribuire a risolverli.
Soprattutto i credenti impegnati soffrono il disagio di proposte che, cosi come sono recepite o manifestate, risultano non operative. Essi constatano che, mentre la vita si snoda con i suoi ritmi, le sue situazioni non risolte e non risolvibili, attraverso resistenze, chiusure, opposizioni, pregiudizi, la religione continua a proporre teorie a discutere su dottrine le quali polarizzano l'attenzione su situazioni che poco o nulla hanno di comune con il vissuto umano, non aiutano a viverlo e ad assumerlo. La proposta di fede non diventa valenza risolutiva dei conflitti umani e, quando non si riduce a ripetizione di formule, di cui non si coglie il valore e il significato, viene analizzata e accolta in situazioni asettiche da accantonare quando si ritorna a vivere con i piedi nella realtà.
La fede ha per contenuto il mistero in quanto trasforma la condizione umana, il mistero nella sua condizione storica, e perciò nella sua verificabilità che non potrà mai essere totale e adeguata. Il mistero, anche se non si vede in sé, si coglie nelle sue manifestazioni, nell'esistenza che trasforma e redime, nella relazione che fonda nella creatura in cui opera e che non sottrae al!a sua condizione ed esperienza umana per il fatto che fonde in essa nuove possibilità di esistenza.
Questa crisi esplode non tanto presso i non praticanti ma nelle comunità credenti. Coloro che non credono si disinteressano di questa realtà. Sono quelli che credono che sono handicappati da un insieme di rituali, pratiche, che non alimentano un'esperienza di fede. I sacramenti non sono vitali non perché le comunità non sono credenti, ma perché sono diventate realtà che non «si trapiantano» nella vita di fede. Sono pratiche (la pratica dei Sacramenti), atti che si amministrano (amministrazio-ne dei Sacramenti), «cose» che si ricevono (recezione dei Sacramenti). Il rapporto «causale», proprio della realtà sacramentale, è stato sviluppato nella relazione tra causa e effetto, azione e cosa realizzata, e non anche nella linea della relazione interpersonale, come simbolo di persone che si incontrano nella celebrazione della salvezza vissuta nella esistenza trasformata.
La stessa preoccupazione dei pastori è risultata polarizzata dall'urgenza di amministrare i sacramenti, a tutti, nei tempi stabiliti, e questo è diventato «termometro» dell' efficienza di una parrocchia. Quando la crescita umana e la trasformazione della realtà è ridiventata aspirazione comune, il tutto è entrato irreversibilmente in crisi.
Nel migliore dei casi i Sacramenti non aiutano la maturazione cristiana ma questa, con parecchio sforzo, mette in condizione di contemplare esteticamente i Sacramenti. Si ha così un'altra deviazione di rotta. La sacramentalizzazione che dovrebbe costituire l'inizio del cammino di vita diventa il termine di un processo di inserimento che altre volte favoriva un cristianesimo socio-geo-grafico ma che non promuove la fede convinzione, scelta, consenso, iniziativa.

2. La diagnosi di questa situazione è complessa e non intendo svilupparla. Personalmente la vedo sintetizzata nella deviazione che si è operata dove e quando si è dimenticato che i Sacramenti sono per gli uomini e ci si è preoccupati più di salvaguardare i riti sacramentali che di salvare cosicché la prassi sacerdotale è diventata fissa, immutabile, intoccabile anche quando i mutamenti della condizione umana sono diventati radicali. E cosi, anziché cercare «segni» adatti a parlare agli uomini, si è cercato di «formare» le aspirazioni degli uomini per «adattarle» ai segni. Il rito è per l'uomo non viceversa.
Le riforme dei riti, liberando il campo dalle molte incrostature devianti, permettono di cogliere con più evidenza come il parametro delle riforme non può essere il ritorno a quanto è stato fatto all'origine ma alla freschezza inventiva e simbolica che all'origine ha fornito il criterio di discernimento e di scelta di riti che provocassero l'uomo in un cammino di salvezza. Le riforme si fanno per il futuro in connessione non alle prassi passate ma alla missione permanente.

