Gente del Vangelo

8 - Il paralitico di Cafarnao

La folla preme intorno a Gesù, fa ressa perché intorno alla sua persona si è accesa una luce di speranza. E' povero popolo sbandato, condotto da cattivi pastori, è l'umanità sparsa su tutta la terra, assetata di giustizia, sopraffatta dalle tensioni provocate da chi ha interesse perché una massa di povera gente rimanga ad essere serbatoio inesauribile di sacrificio e di sofferenza per garantire il godimento di pochi.
Un paralitico viene portato davanti a Gesù scoperchiando il tetto della casa e calandolo dinanzi a Lui. Il problema si fa immediato, concreto. La folla si concentra tutta in un volto scavato dalla soffe-renza, in un corpo incapace di sollevarsi. La condizione umana si precisa ed interroga il Cristo, inter-pellando così la Chiesa ed ogni cristiano.
"Ti sono rimessi i tuoi peccati", è la sorprendente risposta di Gesù che scontenta ed irrita coloro che sono raccolti intorno. Da una parte quelli che attendono il miracolo come vantaggio immediato, in-capaci, per un'ignoranza cara a chi detiene il potere, di comprendere un gesto di ben più globale liberazione. Dall'altra coloro che comprendono anche troppo bene le parole di Gesù e lo accusano di be-stemmiare, di arrogarsi dei poteri che possono veramente capovolgere tutta una situazione, di indicare valori che possono mutare il corso delle cose e che quindi vanno adorati e non praticati a copertura degli interessi di chi vive all'ombra di questa adorazione.
«Che ragionate nei vostri cuori? Che cosa è più facile dire: 'I tuoi peccati ti sono rimessi', oppure dire: 'Levati e cammina'?», Gesù dona la guarigione al malato per incoraggiare a credere alle sue parole, ma la folla si ritrae animata da sentimenti contrastanti di sbigottimento e di ammirazione. Perché se il malato è veramente guarito, allora è possibile che i peccati siano veramente rimessi, che tutta una situazione di impotenza e di fatalità sia incrinata e sbriciolata a segnare l'inizio di una nuova storia. E' possibile un rapporto nuovo tra gli uomini. E' possibile risolvere le tensioni in comunione vera. E' possibile l'amore, come unica legge con cui confrontarsi.
E' possibilità troppo viva, che ferisce i nostri occhi come una luce sfolgorante, forse. Sta di fatto che questa possibilità continua ad essere respinta da ogni parte a segnare un cammino di croce. Sta di fatto che affinché l'annunzio continui, il cristiano e la Chiesa devono imboccare questa strada in solitudine, in pellegrinaggio.
Da una parte e dall'altra non può esservi che resistenza e opposizione. Perché si è troppo abituati ormai a vivere in stato di schiavitù, oppure a goderne i vantaggi. Entrare nella vita, con la stessa semplicità con cui Gesù entrava nelle case dei palestinesi, senza creare ghetti dove si parli un unico linguaggio e senza concordati o simili equivoci patteggiamenti, diviene così strada normale del cristiano e della Chiesa. Si tratta unicamente di essere luce accesa in questo nostro mondo portando le nostre responsabilità negli avvenimenti della storia, consapevoli - per un'autenticità di conversione - di essere in quanto cristiani direttamente coinvolti in ogni problema di dolore, di ingiustizia, di sopraffazione, per dare il nostro contributo e rendere manifesto agli uomini che questo mondo è stato redento e che in questa fiducia i peccati possono essere veramente rimessi nel segno di questa croce.


don Luigi


in Lotta come Amore: LcA gennaio 1973, Gennaio 1973

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