Parlavo giorni fa con un carissimo amico, una delle poche persone con le quali la comunione è tale da prendere forma in parole che non impoveriscono il pensiero, così da permettere una semplice e chiara totalità di dialogo.
Si parlava, come spesso ci capita, della verginità, di come essa sia pienezza di vita quando passa attraverso un incontro di amore fra l'uomo e la donna - a patto che lasci poi che questo amore prenda forma e vita non in figli ma in opere, in una vita che si genera e porti in sé valori umani diversi e complementari, ma che cresce tanto da obbligarci a scomparire: bisogna che io diminuisca perché Lui cresca. Fino a trovarci senza nulla, e forse nemmeno per scelta precisa, se non quella di lasciarci invadere senza difenderci dalla realtà del vivere, completamente perduti in un mistero più grande per amore del quale si è smarrita la propria identità: chi sono io, cosa mi ha reso un giorno donna, quei'è il mio posto nel mondo - sino ad esserne a propria volta plasmati per un rinascere di creatura là dove non vi è più né uomo né donna; fino a non avere più termini di paragone, né valori fondamentali che illuminino il cammino (reso difficile dal dubbio: è tutto per avere camminato fedelmente nell'amore in verginità di cuore, o per avere troppo poco amato?) soltanto l'avvenire, la complessa assurdità dell'esistenza nella quale non si ha più nulla se non Dio .
Sto ripensando in questi giorni, rimeditando lentamente quasi senza accorgermene, al cammino di questo amore che si trasforma e cresce, solo che gli si permetta di non cristallizzarsi in una giovinezza illusoria, ma lasciandogli piena libertà di espandersi come vuole, e mi domando se questa terribile legge del vivere per morire, e della morte come unica possibilità di esistenza, sia legge cristiana, uguale perciò anche per coloro che si sposano, o se le modalità dello svolgersi della loro vita siano diverse.
. Penso a loro perché è tanto che vorremmo aprire un dialogo con gli sposi che cercano in qualsiasi senso o direzione, ma che siano vivi della vivezza di chi non accetta di camminare su sentieri già battuti, tanto da essere largamente deformati. Sono tanti gli sposi che conosciamo e che ci hanno domandato di aiutarli in questa possibilità come famiglia: se tutti oggi stiamo cercando un volto nella chiesa e nel mondo, questo è tanto più vero per la famiglia a1la quale secoli di cristianesimo non hanno saputo offrire una pienezza e varietà di valori, soffermandosi troppo spesso come dinamica interna, sul problema della fedeltà (spesso soltanto fisica) e sul numero dei figli che è andato variando in epoche diverse fino alla «paternità responsabile» di oggi. '
E' stato l'andamento storico che ha costretto la Chiesa ad uscire da sé per cercare una identità che il cambiamento di ruolo imposto dai tempi ha fatto smarrire. E' il tipico caso del prete che dolorosamente e faticosamente cerca cosa sia il suo sacerdozio. Così è per tutti gli altri, così per le famiglie la cui crisi coincide in parte con la crisi della donna che per la prima volta può cercare la propria identità a patto di abbandonare i lidi sicuri e tranquilli di una «femminilità» riconosciuta da tutti; col logorio della quotidianità che non lascia spazi per una ricerca profonda; con lo scontro con una realtà insensibile a certi valori fino a trovare solamente in un impegno politico una possibilità di incisione effettiva. Parlando con amici sposati viene quasi sempre fuori - oltre al problema del. rapporto fra i due che non si esaurisce certo in quello di un appagamento emotivo fino a formare «la coppia felice equilibrata armoniosa» - quello di un impegno al di fuori della famiglia.
La vita che nasce da questo rapporto di coppia può essere solo «i figli»? E l'impegno con l'esterno proprio perché espressione e conseguenza di una vita a due deve avere le caratteristiche di entrambi o può essere vissuto solo da chi più lo sente?
Una delle fatiche maggiori per chi cerca è il senso della solitudine che nasce dal non conoscere altri che cercano come noi. Per questo forse gli amici ci hanno domandato di fare da tramite alla loro ricerca, attraverso possibilità di incontro con noi e fra di loro, così da potersi offrire e scambiare esperienze, allargando il proprio discorso in quello di altri. Per potere capire meglio tutti insieme a cosa siamo stati chiamati.
Maria Grazia
in Lotta come Amore: LcA dicembre 1972, Dicembre 1972
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455