Credo la Chiesa

Ogni tanto mi capita di dover discutere con qualcuno - spesso dei preti - sull'amore per la Chiesa. L'accusa è sempre quella: di non amarla, di non sentirla parte viva della propria vita, di non avere il senso dell'obbedienza e del rispetto verso di lei.
Specialmente gli articoli del giornale (ma un po' tutta l'impostazione della nostra vita) sono portati come argomento probativo di questa mancanza d'amore.
Vorrei cercare di dire a cuore aperto ciò che sento in modo molto chiaro di tutto questo problema: perché è proprio per amore - e solo per questo che mi sento legato alla Chiesa, Corpo di Cristo e Popolo di Dio. Un amore che nasce dalla Fede: la Chiesa io " la credo", la raccolgo nel Mistero di Gesù, nel suo progetto di ricapitolazione di tutte le cose in unità, nell'opera creatrice che lo Spirito porta avanti nel tessuto della storia umana, dando forma a questa immensa massa di argilla che sono gli uomini di ogni epoca e chiamando all'esistenza della nuova creazione ciò che sarebbe - senza di Lui - materia amorfa e polvere della terra.
Credo con tutte le forze del cuore e dell'anima al sogno di Dio sull'umanità, sugli individui e sulla totalità delle creature, sogno espresso e manifestato in Gesù Cristo che è il sogno di Dio fatto vita umana. Vorrei tanto comprendere sempre di più quello che Gesù deve aver sognato, desiderato. raccolto nel!a profondità del suo essere figlio di Dio e figlio dell'uomo: questa visione che il Vangelo ci ha conservato con così grande purezza e che la storia della Chiesa - degli uomini che a Cristo e al suo sogno si sono riferiti -, non ha potuto spegnere né soffocare, nonostante il terribile groviglio che costituisce la trama storica in cui la Chiesa si è espressa.
Sento di amare e di credere appassionatamente - fino a dare la vita - questo mondo nuovo che si chiama il regno dl Dio. Credo e amo questa Chiesa che viene su da quello che Lui rivela attraverso il Vangelo, che si schiude nella realtà di Gesù Cristo, quella per cui Gesù ha dato tutto se stesso, il suo Corpo e il suo Sangue, la sua Parola, la sua nascita a Betlem, Nazaret, il suo camminare di povero pellegrino per le strade e nelle piazze, tra la folla e nella solitudine più profonda. Fino alle braccia aperte della croce, al suo Corpo dissanguato, alla tomba sigillata nella roccia e poi squarciata dal prorompere della Nuova Vita nella Resurrezione.
Tutto questo Gesù ha compiuto "per la Chiesa": perché nascesse dal cuore della storia umana il seme della Speranza, della Gioia, della Luce, della Fraternità, della Comunione. Perché da questa matrice che è la sua Carne e il suo Sangue sorgesse il Popolo dei figli di Dio, il piccolo gregge, il sale della terra, il lievito che fermenta tutta la pasta, la luce per la casa dell'uomo. Perché nascesse la Chiesa: la comunità costruita sulla roccia delle Beatitudini, dell'abbandono totale alla volontà del Padre, dell'offerta completa di se stessi per Amore, dell'accoglienza di Dio nel fratello affamato, solo, malato, perseguitato, oppresso. La comunità che si costituisce e si salda insieme nella forza che le viene dai segni sacramentali e che trova la sua piena comunione nell'Eucarestia, nell'aprirsi al dono del Corpo e del Sangue del suo Signore: per essere come Lui e con Lui il pane di Dio dato per la salvezza del mondo. Umanità nuova, quindi; terra riscattata dalla divisione e dalla frantumazione dell'egoismo; città senza più mura né fortificazioni, senza più niente da difendere per sé; ma casa aperta nell'accoglienza di ogni fratello affaticato o in cerca di una nuova amicizia. Umanità nuova, perché costruita interamente da Gesù Cristo, sulla sua misura e profondità di partecipazione all'esistenza; umanità di cui Lui solo è il Maestro e il Signore. C'è una Chiesa, invece, in cui sento di non credere. Pur continuando ad amare gli uomini che la tengono ancora in piedi, questa Chiesa sento che deve essere respinta, non accettata. Non si tratta di straccìarsi le vesti e di gridare che non c'è carità in questo: l'Amore , quando è autentico e sulla linea di quello di Dio, è fatto anche di rifiuto, di non accettazione del compromesso, di non condivisione di una scelta sbagliata.
La Chiesa in cui non credo è quella che ancora troppo spesso compare sulla scena degli avvenimenti ufficiali, mescolata agli uomini del potere economico e politico, preoccupata di andare d'accordo con quel mondo che non può essere amato se non rifiutandolo. La Chiesa della diplomazia, confusa nella grande babele delle strutture politiche nazionali, che si dà un gran d'affare per mantenere a galla i suoi privilegi, i suoi presunti diritti: che in fondo rivela la paura di essere la Chiesa dei poveri, la Chiesa povera, senza potere, senza oro né argento, senza difese di fronte ai potenti e ai saggi del mondo. Che ha paura dell'ombra gigantesca di tutti i Golia della terra e non si accontenta di lottare solo con poche pietre prese dal torrente del Mistero di Dio, ma cerca goffamente di rivestirsi di pesanti armature che finiscono per immobilizzarla fra le braccia dei suoi nemici.
La Chiesa che compare alle celebrazioni militari, graduata, stipendiata, messa ai primi posti alla tavola degli oppressori del popolo. La Chiesa che si copre di ridicolo - dolorosamente, perché impedisce ai piccoli, ai poveri di vedere il volto di Dio - organizzando ricevimenti ufficiali di capi di stato conferendo "collari d'onore", facendo sapere a tutti dalle pagine dei giornali che ormai non c'è più che da "consolidare l'armonia da tempo raggiunta nelle relazioni tra Chiesa e Stato" e che "fra i due istituti regna una felice intesa".
La Chiesa che parla nei congressi dei poveri, degli emigranti, degli operai e che poi va d'accordo - a diversi livelli - con chi i poveri e gli emigranti li fabbrica, gli operai li sfrutta e mangia loro la vita. Quanto tempo ancora ci vorrà perché dei vescovi invece di parlare di pastorale operaia, lasceranno i loro palazzi, le curie, i giuramenti allo Stato, gli stipendi e si nasconderanno nella terra grigia della massa operaia a lievitarvi la ricerca di Giustizia e d'Amore? A rivelarvi la Paternità di Dio, la Fraternità di Cristo, la Comunione umana attraverso il segno tipicamente cristiano della carne e del sangue...
La Chiesa preoccupata delle liturgie più raffinate, attenta all'ordinato svolgimento del culto del tempio e che poi non si ferma sulla strada di Gerico ad asciugare il sangue dell'uomo ferito dai banditi, a far proprio il dramma dell'umanità straziata e sanguinante per le guerre, le sopraffazioni, le torture, gli schiacciamenti più spaventosi. Quando faccio la professione di fede, nella liturgia eucaristica, non è in questa Chiesa che affermo di credere. Anche se sento di doverla amare, facendo il possibile e pregando ardentemente perché essa scompaia dalla trama della storia.


don Beppe


in Lotta come Amore: LcA ottobre 1972, Ottobre 1972

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