Gente del Vangelo

9 - Pubblicani e peccatori

Sono solo nominati pubblicani e peccatori nel racconto della vocazione di Levi. Non conosciamo il loro volto, non sappiamo niente di loro se non che Gesù con i suoi discepoli mangiava e beveva con loro.
Possiamo pensare ed immaginare un rapporto molto semplice eppure così tanto vero per cui lo stare insieme di Gesù con i pubblicani e i peccatori stava a significare una partecipazione intensa, un mutuo scambio di destini. Colui che è senza peccato è stato infatti annoverato tra i malfattori, mentre il delinquente consapevole della propria colpa entra nella comunione con Dio. Destini che si intrecciano sulla croce, così come si intreccia ai nostri giorni la storia della salvezza e quella dell'egoismo tra gli uomini.
Il discorso del mondo che cura i propri interessi perché il potere generi il potere, la ricchezza produca ricchezza, la solitudine fruttifichi dall'egoismo per essere cibo di chi ha fatto suprema ragione d'esistenza il proprio «io».
La parola di Gesù che risponde in modo sorprendente allo scandalizzato interrogativo dei fa-risei, capovolge quest'ordine di valori mescolando in modo irrimediabile le strade dell'umanità. Non solo davanti a Dio siamo tutti uguali, per quanto gli uomini studino nel porre barriere tra loro, ma siamo l'uno per l'altro legati e incatenati per un dolce peso d'amore. «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma gli ammalati» perché salute e malattie si mescolino insieme senza timore, di-schiudendo il sogno unificante e vivificante dell'amore.
Gesù in mezzo ai pubblicani e ai peccatori chiama Levi, perché nella persona di colui che sarà l'apostolo Matteo, la miseria di quegli uomini incontri la benevolenza smisurata di Dio e ne scaturisca luce di speranza per gli emarginati su questa terra. Valore sacerdotale di un'esistenza che non si ver-gogna della propria povertà, che rifiuta la via del potere, che non si sente autorizzata a provvedere alla propria sistemazione per il solo fatto che Gesù l'ha chiamata, ma rimane nel proprio ambiente, mantiene inalterate le proprie amicizie perché Gesù possa essere presente a spezzare il pane tra i diseredati i ladri, le gente che vive di espedienti, i peccatori: «Mangiava e beveva con loro»: e noi, la nostra casa, la nostra tavola, il nostro cuore soprattutto, come partecipa questa indicazione di comunione e di amore? Forse è in noi lo scandalo dei Farisei.


don Luigi


in Lotta come Amore: LcA febbraio 1973, Febbraio 1973

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