Primo, non facile, e talvolta doloroso compito del vescovo è quello di proporre la parola del Signore nel suo senso giusto. Ciò spesso non sì può fare, se non si indica anche quali sensi siano sbagliati.
Ora, vedo farsi avanti qualche idea che, cristianamente buona in partenza, man mano che procede e si sviluppa, perde parte della sua bontà, si mescola ad ideologie estranee e finisce col diventare contraria alla lettera e allo spirito del Vangelo.
E' idea buona ed evangelica accordare grande importanza ai problemi sociali. Questo rientra anche nello spirito del Concilio, che fu detto "pastorale" proprio perché messosi in ascolto di quelli che sono i problemi maggiormente sentiti dalla gente, specialmente povera. Bene, dunque, e religioso il preoccuparsi della promozione delle classi diseredate, della giustizia e della pace internazionale, della disoccupazione, della difesa dei posti di lavoro, ecc.
II meno bene e il meno religioso possono venire dopo. Quando si dichiara che risolvere questi problemi diventa lo scopo assolutamente principale dell'attività religiosa (si badi: non politica o sociale, ma religiosa); quando si afferma che, altri problemi come evitare il peccato, essere amicai di Dio con una vita santa sostenuta dalla preghiera e dai sacramenti, sono, sempre sul piano religioso, problemi secondari o non hanno l'urgenza dei primi.
Si fa poi un altro passo. Constatato che i problemi sociali sono strettamente connessi coi problemi politici, si pretende che ogni apostolato (anche di sacerdoti, religiosi e suore) sia inutile e vano, se non fa - usa dire così - delle «scelte politiche» le sue scelte prioritarie. Questa affermazione stupisce e spesso allarma i fedeli ed allora si cerca di giustificarla, interpretando il Vangelo in chiave politica e pretendendo scorgere in Cristo non l'agnello, ma il lupo di Dio, il ribelle venuto a liberare gli uomini da tutte le oppressioni, di cui essi sono le vittime.
Si va più avanti ancora, Si. dice: 1) tutte le oppressioni vengono dall'organizzazione capitalista della società; 2) i governi di adesso non fanno che sostenere - quasi tutti - le classi possidenti; 3) la stessa dottrina della Chiesa s'è lasciata pervadere dall'ideologia capitalista. Conclusione: non si attua il Vangelo, se non ci si impegna a cambiare radicalmente le strutture dello Stato, ove occorre, anche con la violenza; si è falsi cattolici se non si dà mano a coinvolgere tutta la Chiesa in questa azione rivoluzionaria.
Miei fratelli! Non ho intenzione di occuparmi di politica: ma non mi stancherò mai di richiamare la vostra attenzione sul vero significato della missione di Cristo. Gli evangelisti - tutti e quattro - affermano che Egli è venuto a preparare e svolgere un'opera soprattutto spirituale e interna alle anime. Nel deserto, dopo essere stato tentato, egli ha vinto. Ma fu combattimento e vittoria spirituale, non sociale o politica, e così sono state poi tutte le battaglie della sua vita. Vincerete - ci ha insegnato - «con le preghiere e il digiuno», Cristo è si un liberatore, ma direttamente e prin-cipalmente, libera dalla schiavitù del peccato. San Paolo lo dice chiaramente: «Voi, già schiavi del peccato, vi siete sottomessi di cuore a quel codice di dottrina (il Vangelo)... e affrancati dal peccato, siete diventati schiavi della giustizia».
Se questo è vero, ed è vero, bisogna che restino in piedi tutte le verità fondamentali della nostra fede. Se invece mi negate il peccato originale e dite che l'unico peccato è l'oppressione dei poveri, cade ogni necessità di affermare che Cristo è venuto per liberarci dal peccato. Cade anche la necessità dell'aiuto divino e della preghiera per evitare il male o per risorgere da esso. Se con Cox affermate che le potenze cosmiche diaboliche, di cui parla San Paolo e contro cui dobbiamo lottare, sono né più né meno le forze politiche - sociali imprigionanti e condizionanti le libertà umane, avete ragione di ridurre la religione a politica. Se nel figliol prodigo, nella pecorella smarrita, nella dramma perduta - sintesi magnifiche dell'amore salvante di Cristo - volete vedere altra cosa che il peccatore: se, soprattutto ammettete che Cristo sia stato solo uomo «tutto per gli altri», e non anche «tutto per il Padre», non vero Dio, non capace di rimettere i peccati, non venuto a cercare e a salvare quello che era perduto, allora è tutto l'edificio che crolla. Allora, il cattolicesimo è stato sino all'ora presente uno sbaglio colossale: da duemila anni in qua tutti si sarebbero ingannati o ci avrebbero ingannato.
Chi si rifiuta di accettare queste paurose conclusioni e vuol restare nella vera fede, deve dunque ridare alla missione di Cristo il senso di una volta e di sempre, tenendo che egli è venuto soprattutto a liberarci dal peccato con una liberazione spirituale, interiore, che riguarda l'anima di ciascuno di noi.
A chi afferma queste verità capitano oggi addosso biasimi e accuse di "alienazione", di "integrazione nel sistema" e di "difesa del potere" anche da persone in buona fede. Se capiteranno a me, non mi impediranno, spero, con la grazia del Signore, di compiere il mio dovere. Spero che con me lo possano compiere tutti i sacerdoti, che da me ricevono l'incarico di spiegare la parola di Dio al popolo.
Preghiamo tutti che il Signore ci illumini ed aiuti.
Mons. Albino Luciani
in Lotta come Amore: LcA febbraio 1973, Febbraio 1973
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455