Come esempio pratico (uno fra i tantissimi) del come intendiamo il problema della evangelizzazione, ci permettiamo di riportare una lettera di due nostri amici di La Spezia. Allargando questa problematica e assumendola, la Chiesa potrebbe realizzare una precisa e forte evangelizzazione. Così ci sembra.
«Lettera aperta al Vescovo della diocesi di Luni» ( SP)
Siamo due cattolici che, dopo una lunga riflessione, hanno ritenuto giusto chiedere a Lei, signor Vescovo, tramite la persona del vicario, l'autorizzazione a separare nel nostro matrimonio il rito religioso (matrimonio in chiesa) da quello civile (matrimonio in comune).
Solo dopo il concordato stipulato tra la Santa Sede ed il regime fascista nel 1929 ed accettato poi nell'attuale costituzione repubblicana, in Italia il matrimonio celebrato in chiesa ha assunto valore di rito civile ed il prete è diventato così anche ufficiale di stato civile.
Questo è uno degli aspetti del reciproco appoggio fra l'autorità ecclesiastica e lo stato, al fine di mantenere in vita un ingiusto ordinamento, E' infatti per il concordato che abbiamo:
- l'insegnamento della religione nella scuola (per noi la religione si vive, non si insegna a pagamento); - lo stipendio ai preti (congrua);
- esenzione dei preti dal servizio militare;
- eccezione dalle tasse di tutti i beni, rendite, azioni, della Chiesa, istituti religiosi, ecc...
Attraverso questi privilegi, che sono solo i più evidenti, la chiesa diventa ricca e potente e preferisce fare affidamento più sul potere civile che sulle parole di Dio.
Noi ci sentiamo di dover rifiutare il concordato proprio perché cristiani e proprio perché crediamo che la chiesa debba restare fedele all'esempio che Cristo ci ha dato.
Cristo infatti ha scelto la povertà perché i poveri capissero che il suo messaggio è destinato soprattutto a loro e che ha per scopo la costruzione del regno di Dio tramite la liberazione degli oppressi.
Nella predicazione del suo messaggio Egli ha rifiutato sempre ogni privilegio ed ogni alleanza, insegnando ai suoi discepoli a fare altrettanto, e per amore della verità non ha avuto paura di mettersi contro i potenti di allora, tant'è v'ero che il potere religioso ed il potere politico alleati, lo hanno mandato a morte. Alla nostra richiesta lei ha risposto negativamente.
Le sue motivazioni sono state esclusivamente di tipo politico e giuridico e il nostro tentativo di richiedere motivazioni evangeliche è stato del tutto disatteso.
Di fronte a questo rifiuto, la nostra coscienza che ritiene più importante la coerenza col Vangelo che una regolamentazione giuridico-istituzionale, non può accettare il concordato e quindi il matrimonio celebrato in chiesa con effetti civili.
Pertanto essendoci stato impedito di celebrare il matrimonio in chiesa nella forma in cui la nostra coscienza richiedeva, siamo costretti a sposarci solo civilmente. Nella sofferenza di questa nostra decisione pensiamo di dover sottolineare che la nostra scelta vuole costituire un atto di amore verso di Lei e verso la chiesa, poiché crediamo che accettare passivamente una imposizione, secondo la nostra coscienza, antievangelica, impedisce la crescita del popolo di Dio, mantiene in vita strutture ecclesiastiche che tradiscono il vero senso del Vangelo, svuota di senso ogni richiamo all'unità, che non può esserci, quando alle persone non si chiede un'adesione cosciente e responsabile, ma solo una supina obbedienza.
Proviamo sofferenza per il fatto che la chiesa istituzionale abbia rifiutato di aprire un dialogo con noi e con quelle persone che condividono le nostre posizioni; tuttavia, mentre confidiamo che questo atteggiamento di rifiuto possa domani cessare, consapevoli che l'amore di due persone è di per sé il fondamento e la sostanza del sacramento del matrimonio, cediamo che la nostra unione abbia ugualmente valore sacramentale e che in essa operi la presenza reale di Gesù Cristo.
Fraternamente,
Umberto Marciasini e Luciana Corsi
(8 luglio 1972)
in Lotta come Amore: LcA dicembre 1972, Dicembre 1972
Luigi Sonnenfeld
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