"Non maltratterai la vedova e l'orfano" dice il libro dell'Esodo (22,20) e in tutta la Bibbia sulla vedova e sull'orfano cade lo sguardo misericordioso di Dio e la sua collera si accende se vengono maltrattati: "Se tu la maltratti, quando invocherà da me aiuto, io ascolterò il suo grido, la mia collera s'accenderà". La vedova e l'orfano sono le cellule che la sventura ha separato dal nucleo, hanno perduto il loro centro gravitazionale e vanno mendichi a chiedere amore, copertura di un vuoto terribile, un motivo per crescere ancora, dopo che le radici sono state recise. Cari amici della Chiesetta del Porto, così sono venuta da voi. Sapevo che "non sarei stata maltrattata", ma mai immaginavo la pienezza di cuore che ho trovato, godendo della vostra accoglienza e ospitalità, tra povere cose, ma ricche di quanto può colmare il vuoto più crudele. C'è stato un filo d'oro che ha legato con un segno delicatissimo i due giorni trascorsi con voi. Mi avete portato alla Chiesa di Bargecchia. Dallo sfondo dell'abside mi è venuta incontro l'immagine di un Cristo in candide vesti sospeso nell'aria, ma aperto all'accoglienza più gioiosa. E' un affresco dipinto da don Sirio quando era giovane parroco, appena uscito dal Seminario.
Lungo tutta la malattia di mio marito, lungo quell'interminabile cammino di dolore che poi ha portato alla morte, l'unica via per me è stato il Cristo, ma il Cristo crocefisso. Ho cercato di abbracciarla quella Croce, perché se la abbracciamo, ci porta, se tentiamo di sfuggirla, ci schiaccia. Ma ora, nel dipinto di Sirio ecco che mi veniva incontro il Cristo del Tabor, in una luce trasfigurata, nella sua vera essenza che è vita fulgida, incontro d'Amore assoluto. Il giorno successivo la pagina evangelica, durante la celebrazione liturgica, portava proprio a meditare la Trasfigurazione. "In quel tempo Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse in disparte su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro, il suo volto brillò come il sole, e le sue vesti divennero candide come la luce" (Matteo 17,1).
E tu, don Beppe, collegando la figura di Cristo con quella di Abramo, proposta dalle Letture, hai sottolineato in ambedue lo splendore del mandato divino: "Lascia il paese, la patria, la casa del padre e vai, ti moltiplicherai come la rena del mare e le stelle del cielo, dove porterai benedizione sarà benedizione". Allora potevo anch'io lasciare la tenda sul monte e come Abramo affrontare l'ignoto di una vita non più sorretta da un grande compagno. L'importante è portare in cuore benedizione. L'ultimo pomeriggio abbiamo insieme cercato la dolcezza della sera sulle colline benedette dagli ulivi e aperte sulla distesa del mare. Sereno vi tramontava il .sole. Siamo poi scesi sulla spiaggia e abbiamo aspettato le stelle. Si sono aperte "nel cielo sì tacite e vive" da far cantare: "o stanco dolore riposa". Siamo stati in silenzio finché ci è giunta "la voce di tenebra azzurra" che veniva da un cielo sempre più trasfigurato.
Con voi ho trovato un riferimento onde ripartire, una purificazione per cui "lo scarlatto diventa bianco come lana" e la mia tenebra si è fatta "azzurra".
Grazia Maggi
in Lotta come Amore: LcA maggio 2005, Maggio 2005
Luigi Sonnenfeld
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