In una considerazione attenta e coscienziosa del mondo in cui viviamo e nel quale come cristiani e come Chiesa dobbiamo realizzare l'annuncio del Mistero di Cristo perché è da questa Parola che viene la luce che illumina il mondo, perché è nel suo Nome che è dato agli uomini di sapere la salvezza, a seguito di questa riflessione non è possibile non porsi il problema della evangelizzazione. E cioè di portare il Vangelo in mezzo agli uomini, nell'esistenza quotidiana, fin dentro a tutta la problematica dell'uomo e dell'umanità, in tutta la vicenda della storia e cioè «fino agli ultimi confini della terra».
Dicendo «evangelizzazione» non intendiamo affatto l'opera di conversione al Vangelo, alla pratica religiosa, alla fedeltà al battesimo, a cambiare vita, da quella di peccato a quella cosiddetta di grazia ecc...
Giudichiamo la conversione opera di Dio assai più che fatica dell'uomo. Tanto più che ci fa sempre una strana impressione di fariseismo questo mirare alla conversione degli altri quando forse noi non abbiamo ancora cominciato la nostra. E rimane sempre vero che può essere più vicino a Dio chi è creduto lontano da colui che può sentirsi vicino o essere giudicato tale.
E non riusciamo a convincerci che le diverse forme d'insegnamento religioso, di catechesi sacra-mentale, di liturgia della Parola, compreso tutto lo studio teologico, biblico, esegetico... tutta questa immensa fatica nozionistica, tutto l'enorme lavoro di ammaestramento e di addottrinamento, possa essere una vera e propria evangelizzazione.
D'accordo con il catechismo ai bambini. La particolare preparazione, con tutti i ritrovati psicope-dagogici per un insegnamento infantile, alla prima comunione. Benissimo con l'invenzione del catechismo del catecumeno per riattivare la passività rituale della Cresima e le preparazioni indispensabili per tutti gli altri sacramenti.
Non discutiamo sull'insegnamento religioso nelle scuole, specialmente in quelle medie e medie su-periori (anche perché qui si incappa in quel formidabile problema economico del vivere di tanto clero e a sostegno delle curie diocesane, e quindi porre il problema è tempo perso, finché rimarrà in piedi l'impalcatura del concordato). In ogni modo si tratta sempre, nel migliore dei casi, di tentativo di addottrinamento ed è cosa sicuramente sempre lodevole.
E rimaniamo sempre nel campo dell'ammaestramento (Chiesa docente e Chiesa discente) nelle chiese durante la liturgia della parola. Ugualmente nelle riunioni dei gruppi più o meno spontanei con esigenze di spiritualità. Nella preparazione al matrimonio dei fidanzati, nei gruppi di famiglie disponibili alla problematica religiosa ...
E la pastorale, attiva e zelante, moltiplica le occasioni per una catechesi incessante approfittandosi di ogni minima possibilità.
La Chiesa, tutta la Chiesa, sta manifestando tutta la sua vitalità, impegna tutte le sue risorse, gioca tutte le sue disponibilità in questo sforzo enorme, convogliandovi tutte le forze reperibili di catechizzazione, di culturizzazione religiosa, almeno di informazione biblica, più che sia possibile, di nozionizzazione religiosa.
Non facciamo però questa constatazione per rammaricarcene e per criticare. Dio ce ne guardi. Non possiamo però non badare al misteriosissimo gioco (dove dentro è impegnato più che altro lo Spirito Santo) della evangelizzazione.
Perché l'evangelizzazione è altra cosa. O se non altro è assai antecedente a tutto questo enorme im-pegno di insegnamento, di addottrinamento. Almeno così sembra a noi e può anche essere che sia null'altro che un'opinione, un'impressione nostra.
in Lotta come Amore: LcA dicembre 1972, Dicembre 1972
Luigi Sonnenfeld
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