La mia vita vi farà liberi, diceva Gesù al gruppetto di apostoli che gli si serravano intorno l'ultima sera, mentre si stava avvicinando l'ora delle tenebre, quella del tradimento; della sopraffazione, della violenza, della condanna a morte ... e certamente non capivano la gravità del discorso, la sua enorme, inimmaginabile importanza.
E' una delle affermazioni più potenti e programmatiche di Cristo.
Non può non risuonare questa parola nel profondo del cuore di ogni cristiano a segnare un destino di li-berazione per sé e per gli altri, per il mondo intero, dal quale è impossibile esimersi, pena una testimonianza negativa in ordine al fatto che Cristo è la verità e che questa verità è liberazione, è libertà.
Bisogna, è assolutamente indispensabile, che questa promessa, così solenne e sicura di Cristo, trovi realizzazione concreta, esistenziale, storica, in me, in te, intorno a noi, nella vita, nella concretezza delle cose, nei rapporti personali, di comunità, di Chiesa, di popolo, di umanità intera, fino al punto di essere costruzione di vita, di autenticità umana.
Dio non vuole altro se non che l'uomo sia vero, rispondente pienamente e più perfettamente che sia possibile al Suo pensiero, alla sua volontà creatrice.
Gesù Cristo, Dio che si fa uomo, realizza la salvezza dell'umanità nell'essere vivo, concreto, esistente, vero uomo. E' l'uomo lui come l'uomo è e deve essere. E cioè fino al punto di verità da sconfiggere e in lui nemmeno da dover fare un passo di più perché è già nel suo essere - di sconfinare nel mistero della realtà di Dio.
Per questa misura di verità costruente l'uomo secondo il pensiero di Dio, reso visibile, «da toccarsi con mano» in Cristo, bisogna passare da misure corrispondenti di liberazione fino a quella della libertà totale.
La verità di Dio, che è in Cristo, vero Dio e vero uomo, che non impegna in una liberazione e non realizza libertà, non è verità di Dio.
La liberazione che non scende, come luce dal sole, dalla verità di Dio che è Cristo, non fruttifica libertà, quella vera, costitutiva del vero essere uomo.
Non siamo teologi, né gente particolarmente illuminata, ma semplici cristiani e poveri preti. E discorriamo di queste cose non per fare disquisizioni e nemmeno particolari riflessioni. Non ci interessa quindi molto precisare teologicamente il concetto di verità e tanto meno quello ancora più intricato, di libertà.
Abbiamo Fede, con semplicità e umiltà, che la verità fondamentale, quella che veramente decide del sapere o no di Dio, dell'uomo, della vita, del mondo e di tutto il destino che segna di motivazioni l'esistenza, dal capello del capo che è «contato» alle innumerevoli stelle del firmamento che sono anch'esse ugualmente numerate, abbiamo Fede e crediamo che questa Verità è Verità rivelata.
Dio ha rivelato la Verità con la sua Parola compiendo la manifestazione quando la sua Parola si è fatta carne, in Gesù Cristo, fino ad abitare, a vivere insieme, fra gli uomini.
Crediamo che questa Verità, la sua Parola e la sua Parola fatta carne, è stata affidata alla Chiesa e al suo magistero fra gli uomini.
E' gioia magnifica, esaltante, essere venuti a conoscenza di questa Verità: è più che sentire battere il cuore questo palpitare nell'anima della Verità, è più che la sicurezza che c'è il sole questa luce a splendere nel destino della vita.
Abbiamo però anche Fede (e qui il discorso diventa rischioso e scomodo) che questa Verità, perché è Verità di Dio, così tanto esistenzialmente manifesta in Gesù Cristo, è Verità non speculativa, non a visione e nemmeno a contemplazione fine a se stessa, ma per costruzione di vita, di esistenza, di storia.
E' verità non a luce fredda, lunare, ma di sole riscaldante, fecondante: dà di poter nascere, vivere e morire, nella realtà più vera, a spiegazione totale dell'uomo e dell'umanità.
E' a seguito di questa potenza creatrice che la Verità deve necessariamente fruttificare la libertà, questa condizione assoluta dalla quale, e proporzionalmente l'uomo è uomo e l'umanità è umanità.
