Preti operai francesi

Entrando nella vita operaia, il nostra progetto dichiarato è rimasto identico in venticinque anni: vivere secondo il vangelo, testimoniare Gesù Cristo vivo e contribuire - come preti - alla nascita di una chiesa nella quale i lavoratori si riconoscano a casa loro e responsabili...
Accettando la condizione operaia, abbiamo risposto ad un appello interiore e persistente dello Spirito che ci chiede di contribuire a radicare la chiesa in un popolo per il quale essa resta, per lo meno, estranea. Si tratta dunque per noi di vocazione personale, ma per la realizzazione di un progetto ecclesiale collettivo. Perché, ta-gliandosi fuori dalla massa degli umili, non solo la chiesa è infedele alla sua missione di "portare la buona novella ai poveri", ma contemporaneamente essa perde la linfa evangelica e lo spirito del regno di cui Dio l'ha fatta depositaria (S. Giacomo). Come potrebbe essere sacramento di salvezza per essi, segno credibile dell' amore che Dio porta loro e del destino divino che loro promette se essa non s'immerge nell'esistenza quotidiana della gente, nella loro sofferenza, nel loro desiderio di giustizia e anche nella loro lotta, quando la condizione imposta impedisce loro di vivere e come uomini e come figli di Dio coscienti? ...
A causa dell' asservimento del lavoro, noi apparteniamo totalmente al popolo, senza diaframmi di amicizia, di linguaggio, di cultura con lui. Più avanziamo in questa condivisione di vita, più pensiamo che è d'importanza capitale per noi, preti, non essere più dei chierici... Noi siamo nella condizione migliore per renderci conto di quello che il lavoro ci ha dato in termini di conoscenza dell'uomo, di arricchimento interiore e d'umiltà su noi stessi: là abbiamo appreso come eravamo ignoranti e come avevamo bisogno dei compagni per nuovamente apprendere tanto l'abilità manuale quanto la lettura dei salmi e del vangelo....
Noi viviamo nella lotta delle classi. Questa è una situazione di fatto, imposta ai lavoratori. Essere assunti, significa diventare una macchina di produzione di cui altri dispongono a loro piacere e profitto. In tale situazione, non c'è altra soluzione umana che quella di resistere. Amare significa difendere gli altri e unirsi. Educare le coscienze, significa svegliarle alla consapevolezza dei loro diritti e all' azione collettiva. L'amore che, come cristiani, vogliamo universale, passa necessariamente per una opzione in favore dei poveri. Come termine ultimo la lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori tende a liberare l'oppressore e l'oppresso: l'uno dalla schiavitù del denaro e della corsa al guadagno, l'altro dal suo annientamento. La lotta di classe porta in germe una società umana dove gli uomini potranno guardarsi negli occhi e chiamarsi "fratelli"... Nel mondo operaio, lo sfruttamento spezza i corpi, divide i fratelli, abbrutisce le coscienze, soggioga gli spiriti. Nella lotta la classe operaia ritrova la sua speranza e la sua anima. Questa lotta è un vero atto spirituale collettivo. Nel senso profondo della parola, esso implica una carità politica. La massima, diceva un papa! Là, come nella resistenza, l'abbandono o la neutralità della chiesa, preti e laici, sarebbe ingiustificabile!...
In Gesù Cristo, la parola è divenuta carne. Non si tratta di vuoto verbalismo. La chiesa parla molto. Nei secoli recenti, salvo qualche testimone sconosciuto e qualche militante, essa non s'è affatto mostrata come "la carne della carne" dei lavoratori, vittima con loro, schiava con loro, affrontando in loro difesa il rischio dello spogliamento e della persecuzione. Ecco perché la sua parola è svalutata...
Nel mondo operaio, il grande scandalo, l'ostacolo infrangibile, non si trova dove generalmente gli uomini di chiesa lo pensano. Assai più che nelle debolezze degli individui, che i poveri comprendono sempre, i compromessi collettivi della chiesa e il fatto che essa si pone sempre al di fuori e al di sopra per moralizzare, fanno barriera al vangelo. Fedeli a Gesù Cristo, fedeli alla chiesa, fedeli ai più sfruttati del mondo operaio a causa del vangelo, ecco cosa ci chiede la nostra ordinazione sacerdotale. Ecco quello che vorremmo vivere nella fatica, nel silenzio e nel grigiore di tutti i giorni... sino alla fine.

dal documento «dell'equipe nazionale dei preti operai francesi»


in Lotta come Amore: LcA ottobre 1972, Ottobre 1972

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