Per realizzare una vera evangelizzazione è indispensabile concretizzare scelte spiegabili unicamente a seguito del Vangelo.
Sempre sta venendo il tempo e è sempre di più nel quale deve manifestarsi un contrasto, ma è più chiaro dire, uno scontro, fra i diversi sistemi di vita che possono determinare l'esistenza dell'umanità, decidere del come si farà la storia.
In questo scontro (a livelli mondiali ma in maniera identica fra due famiglie abitanti in due appartamenti uno accanto all'altro, fra popolo e popolo e ugualmente fra gli operai della stessa fabbrica, fra civiltà e civiltà, e nello stesso modo fra due insegnanti della stessa scuola, Gesù direbbe fra padre e figlio, fra madre e figlia, fra suocera e nuora, perché Lui è venuto a dividere perché nella divisione si possa fare lo spazio per l'unità realizzabile unicamente dal Suo Amore) in questo scontro di sistemi di vita che tutta l'umanità sta agitando e sconvolgendo, deve potere emergere, chiara e ben precisata l'offerta cristiana, l'indicazione ideale ed esistenziale del Vangelo.
Chiediamo alla sincerità di ricerca della nostra scelta cristiana questa chiarezza di manifestazione delle prospettive offerte dal Vangelo. Senza mezzi termini, senza compromessi, senza paure. Ma se Fede è, Fede deve essere. Non religiosità sentimentale e devozione sospirosa.
Al clero, all'episcopato, alla Gerarchia, alla Chiesa chiediamo un magistero chiaro e forte, la Parola di Dio e un essere Pastori sulla linea di Gesù, l'unico Pastore, come l'unico Maestro.
E quindi il proporre il Vangelo, tutto il Vangelo, nelle sue concretezze storiche, vitali ed esistenziali, da vedersi e da impararsi sulle pagine della Chiesa viva, di ogni Vescovo, di ogni prete, di ogni religioso e di tutto l'insieme dell'umano consacrato a Dio, perché a Dio possa servire esclusivamente e totalmente e agli uomini sia parola di Dio scritta e leggibile sulla carne e non sulle pietre di una chiesa, o sui libri di una biblioteca. L'Evangelizzazione non è problema di cattedre, di encicliche, di lettere pastorali e omelie, di liturgie e catechesi, di addottrinamento o di conquistare spazi alla televisione e alla radio, di quotidiani, riviste, pubblicazioni, teologie, incontri, studi, aggiornamenti e tutte le cosiddette iniziative dove l'unica attività è sempre il parlare, il parlare, il parlare, o se meglio si vuole, studiare e studiare...
Si tratta invece di rompere mentalità, diplomazie, rapporti, intrallazzi, sistemi, costumanze eccle-siastiche, modi di vita, problemi finanziari, furbizie economiche, attenzioni e prudenze politiche..e chissà quanto altro ancora. Bisogna trovare le liberazioni indispensabili, costruirsi di Vangelo e presentarsi al mondo, subito dietro Gesù Cristo, spazzando via la distanza che si è frapposta di venti secoli, con tutto quello che si è accumulato nel frattempo, in modo che sia come oggi che Gesù Cristo è nella vita e gli uomini ascoltino la sua parola e vedano ciò che è cristiano di Cristo e non della Chiesa del 1972.
Sappiamo bene quanto questo discorrere sia sognare e c'è certamente chi giudica perfino offensivo per la Chiesa questo sognare. E tanto più scrivere questi sogni è inopportuno, irrispettoso, pensano tanti.
Ma sono considerazioni (e Dio sa quanto sono affliggenti e angosciose per via di tutto quell'Amore che abbiamo per la Chiesa e per tutto quello che la Chiesa dev'essere per la povera gente) sono riflessioni che vengono su da constatazioni quotidiane e a seguito di quest'ultima esperienza che abbiamo fatta con quel teatro popolare «Una Fede che lotta».
Ci ha scavato nell'anima un problema terribile il fatto che tutto quel nostro discorso (forse pre-suntuoso abbiamo pensato che fosse evangelizzazione perché più che un parlare sono fatti, e fatti così drammatici, come la morte sul lavoro e l'orrore della guerra, portati ad essere visti nel Mistero di Cristo e giudicati dalla sua Parola) tutto quel discorso sia stato respinto dalla Gerarchia perché presentazione di un Gesù Cristo non secondo il Vangelo e la Fede cristiana e nella nostra città i giovani (nella loro quasi totalità) l'abbiano respinto perché discorso troppo religioso, troppo catechistico e nei dibattiti, dopo la recitazione, viene sempre fuori accesa e tenace questa respinta: «L'ideale cristiano è senza prospettive, senza possibilità d'incidenza, non compromette nelle condizioni storiche, non serve a nulla, altro che a mantenere ed a conservare il sistema del privilegio ecc.... .
Pensiamo che il Vangelo, ora come non mai, abbia bisogno di un'edizione che non siano pagine ma Chiesa. Parole non fatte voce e inchiostro, ma carne e sangue e vita.
E' certo che prima che possa costruire individui, famiglie, gente, popolo, il Vangelo deve costruire, in esistenza pratica, concreta, distruggendone la struttura ed edificandone il corpo, la Chiesa.
Diversamente siamo una pietra d'inciampo e i primi a scandalizzarci di Lui, di Cristo.
la comunità del porto
in Lotta come Amore: LcA dicembre 1972, Dicembre 1972
Luigi Sonnenfeld
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