Evangelizzazione e Sacramenti

PREMESSA
Il tema, è ovvio, meriterebbe una trattazione molto approfondita, Anche perché non si tratta di realizzare uno studio, un'analisi teologica e pastorale impegnata esclusivamente in una ricerca sul rapporto sacramenti e realtà esistenziale, sociale, politica, ecc., lavoro già di per sé di misura enorme, ma perché in antecedenza è indispensabile affrontare tutto il problema religioso, tutta l'impostazione della Fede cristiana, come valore, in cui tutto Dio e l'uomo è impegnato nella costruzione della vita, dell'esistenza.

IL PIANO DI DIO
Perché la verità fondamentale, decisiva, per una autenticità di Fede cristiana, totalmente rispondente al Mistero di Dio, è che il primo pensiero formulato nel piano di Dio (e quindi nella realtà permanente del pensare di Dio) in ordine alla creazione dell'universo e quindi dell'umanità, è la creazione e cioè l'esistenza di un esistere tipico, umano perfettamente rispondente al progetto esistenziale di Dio.
Tutta la rivelazione è manifestazione, è far conoscere agli uomini questo progetto. E' storia di Dio impegnato nella fatica di costruzione di questa esistenza.

MISTERO DI CRISTO
Gesù è Dio venuto a vivere questa esistenza in adempimento perfetto, in rapporto d'obbedienza assoluta, al pensiero esistenziale di Dio. Fino ad essere Lui, vero Dio e vero Uomo, in una coincidenza compiutasi nella sua storia realizzazione perfetta del Piano di Dio.
Il cristiano è questo «ripetere» o se si vuole è questa continuità esistenziale, storia di Gesù Cristo: è una vita costruita non tanto sul modello - Gesù Cristo, quanto è la totalità del Mistero di Cristo che realizza. costruisce, crea - mediante l'azione creatrice dello Spirito Santo - una vita, un vivere, un'esistenza, identità concreta, vivente al progetto di Dio.
La Chiesa è questa esistenza cristiana collettiva, comunitaria e cioè pienezza, autenticità di esistenza umana per il suo raccogliere la pluralità esistenziale carismatica, la molteplicità del dono cioè l'immaginazione sovrabbondante creativa di Dio, nell'unificazione e quindi nella compiutezza di una esistenza umana realizzata nella "carità", nell'Amore che supera l'individualità. cioè il frammento d'esistenza, per collettivizzarlo, unificarlo, in comunione aperta della progettazione di Dio e del suo dono, nella costruzione di un esistere, di un vivere autenticamente umano, cioè secondo il vero essere dell'uomo (individuo e collettività) e secondo il progetto di Dio.

RAPPORTO CON L'ESISTENZA.
Davanti al cristiano e quindi davanti alla Chiesa, è la vita storica, concreta, quella di tutti i giorni e quella in prospettiva storica a misura di umanità, che deve essere affrontata e realizzata in una costruzione tipica, ben chiaramente caratterizzata e assolutamente inconfondibile, così come emerge dal Mistero di Cristo, della sua Parola, quella pronunciata a viva voce e quella pronunciata facendosi carne, vita, esistenza umana.
E per il fatto che davanti al cristiano e alla Chiesa si ponga, come impegno assoluto e unico, la costruzione di una esistenza, cioè di un modo di vivere di uomini, una scelta esistenziale di essere, una specificazione caratterizzante di rapporti, una qualificazione costruente della quotidianità della vita e della sua programmazione storica, comporta necessariamente il salto da una impostazione d'impegno religioso, cristiano individualistico a santificazione personale, nell'impostazione di un impegno religioso, cristiano, ecclesiale, di valori collettivi, comunitari, sociali, politici.

