La proposta cristiana: no ai concordati

Permettendoci di fare alcune riflessioni, che pensiamo di Fede e di offrirle agli amici non intendiamo affatto di mancare di rispetto a chi nella Chiesa, nella lunghissima storia della Chiesa, ha faticosamente lavorato - la diplomazia, si sa, è sempre dura, travagliosa pazienza - ai trattati, ai concordati fra la S. Sede e gli Stati, i diversi regimi, i più svariati governi.
Tutto il rispetto a chi credette, con il concordato nel '29, di aver ridato l'Italia a Dio e Dio all'Italia. Anche se questo scambio, e quindi questa comunione, è un po' azzardato pensare che potesse e tanto più possa avvenire con un concordato, dei fogli di carta pieni di «ti do, mi dai», firmati dalla S. Sede e dal regime fascista.
A quel tempo avevo nove anni e avevo fatto la Cresima da un paio di mesi. Mi ricordo soltanto che da allora cominciò ad essere vacanza 1'11 febbraio.
Sono ormai tanti anni che l'Italia, a seguito dei «patti lateranensi», è di Dio e Dio è dell'Italia.
Eppure a poco a poco si sta maturando la convinzione (è già un pezzo, veramente, che si rimugina in fondo alla coscienza questo problema, e ne cresce l'angoscia) che questa storia dei concordati sia un fatto giustificabile per la soluzione e la sistemazione di un perdurante temporalismo della Chiesa sempre desiderosa e bisognosa di aggiustarsi e sistemarsi al riparo di patti e concordati, cioè di vere e proprie contrattazioni, con gli stati, le nazioni, i popoli e i regimi al potere, più o meno dittatoriali. E quindi, nel frattempo, cresce il disagio, la pena, l'angoscia che di questo temporalismo ne faccia le spese, sempre, la libertà della Parola di Dio, la possibilità di autentica evangelizzazione, le condizioni indispensabili di un giudizio motivato unicamente dal Regno di Dio, un incontro o uno scontro maturatosi dall'andamento delle cose, dalla vicenda degli uomini, dallo svolgersi della storia.
E' unicamente rifacendoci a motivi di Fede (pazza, ingenua, astratta, assurda, ognuno ci metta quello che vuole) che non ci sentiamo di poter approvare l'istituto dei concordati.
Abbiamo il diritto di usare della Fede cristiana per giudicare di quello che la Chiesa fa, e che poi i cristiani e il popolo cristiano è chiamato a vivere.
Non ci interessano né tanto né poco le ragioni giuridiche, le problematiche degli studiosi da una parte e dall'altra, le programmazioni d'intese a base diplomatica e giuridica, i vantaggi e i privilegi, anche religiosamente parlando, sopraggiunti.
Noi crediamo che la libertà ci viene dall'essere uomini, si compie nella scelta cristiana fino alle misure totali che provengono dal diventare e dall'essere Figli di Dio.
E sappiamo anche che questa libertà non ci dev'essere concessa a seguito di un benevole accordo che lo Stato si degna contrattare - per tutti i suoi tornaconti - con la. S. Sede.
E nemmeno siamo d'accordo che la S. Sede paghi allo Stato con una moneta che non è d'oro o d'argento, ma di pagina di Vangelo, di Ministero di Cristo fra gli uomini, d'indipendenza totale di magistero e di pastorale, e quindi di testimonianza chiara e scoperta di ciò che è il Cristianesimo nel mondo, paghi allo Stato delle libertà condizionate, dei privilegi che sono un controsenso, dei vantaggi che somigliano spesso più a speculazione che ad evangelizzazione, un rispetto delle sue istituzioni assai più spesso a livello umano che valori cristiani, ecc.
Crediamo che la libertà, quella. vera, piena, autentica, totale, va conquistata ogni giorno: e ogni cristiano, ogni sacerdote, ogni Vescovo bisogna che se la conquisti semplicemente attraverso una fedeltà totale a Cristo e al suo Vangelo: non può provenire da un concordato, cioè dalle misure e dai condizionamenti che un patto, un contratto sempre inevitabilmente comporta.
Fra Dio e il mondo non vi può essere concordato. Dio non può scendere a patti.
Gesù Cristo non si mai messo a mendicare un accordo, con nessuno, nemmeno con i discepoli, con i suoi fratelli, con sua madre. Fino al rischio di essere giudicato un pazzo.
Tanto più è stato violento nella respinta delle possibilità «d'intendersi» al momento delle ten-tazioni. Contro ogni concordato sta quella pagina terribile di Vangelo. E se sarà vero che lo Stato, il regime e il partito non saranno Satana (ma basta ricordare a memoria d'uomo che razza di satanassi erano e sono certi concordatari), sicuramente sono alternativa a Cristo e a tutto quello che il cristiano deve significare nel mondo.
