E' questa l'accusa che viene lanciata da sinistra a chi propone l'obiezione di coscienza come forma di lotta. Oggi, essendo d'attualità in Italia l'ipotesi di un esercito di volontari (facilmente manovrabile da chi ha il potere), l'obiezione di coscienza è sotto accusa quale alibi fornito ai politici inte-ressati per proporre l'abolizione della leva obbligatoria. L'obiezione sarebbe quindi un pericoloso errore sul piano politico, un 'bel gesto' di chi vive nel mondo senza prospettive precise, immerso nei problemi della propria coscienza.
Tutto questo risente di una conoscenza dei contenuti di lotta degli obiettori, a dir poco superficiale, Non è. quello dell'esercito di volontari, problema da prendere sottogamba, ma la lotta contro l'esercito portata avanti dagli obiettori non si esaurisce nel rifiuto di vestire una divisa, ma cerca di colpire al cuore l'istituzione prima nelle carceri militari e poi nella vita civile. E' lotta ad oltranza, senza riposo e senza limitazione di obiettivi. Per sradicare dal cuore del popolo l'istinto della guerra. Contro ogni esercito, a maggior ragione contro un esercito di volontari che finiscono per essere mercenari pagati per uccidere, ma anche contro ogni esercito 'popolare' a dividere il popolo tra chi ha il fucile nelle mani e chi da questo fucile può essere ucciso. La legge votata dal parlamento recentemente, in questo senso è una vera e propria presa di giro per la lotta condotta dagli obiettori in vista di una legge che dimostrasse una volontà politica per una pace che fosse finalmente un chiaro no alla guerra.
E' del resto la legge, espressione del punto di vista della destra nei confronti dell'obiezione. Un punto di vista di una tale meschineria che solo il forte gioco della strumentalizzazione e degli interessi, salva dall'essere di un'idiozia unica. Ne esce fuori una figura di obiettore dal fiorellino in bocca e dallo sguardo melenso, una specie di prete mancato (tanto per citare chi l'obiezione la fa secondo la legge).
Un sognatore da sinistra, un sognatore da destra: eppure son giovani che pagano duramente ogni giorno della loro esistenza dentro e fuori dal carcere militare, e molto spesso in nome di Cristo. Un Cristo strappato ai Vangeli perché certo la Chiesa non lo offre, ma lo impiastra di pastorale fino a sfigurarne il volto, fino a renderlo irriconoscibile, travestito da protettore di armate, da generale che chiama a raccolta i suoi figli migliori sul campo di battaglia. Sono fratelli di fede che hanno il diritto alla nostra solidarietà e al nostro contributo di lotta.
don Luigi
in Lotta come Amore: LcA gennaio 1973, Gennaio 1973
Luigi Sonnenfeld
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