Gente del Vangelo

10 - "I custodi del sabato..."

«Perché fate ciò che non è permesso in giorno di sabato?». Così un gruppo di persone tra cui dei Farisei, si rivolge a Gesù e ai suoi discepoli che stanno cogliendo spighe in un campo di grano e le sfregano nelle mani. per smangiucchiare qualche chicco.
L'esempio non poteva essere più lampante ad indicate una situazione divenuta assurda, un imprigionamento in regole sempre più asfissianti là dove ormai era chiaro il capovolgimento dei valori più elementari. Gesù risponde riproponendo una casistica ineccepibile su David ed un esempio legato al Tempio stesso: «Or, non avete mai letto nella Legge, che in giorno di sabato i sacerdoti che sono al Tempio, violano il sabato senza essere colpevoli? Or, io vi dico che vi è qui qualcosa più grande del Tempio. Che se voi aveste compreso ciò che significa: lo voglio la misericordia e non il sacrificio, non avreste condannato coloro che non sono colpevoli». E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato, perché il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato».
Ripropone quindi, Gesù, non soltanto una lettura nuova della Legge, e neppur solo un ripristino del valore fondamentale della persona al di sopra di tutto - e sarebbe già stata materia di duro contrasto-, ma anche e soprattutto il riferimento alla propria persona come l'inviato del Padre capace di dire una parola definitiva sulla realtà della vita.
Per questo coloro che si reputano i custodi della Legge, che pongono il principio d'autorità al di sopra e non al servizio dell'uomo, che non hanno da accogliere nulla più perché si son fatto un Dio a loro misura, per questo colgono sulle labbra di Gesù una sfida che non ammette limiti. Custodi intransigenti del sabato, a difesa di una tradizione strumentalizzata per interessi egoistici sia materiali che morali e spirituali, "gli scribi e i Farisei stavano osservando Gesù per vedere se guarirebbe di sabato per trovare di che accusarlo". Allorché Gesù, dopo averli inchiodati al silenzio ("E' permesso il sabato, far del bene o far del male? Salvare una vita od ucciderla?"), guarisce l'uomo dalla mano rattrappita, essi «furono ripieni di furore, e discorrevano fra loro di quel che potrebbero fare a Gesù. I Farisei, usciti, tennero consiglio con gli Erodiani contro di lui allo scopo di farlo morire».
Il sabato distrugge l'uomo, la Legge immobilizza ogni energia vivificatrice, il mondo delle tenebre copre con una coltre di silenzio Colui che era venuto a portare la luce.
La croce, segno di un mondo morto nella sua speranza, è albero reso fecondo dalla potenza di Dio. Il sepolcro è scosso fin nelle fondamenta dal vento dello Spirito di vita che caccia le tenebre e rianima i cuori affranti. Al sabato succede la domenica, festa della luce e della vita, a segnare di resurrezione il cammino dell'umanità nella Pasqua resa evento quotidiano.
Questa nostra povera domenica cristiana sommersa ormai da avvenimenti così diversi, dove ormai poco significa il frettoloso disbrigo del precetto tanto da rendere insignificante ogni polemica antilegalistica che vi si possa impostare sopra. Giorno di gioia e di luce che, in realtà, trascorre in modo così opaco e triste nel trascinarsi da un posto all'altro, senza un attimo di respiro, guidati come pecore alle mete prefissate dal quotidiano bombardamento pubblicitario. Giorno di spostamenti dalla chiara parvenza animalesca dove poco d'umano c'è anche nella famiglia che passeggia al sole, lui con la radiolina all'orecchio, lei silenziosa al fianco, i piccoli a ruzzolare vicino: un monumento di incomunicabilità.
I custodi del sabato sono divenuti custodi della domenica quasi senza batter ciglio. Lo stesso dominio che affoga sul nascere ogni. possibilità di liberazione coll'impedire che si possa immaginare o peggio ancora riflettere ad un modo nuovo di rapporto fra gli uomini e con il mondo. Lo stesso potere contro cui Cristo si è scontrato per la salvezza dell'uomo,
Gesù ci chiama ad essere suoi eredi nella stessa lotta, vive in noi nell'identica ansia di liberazione. Ci indica oasi di silenzio interiore da guadagnare con sudore nel tessuto della nostra esistenza quotidiana, invoca e spinge ad una presa di coscienza personale sui problemi che ci attanagliano, costruisce fratelli capaci di dire una parola autentica tale da riscattare l'umanità dall'asservimento e dall'alienazione del potere, dell'interesse, del successo, del denaro. Una domenica cristiana, tempo strappato ai pesanti obblighi del lavoro, della famiglia, del servizio agli altri, per essere momento di riflessione, di chiarificazione, di ristoro e di incoraggiamento alla lotta in un rapporto personale con il «Signore del sabato» in una scambio fraterno della fede che tutti sorregge, in una rinnovata presa di coscienza della propria chiamata e della meta verso cui il nostro cammino tende.
Chi se la sente di compiere questa fatica per se stesso, per la propria famiglia, per i propri amici per la comunità parrocchiale? E' impegno pasquale riproposto ai credenti per lievitare il mondo a Regno di Dio.


don Luigi


in Lotta come Amore: LcA aprile 1973, Aprile 1973

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