3. Eppure i Sacramenti sono dono di Cristo e l'uomo ne ha bisogno. E' vero che Dio non ha vincolato la sua presenza e la sua azione ai Sacramenti e che si trovano persone che credono anche senza sacramenti visibili, sta di fatto però che la sacramentalità rientra nella costituzione stessa della Chiesa che continua nel mondo l'opera del Cristo.
Impegnarsi a far uscire la comunità cristiana da questo blocco paralizzante nel quale langue, promuovere il dipanarsi delle implicazioni teologiche e delle delicate questioni di tradizione che spesso ritardano l'inventiva pastorale e la fantasia creatrice, è fedeltà a Dio e all'uomo.
Non bisogna, però, illudersi di mutare una realtà ecclesiale ancora centrata sulla distribuzione dei Sacramenti con trasformazioni di riti e di formule, con provvedimenti a efficacia immediata, dettati dalla complessa necessità di salvare i Sacramenti e di riformare la pratica. I Sacramenti sono «Sacramenti della fede» e la decisione sulla fede deve precedere quella della sua espressione strutturata. Solo così i nuovi stili di celebrazione non saranno ripetizione rituale ma espressione vitale. La fede è legata alla Parola e Dio ha parlato con segni, gesti e espressioni.
La frattura tra parola, sacramento e vita è stata tanto grande da essere assunta da qualcuno come elemento caratterizzante le comunità cristiane della Riforma, quella Cattolica e quelle Orientali. Recuperare l'unità è momento insostituibile per la missione intesa come espressione convergente del rapporto nuovo che si instaura tra Chiesa e mondo, tra Popolo di Dio e cammino dell'umanità.

4. Vorrei qui riflettere sul senso e il valore dell'ex opere operato che costituisce il momento centrale del realismo sacramentale e la cui falsificazione ne svisa tutto il significato.
Recuperare i Sacramenti significa cogliere la dimensione sacramentale, simbolica, della vita, della storia, della rivelazione.
I Sacramenti-celebrazione sono continuazione dei gesti umani di Dio in Cristo e della complessa economia di salvezza che ne1lle nostre mani è più facilmente frantumata e deformata che non vissuta. Nel Sacramento si ha una iniziativa personale che, esprimendosi in opere e parole, trasforma la persona e la coinvolge. E' Cristo che esprime in gesti il dono di Sé perché l'uomo si accolga inserito nella iniziativa di misericordia della quale la presenza della Chiesa dovrebbe essere insieme veicolo e svelamento. Accostandoci alla proposta cristiana, non nella deformazione riduttiva in cui è stata vissuta, ma nell'ispirazione da cui è scaturita, i Sacramenti sono rivelazione, messaggio destinato a rendere percettibile la realtà del mistero al quale l'uomo è ordinato e nella quale è trasformato nell'incontro con Dio. Essi stimolano l'uomo alla presa di coscienza del potenziamento di umanità che a ciascuno deriva dal fatto di essere incontrati da Cristo che «con la sua presenza e la manifestazione di sé, con le parole e le opere, con i segni e i miracoli e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione e infine con l'invio dello Spirito» ci libera dal peccato e dalla morte e ci risuscita per la vita eterna (cfr. Dei Verbum 4). Il fatto che la salvezza di Dio in Cristo è iniziativa, è gratuita, è dono, opera con stile inequivocabile, ad una dimensione che nessun uomo può raggiungere perché incide sulla struttura fondamentale e decisionale della persona, si esprime con la formula «ex opere operato».
L'espressione è senza dubbio lontana dal nostro modo di pensare e per comprenderla occorre considerare la struttura del Sacramento. E' complessa, risulta cioè di diversi elementi, armonizzati reciprocamente in modo da formare una realtà unitaria. Il vissuto umano risulta da un insieme di situazioni comuni e fondamentali: nascere, essere ammesso tra i rnembri adulti di una comunità op-pure tra i suoi dirigenti, condividere la vita e mangiare insieme, essere espulso e castigato e poi riammesso o riconciliato con la comunità, l'amore coniugale tra l'uomo e la donna, la malattia e la morte.
Queste situazioni hanno un significato che trascende la loro concretezza e finitezza, sono cioè fondamentalmente simboliche, richiamano e rimandano al senso dell'esistere, al valore della condizione umana. Sono i momenti che provocano nell'uomo gli interrogativi più profondi sul significato di se stesso, dell'esistere, del male, della morte, del contributo che egli può attendersi e deve recare nella società, del senso e del valore della comunione umana ecc. Potremmo dire che le situazioni base dell'esistenza sono simbolo originario, primario e come tutte le realtà simboliche sono percepite, vissute ed espresse in modo diverso attraverso tutta una gamma di celebrazioni, di parole, gesti (i simboli secondari) i quali tendono a manifestare, proclamare, rinsaldare, trasmettere la concezione che l'uomo si è fatta di sé nelle relazioni con il mondo, gli altri e Dio.
Il Cristo ha assunto e santificato la condizione umana nella sua molteplice varietà e ha rivelato il senso profondo, personale, trascendentale ed escatologico che l'uomo tutt'intero, nelle situazioni fondamentali della vita, è chiamato ad assumere nello sviluppo delle libertà in fedeltà al disegno di Dio.
La Chiesa, nel corso dei secoli, ha colto il significato fondamentale che il vissuto umano ha acquistato in Cristo e, attraverso simboli secondari, cerca di mettere l'uomo in condizione di accogliere, vivere e comprendere la profonda trasformazione che la realtà umana (simbolo originario) ha avuto in Cristo. Essa proclama che ciascuna situazione base dell'esistenza è trasformata in Cristo ed è destinata ad esser vissuta in pienezza di umanizzazione.
Il segno sacramentale risulta perciò dalla connessione tra simbolo primario e secondario, intervento di Cristo, trasformazione dell'uomo e realtà finale alla quale essa mette in condizione di pervenire.

