Terrorismo

Da più parti è stata chiesta la condanna a morte per i guerriglieri palestinesi che hanno ucciso i diplomatici americani e belga nell'ambasciata saudita di Kartum.
Il segretario di stato degli USA, Rogers, ha dichiarato"formalmente: «Penso che la pena di morte sia del tutto appropriata».
E' chiaro che l'atto compiuto dai guerriglieri di «settembre nero» è un crimine tremendo, un'azione assurda che riempie il cuore d'una immensa amarezza per la spirale di violenza di cui fa parte.
Ma altrettanto terribile e criminosa è stata - appena pochi giorni prima - la decisione del comando militare israeliano di abbattere l'aereo civile libico che aveva perduto la rotta nella zona proibita del Sinai. Più di cento persone sono state uccise in pochissimi attimi e sono bruciate fra le sabbie del deserto.
. E a contarli tutti, questi morti innocenti degli ultimi anni, su tutte le frontiere del mondo, vittime di un sanguinario gioco di violenza, di disperazione, di volontà di dominio, di sete impazzita di liberazione e di giustizia (perché c'è il terrorismo dei poveri e quello dei potenti), quanti ne dovremmo contare?
Sarebbe troppo facile giudicare «terroristi» soltanto coloro che uccidono senza indossare divise o essere inquadrati in precisi corpi militari; come se si potesse dare la patente di legalità ad azioni che portano allo stesso traguardo di morte. .
Di fronte a questo intreccio di rappresaglie crudeli, ciò che sgomenta di più è l'ipocrisia dei moderni farisei che dopo essersi macchiati le mani dello stesso sangue innocente, vorrebbero condannare chi è stato sorpreso «in flagrante adulterio».
E' di pochi giorni la notizia che il presidente americano Nixon ha preparato una. proposta per il Congresso tesa a ristabilire la pena di morte per alcuni crimini, esprimendosi così: "La pena di morte può essere un deterrente efficace contro specifici reati. Non è una deterrente fin quando vi sia il dubbio se possa o no essere applicata. La legge che propongo eliminerà questo dubbio: il criminale in potenza saprà che, se le sue vittime moriranno, potrà morire anche lui. Il dirottatore, il rapitore, l'uomo che lancia una bomba incendiaria, il detenuto che attacca un secondino, la persona che aggredisce un agente di polizia, sapranno tutti che potrebbero pagare con la propria vita le vite che tolgono".
A leggere queste parole, nella loro fredda lucidità, viene spontaneo chiedersi con quale coraggio le ha potute pronunciare un uomo che è il diretto e primo responsabile della morte di migliaia di creature umane - migliaia di innocenti - spente nei modi più barbari, studiati e calcolati a freddo con precisione scientifica. .
Forse questo non è, terrorismo, crimine, assassinio?
Non importa se non ci sono codici che sanzionano la condanna di chi tenta di nascondere i propri delitti coprendoli di, fedeltà alla patria, di difesa della civiltà, di onore per la giustizia, di protezione dell'ordine; non importa se non c'è tribunale capace di giudicare gli atti criminali delle "guide cieche" dei popoli. Ciò che conta sempre più è conservare il cuore lucido per comprendere di essere chiamati a vivere nella comunione con Colui che vuole «misericordia e non sacrificio» e a lottare contro tutte le ipocrisie di coloro che vorrebbero scaricare sulle spalle degli altri - magari a colpi di pietra - il carico di delitti di cui sono responsabili.


La Comunità del Porto


in Lotta come Amore: LcA aprile 1973, Aprile 1973

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