Scendere a patti, concordare, vuol dire mercanteggiare, si tratta d'un dare e un avere, non certamente mai sulla base della Fede, davanti a Dio, nella Parola e nel Ministero di Cristo, ma nelle convenienze, nei vantaggi vicendevoli, nei privilegi ben dosati.
Tanto più poi che dal grosso concordato, dal patto base, pullulano innumerevoli concodartelli a livello locale, viene su la dottrina del «troviamoci d'accordo», fiorisce il sistema del «non diamoci noia» e le strette di mano risolvono tante cosette che non dovrebbero essere risolte, il «passiamoci sopra» raddolcisce e arrotonda doveri di scontro e «una mano lava l'altra e tutte e due lavano il viso» diventa un buon sistema di coesistenza pacifica. E l'autoritarismo trionfa sempre, trova sempre soste-gni e appoggi anche là dove invece dovrebbe scontrarsi con la Parola, fare i conti con la rivendicazione di una libertà, sentirsi ridimensionato da valori chiari e sicuri.
Una Chiesa che corre sulla via dell'accordo, dei patti, dei concordati è un po' faticoso sentirla ed accoglierla continuità del Mistero di Cristo, vero e autentico popolo di Dio che va avanti in un esodo incessante dalle schiavitù di questo mondo, dalle pastoie della politica, dalle tentazioni della sistemazione. Questa Chiesa pellegrina, ma spesso d'un pellegrinaggio puramente verbale, letterario, retorico. Questa Chiesa povera e nel frattempo così potente da fare patti e concordati con le potenze di questo mondo che S. Paolo identificava «con i principati e le potestà demoniache, dominatrici di questo mondo di tenebre».
Questa Chiesa depositaria e custode di quell'unico concordato che è Gesù Cristo. Lui è veramente e unicamente «il patto nuovo» da proporre fra gli uomini e Dio, la nuova alleanza, «l'unico nome sotto il cielo nel quale è possibile sperare salvezza».
Vi è un concordato già scritto e ben testimoniato che unicamente può regolare il rapporto fra Chiesa e Stato, fra cristianità e popolo, fra il cristiano e il cittadino, all'interno della propria coscienza e nei rapporti esterni di convivenza: è il Vangelo.
L'unico concordato sul quale giocare la speranza e la ricerca d'intesa, di accordo.
Ogni altro concordato è sostitutivo del Vangelo e necessariamente, nonostante tutta la buona volontà di Fede che vi può essere messa nella ricerca concordataria e nonostante tutte le più consolanti risultanze che ne possono venire, ogni concordato è senza dubbio «non ragionare secondo Dio, ma secondo gli uomini».
E a chi gli faceva questa proposta, - era Pietro - Gesù diceva chiaro e forte: «Vattene lontano da me, Satana».
Evidentemente, se Gesù si arrendeva a stipulare un certo accordo, un minimo di concordato, con Pilato che, oltre a tutto, si dimostrava piuttosto disponibile, non sarebbe andato a morire in croce.
Ma l'umanità avrebbe avuto un concordato di più, ma non ci sarebbe stata la Croce e cioè la sua salvezza.
Capisco bene che discorrere così, nel clima ecclesiastico di pacifica serenità, di compiacimento dell'andamento politico, che a parte alcuni dispiaceri più o meno amari, ma abbastanza sopportabili perché, oltre a tutto, crescono, per altri versi, privilegi e soddisfazioni e buone speranze, discorrere così mi pare quasi di raccontare novelle, storielle da bambini che sognano o che mettono a parlare delle cose dei grandi.
Ma la Fede è una cosa seria e chiedo scusa se alla mia già avanzata età ho ancora bisogno di rafforzarla e crescerla con chiarezze e liberazioni sempre maggiori. E chiedo scusa ancora se poi queste motivazioni di una Fede di una scelta di Dio e di Cristo, ancora più totali, mi permetto offrirle agli amici. A chi cioè penso che insieme a me sia disposto e desideroso a realizzare la comunione - così fondamentale per là salvezza di tutti - fra Dio e l'umanità, non in pezzi di carta firmati da uomini che hanno deciso di mettersi, per motivi loro, d'accordo, ma piuttosto su pagine segnate dal Sangue di Gesù Cristo e da innumerevoli fratelli e sorelle che, a seguito di Lui hanno preferito e preferiscono il disaccordo al concordato.


don Sirio


in Lotta come Amore: LcA febbraio 1973, Febbraio 1973

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