5. Rinnovamento della celebrazione dei sacramenti. La paralisi di questo intreccio vitale mi pare derivi sia dal fatto che non si coglie più il nesso tra simbolismo primario e secondario sia dal valore puramente giuridico-amrninistrativo che si dà alla celebrazione dei tempi fondamentali dell'esistere.
Un'efficace restaurazione sacramentale esige la ricerca di gesti, parole, riti, che esprimano in modo chiaro e vitale, per il nostro contesto culturale, il simbolismo originario di ogni sacramento, dando minor rilievo agli elementi materiali e potenziando i gesti che danno risalto alla dimensione 'personale e comunitaria dell'incontro nella costruzione della comunità umana come ambiente ed espressione della riconciliazione in Cristo.
Il Sacramento è celebrazione e perciò è realtà comunitaria, ricostruisce l'uomo per la missione della Comunità, lo rende solidarmente coinvolto nel cammino di tutto il Popolo di Dio nel tempo, in un impegno personalizzante e perciò responsabile e creativo.
Occorre che il nesso indissociabile tra efficacia e simbolismo sacramentale emerga dal superamento della frattura tra simboli puramente evocativi e efficacia che non rende visibile la trasformazione della realtà nella quale si incarna e si radica, che non sa trovare vie di espressione coerenti alla sua origine. Non sarà possibile recuperare la realtà sacramentale se non si sanerà la frattura tra salvezza attuata e salvezza proclamata, sacramenti de1la esistenza redenta e riti sa-cramentali, riconciliazione reale e riti di riconciliazione. La salvezza è celebrata dovunque la vita si sviluppa in autenticità e si esprime in segni concreti di comunione i quali sono altrettante espressioni di quella redenzione che Cristo va operando nella vita degli uomini. I frutti rivelano la presenza e la natura dell'albero. La preferenza del Signore non va certamente per gli alberi che non portano frutto (cf. Lc. 13, 6ss).
Il verbalismo nominalista è la più deprecabile deformazione del realismo della fede. A questo livello avviare la rivitalizzazione dei Sacramenti mette in movimento una spirale che implica la riforma profonda della mentalità di fede, dello stile di Chiesa. Quando i Sacramenti della fede non sono sacramenti dell'esistenza trasformata dalla fede in tutte le sue dimensioni, diventano inutile ritualismo che può soddisfare aspirazioni magiche e farisaiche, ma non armonizzano con i segni concreti dell'azione dello Spirito.
Ciò deve sfociare nel superamento della concezione essenzialista e oggettivista dei Sacramenti e dei loro effetti . Il Sacramento è costruzione di personalità, vocazione, investitura di responsabilità, esempio (cf. Gv. 13, 15), talento (cf. Mt. 25, 14ss), seme che solo in impegno e vigilanza si sviluppa fino al frutto (cf. Mt. 13, 1-23). Esso non distribuisce cose, fonda capacità di strutturare relazioni,di sviluppare in solidarietà sé stessi. Sacramentalizzare non è perciò vincolare a pratiche ma stimolare a superare la incapacità di amare che paralizza la vita della comunità umana, e ciò non in modo generico, ma prospettando concrete dimensioni di intervento attraverso gli indicativi contenuti nella struttura dei diversi segni sacramentali.


P. Dalmazio Mongillo


in Lotta come Amore: LcA giugno 1973, Giugno 1973

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