ASSURDITA' DELL'INDIVIDUALISMO
E' semplicemente assurda la convergenza forzata a livelli personali, individualistici di tutto l'infinito Mistero di Dio, la riduzione di tutto il progetto di costruzione umana di Cristo, ad una frantumazione individualistica, ad uno sbriciolamento di significati puramente personali, dove tutto si apre e si chiude nel brevissimo giro di ritorni puramente individualistici.
Tanto più grottesco e assurdo è poi questo cristianesimo a membra sparse e disperse, fondamentalmente egocentrico e quindi egoistico, a compartimenti stagni, a incomunicabilità perfino del dono, della grazia, della predilezione di Dio, per il fatto che inevitabilmente comporta una vera e propria disincarnazione cioè un vero e proprio volatizzarsi del progetto di Dio e un vanificarsi del suo farsi carne e sangue in Cristo.
Questo cristianesimo non cristiano abbandona volentieri il valore d'incidenza, di volontà e capacità costruente nella concretezza della vita, per rifugiarsi e stabilirsi in quella trascendenza fumosa e impalpabile di santificazione personale che normalmente significa lo spirituale, il soprannaturale, la salvezza eterna, il regno dei cieli, conservando per il rapporto con l'esistenza, la realtà della vita, problematiche di condotta e di esistenzialità puramente moralistiche.
E' la sovrapposizione così come nel tipico cristianesimo di secoli di storia cristiana, di una moralità impegnata a non fare il male, il peccato, e di un sentimentalismo religioso esaurientesi nell'opera buona fine a se stessa, venduta per un guadagno di santificazione e di meriti. Il tutto ben argomentato e liturgicamente ben nutrito da un devozionalismo religioso, sentimentalistico, egocentrico, paurosamente sostitutivo dell'autenticità cristiana.
Il problema è così grave da costituire la difficoltà più insormontabile nel tentativo di affrontare la ricerca di una possibilità di rapporto, veramente di creatività esistenziale, fra Dio e l'umanità, Gesù Cristo e la vita umana.

RESPONSABILITA' DELLA CHIESA
Tanto più il problema è gravissimo per il fatto che la Chiesa della teologia liturgica e pastorale, pur cercando nel nuovo discorso teologico rapporti esistenziali, presenze e partecipazioni storiche, persevera nel devozionalismo, nel liturgismo, nel moralismo, il tutto ben congegnato nella cosiddetta "pastorale".
Un' analisi approfondita del come viene prospettata l'evangelizzazione nel nostro tempo, rivelerebbe forse una costante permanente e intangibile di una catechesi rivolta a risultanze nozionistiche, sollecitative assai più d'interessi spirituali personali, individualistici a impostazione devozionalistica, piuttosto che formative di una coscienza cristiana in cerca di esistenza nuova, diversa, in certe situazioni, addirittura rivoluzionaria, da concretizzarsi in valori collettivi, in rotture essenziali, in realizzazioni determinanti, per una vera e propria alternativa esistenziale, quella proposta da Gesù Cristo e unicamente rispondente al progetto di Dio.

NECESSITA' DI UNA ROTTURA
Allora, a seguito di questa analisi, può apparire la pericolosità di una sacramentalizzazione tradizionale. Diventa inevitabile rompere sensibilità e mentalità e quindi prassi sacramentaria che come fruttificazione comporta astrazioni dalla vita, autorizzazioni alla disincarnazione, frammentarietà individualistica, devozionalizzazione sistematica.
L'importante è liberare la coscienza cristiana dalla inevitabilità "dei sacramenti", dal credere i sacramenti come condizione indispensabile per l'essere cristiano.
Perché il Sacramento, ogni sacramento è l'incontro di una volontà di ricerca, di una programmazione cosciente di esistenza cristiana, con quella precisa realtà esistenziale ritrovabile in Gesù Cristo e in Lui, attraverso lui e con Lui, ottenibile nella propria vita.
Ogni sacramento è profondo, insondabile mistero di collaborazione nel quale l'attività creatrice appartiene a Dio, l'attività accogliente appartiene all'uomo per il concepimento e la nascita e la vita di un'esistenza tipica, particolare, caratterizzata, la vita cristiana, cioè la vita nuova iniziata da Cristo e che continua nel cristiano e quindi nel Popolo di Dio che è la Chiesa.
E' in questa visione profondamente religiosa della vita e dell'esistenza umana, storicizzata in Cristo e nella Chiesa, che troviamo e crediamo le misure di Fede indispensabili ad una sacramentalizzazione. Questi segni sacramentali che costruiscono la Vita, attualizzano cioè l'opera di Dio nel mondo provocandone la consapevolezza.
Questi sette sacramenti che provengono dalle diverse condizioni della vita raccogliendone i momenti più decisivi e determinanti perché tutti e ognuno possano condurre alla pienezza di vita in Gesù Cristo in una risposta piena e perfetta al progetto di Dio.
La sacramentalizzazione, così come viene vissuta o per peggio dire "amministrata", nella pastorale del nostro tempo, continua a contenere, a esprimere, a concretizzare a darne coscienza e consapevolezza, di questa misteriosa e adorabile opera di Dio nel mondo?
E' questa la problematica che ci angoscia profondamente.


La Redazione


in Lotta come Amore: LcA giugno 1973, Giugno 1973

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