Il Cristianesimo è Verità e Libertà.
E' una fede che praticamente, a poco a poco, si è fatta strada nell'anima nostra. E quanto più l'abbandonarci e l'affidarci alla Verità ci ha dato misure di libertà per un progresso di liberazione dentro e fuori di noi a seguito di un convincerci sempre di più che il Cristianesimo può essere liberazione vera e totale di tutto l'uomo e di ogni uomo, tanto più la Fede è cresciuta e la gioia di essere cristiani e la gloria di essere preti.
E' veramente penoso e incomprensibile (a meno di non fare considerazioni spiacevoli) che la Gerarchia, il Magistero della Chiesa, che insegna la verità e autorevolmente e infallibilmente e quindi a richiesta di adesione totale, si sorprenda e a volte intervenga pesantemente nei confronti di un progredire di liberazione che inevitabilmente la Verità non può non fruttificare.
E' nella presa di coscienza della Verità insegnata e accettata che si maturano misure e valori crescenti di libertà.
Assolutamente inarrestabili o inquadrabili in limitazioni stabilite, se la Verità erompe e s'irradia fino a diventare sole alto all'orizzonte.
E logicamente, perché la Verità cristiana non è fatto personale, individuale, ma espansione universale, logicamente perché il lottare per una liberazione umana, per la costruzione di un'umanità liberata, è dovere di fedeltà, di obbedienza alla verità, alla «Verità che fa liberi».
La Chiesa ha lottato e tanto sofferto per la difesa e la conservazione esatta e fedele del deposito della Verità rivelata e quindi della Verità. Assai meno (per dire benevolmente del problema così spinoso e penoso) nella sua storia ha lottato e sofferto perché la sua Verità (che è quella di Cristo) significasse e realizzasse liberazione fino a essere libertà nel mondo (e non soltanto evidentemente a lottare per le proprie libertà, sia pure religiose).
E' arrivato il tempo (ed è il segno del crescere del Regno di Dio fra gli uomini e dell'essere la Chiesa sempre più concretezza storica, continuità del Mistero di Cristo e realtà visibile della sua Risurrezione) è arrivato il tempo in cui la Chiesa è chiamata (e Dio voglia che non declini questa chiamata a seguito del temporalismo degli uomini) ad annunciare con fermezza e chiarezza la Verità e a lottare perché questa Verità infallibilmente posseduta e in-segnata, porti e fruttifichi nell'uomo e nell'umanità la libertà, offrendosi come un pugno di lievito di liberazione, luce luminosa splendente di libertà, sale buono a liberare la terra, città sul monte alla quale guardare per imparare ad essere liberi.
Il discorso, lo sappiamo bene, può essere molto più precisato e quindi molto più chiaro. Lo facciamo intanto per abbandonarci a sognare la Chiesa testimonianza di Verità e lotta perché la Verità sia liberazione.
Sta il fatto che la nostra fedeltà alla Chiesa sul piano di Fede e nella concretezza della nostra vita. intendiamo viverla come cristiani adulti e preti convinti e cioè, presunzione a parte, come gente estremamente sicura che quel poco di libertà che si trova nella propria vita e quell'impegno di lotta, sia pure così tanto insignificante, per la liberazione dell'uomo e dell'umanità, lo deve all'avere accolto - chissà quanto poteva e doveva essere di più - la Verità di Dio e di Cristo come ragion d'essere della propria vita.
Non vorremmo fare - e ogni cristiano, ogni prete, ogni vescovo, tutta la cristianità e più che sia possibile ogni uomo bisognerebbe che non facesse come Pilato quando rivolse a Gesù la domanda: che cos'è la verità?
E non aspettò la risposta perché forse intuì che il discorso lo avrebbe scomodato assai: forse sospettò che Gesù gli avrebbe parlato di Verità che fa liberi
E ai pilati, gente del potere e dell'autorità, questa Verità che libera non piace troppo.
La Redazione
in Lotta come Amore: LcA ottobre 1972, Ottobre 1972
Luigi Sonnenfeld
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