Una Chiesa per la liberazione

All'inizio di qualunque riflessione sulla Chiesa, sul senso della sua presenza e della sua missione sul senso della sua presenza e della sua missione nella storia, credo che sarebbe molto giusto mettere sempre il testo di Luca che ci presenta in sintesi la missione di Salvezza realizzata da Gesù: "Lo Spirito del Signore è sopra di me per questo egli mi ha consacrato con la sua unzione.
Mi ha invitato ad annunciare il Vangelo ai poveri, a proclamare la liberazione ai prigionieri, a dare la vista ai ciechi, a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore". Non ci può essere evangelizzazione se non nel senso di questo annuncio solenne che Gesù ha fatto a Nazareth, a coloro che pensavano di conoscerlo bene, di sapere perché era venuto al mondo: Egli scosta il velo che nasconde la sua apparente realtà "di figlio del fabbro", di povero carpentiere di un qualunque villaggio palestinese. Il segreto che si nasconde nell'intimo del suo essere è appunto quello di dover compiere una precisa missione. In sintesi, Egli è il Liberatore.
E a seguirlo con animo aperto, lungo tutto l'arco del Vangelo, è molto evidente questo motivo di fon-do che Lui porta nei proprio destino di Figlio di Dio venuto ad abitare fra noi. A chi gli obietta che di Sabato non è lecito guarire un povero paralitico - perché questa è la legge - Lui risponde deciso che il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato. A chi domanda la guarigione dell'infermità del proprio corpo, gli annuncia con forza il perdono dei peccati. La sua Liberazione scende fino alla radice delle catene che tengono schiavo l'uomo, perché il cammino della Libertà sia completo. Dove l'amore si fermerebbe e metterebbe volentieri dei confini, delle misure, Lui indica che la misura è unicamente la Sua, capace di abbracciare tutto il mondo. la totalità degli esseri, fino ai nemici. Amore quindi liberato da ogni grettezza, cuore aperto a tutta l'accoglienza, mani che donano senza trattenere niente per sé.
Di fronte alla scelta che necessariamente ogni uomo deve affrontare, di decidere per quale padrone schierarsi, chi servire, a chi consegnare il proprio destino, Egli non ammette esitazioni. «Non potete servire a due padroni». La Liberazione passa da questa scelta cosciente di essere unicamente a servizio di Dio, di riconoscere Lui solo come Padre, di non avere altro Maestro che il Cristo. Liberazione veramente radicale perché ci rivela il senso profondo dell'esistenza personale e collettiva e mette nel groviglio intricato dell'esperienza quotidiana il lievito della Libertà dei figli di Dio. Libertà assoluta da qualunque potere, da qualsiasi obbedienza o divinità che non sia l'Unico Dio, il Vivente, Colui che è capace di far crescere la Liberazione dei Suoi figli fino alla pienezza della Resurrezione,
Per questo, Gesù invita i suoi discepoli a non temere quelli che possono uccidere il corpo e non possono altro, nella piena coscienza di avere la vittoria contro le tenebre e le angosce della morte: estrema frontiera della Sua Liberazione che sa di non precipitare nell'abisso, ma di essere sostenuto dalla potenza creatrice del Padre.
Nella salda certezza di poter riemergere per mezzo di Lui dalla solitudine della tomba, primo fra tutti quelli che dormono, primogenito di tutta la creazione, uomo nuovo a segnare l'inizio di una nuova storia liberata da tutte le maledizioni.
* * * *
E' di questo Gesù Cristo che la Chiesa - e quindi ognuno di noi - deve essere la continuazione, l'annuncio, la testimonianza storica, vivente. Ed è questa Liberazione che siamo chiamati a compiere, per spezzare le catene in cui ogni generazione si ritrova prigioniera, risucchiata dalle forze oscure che inquinano il processo della storia.
La Chiesa esiste unicamente per questa missione dl Salvezza; il senso della sua presenza è stabilito dal comando di annunciare il Vangelo a tutte le creature, rivelando a ciascuno il suo vero volto, sprigionando nel segreto del cuore umano il fuoco della Libertà sepolto sotto le ceneri di qualunque schiavitù.
Come Chiesa di Gesù Cristo - e che cos'altro possiamo essere dal giorno del nostro Battesimo nella sua Morte e Resurrezione? - il senso della nostra esistenza deve essere unicamente quello di «esistere per gli altri»: lucerna della casa umana, sale sfuso nella massa, lievito sepolto nella pasta della vita, sorgente d'acqua che aiuta la crescita della nuova creazione.
Siamo quindi chiamati ad essere questa Chiesa che non si preoccupa di se stessa, delle proprie si-stemazioni, della sua salvezza interna, dell'efficienza organizzativa: ci si salva - anche come Chiesa - a patto di perderci negli altri, donandoci, gettandoci nel fiume della storia umana. Bisogna uscire di casa, lasciare il caldo e la tranquillità e scendere nelle piazze e nelle strade, mescolarsi alla folla anonima, nel vento e nella tempesta, ad accendervi la Speranza, ad alimentarvi la fame e la sete di Giustizia, a consolidare l'Amore. Ad agitare la bandiera della Liberazione.
Non si può essere «Chiesa per noi», perché allora si diventa un ghetto, un parco privato, una riserva in cui può entrare soltanto chi ha il lasciapassare del padrone.
Si diviene una Chiesa-società, azienda, struttura terrena, livellata ai principi e alle ragioni delle organizzazioni del mondo, preoccupata di trovare equilibri, rapporti, intese con chi domina le nazioni e go-verna i popoli. Si entra inevitabilmente nella logica del potere; e si perde allora la capacità di generare la Libertà nel cuore e nella storia degli uomini.
E' da questa sterilità che preghiamo di essere salvati, per poter compiere in piena fedeltà la missione di Liberazione che avvertiamo chiaramente come essenziale al nostro essere Chiesa di Cristo, parte viva del suo Corpo, terra dove deve espandersi la Vita. Ed è questa Chiesa che speriamo tanto cresca e s'allarghi in ogni angolo de1 mondo a spingere avanti la grande famiglia umana nella lunga marcia verso la pienezza della Libertà.


don Beppe


in Lotta come Amore: LcA dicembre 1972, Dicembre 1972

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