Pastorale operaia

Una proposta respinta

Pubblichiamo un progetto, appena indicativo di possibilità d'impiego di gruppi, o individualmente, di preti operai, o, come qualcuno con particolare profondità teologica vuol dire, operai preti o come la raffinatezza ecclesiastica che ha paura di inquinarsi la bocca pronunciando la parola "operai" accanto a quella "preti", preferisce chiamarli, preti al lavoro.
(Digressione: nessuno però sbatte gli occhi e inorridisce, come sarebbe giusto e doveroso fino allo scandalo, quello che brucia l'anima, se un prete viene chiamato tenente, capitano, maggiore e un Vescovo viene classificato "castrense" e è un generale dell'esercito. Sarebbero problemi di pastorale operaia a pensarci bene anche questi, come tanti e tanti altri).
In una riunione di preti operai (di preti cioè che si guadagnano il pane col lavoro manuale e non col ministero sacerdotale) questo progetto è stato respinto perché, fra i tanti motivi, troppo qualificante nelle scelte e troppo coinvolgente con la Chiesa, irrimediabilmente compromessa nelle realtà all'opposto di quella dei poveri, degli operai ecc.
Siamo certi che non vi è Vescovo in Italia così sensibile ai problemi operai in rapporto alla Chiesa, da essere disponibile a rischiare nella propria diocesi una presenza di preti nella classe operaia, impegnati scopertamente sul tipo di pastorale così come viene indicata da questo progetto. Siamo certi che se un gruppo di preti operai dichiarasse pubblicamente questa base ideale e d'impegno e si collocasse con questa "pastorale" nella nuova pastorale che la gerarchia e gli specialisti stanno architettando, non potrebbe non venire pesantemente respinto dalle "forze dell' ordine".
E' una semplice constatazione del come stanno le cose: per l'amor di Dio, nemmeno per sogno il voler insistere a favore del nostro progetto sul gruppo o sui singoli fratelli preti operai e tanto meno per tentare di sgomentare la grossa fatica di chi è stato incaricato di costituire nelle diocesi la nuova pastorale nel mondo del lavoro ecc. o di creare preoccupazioni nella gerarchia ecc.
Onestamente e francamente per aiutare e aiutarci a vedere come stanno le cose e quanto la frattura e la lontananza del vero mondo operaio sia impressionante nei confronti della Chiesa, dal momento che preti operai (che pure e per ovvie ragioni, senza offesa di nessuno, sono gli unici a poter capire qualcosa del lavoro e dell' enorme problema umano e religioso che travolge l'umanità che vi si logora dentro) dal momento che preti operai si sentono in coscienza in così gravi e pesanti difficoltà. Se queste cose succedono al legno verde, cosa sarà di quello secco?

PROGETTO DI QUALIFICAZIONE
DI UN GRUPPO DI PRETI AL LAVORO

1 - affermiamo con chiarezza la nostra Fede cristiana.
2 - ci sentiamo profondamente consapevoli del significare e della portata di una scelta cristiana di vita.
3 - ci rendiamo conto con piena responsabilità della misura totale di impegno cristiano che la scelta di una vita sacerdotale comporta.
4 - ci dichiariamo uniti alla Chiesa, popolo di Dio e quindi uniti ai Vescovi che ne fanno parte con il loro carisma particolare.
5 - la nostra scelta - a seguito di una responsabilizzazione personale - è di un servizio in dono totale di se stessi e impegno al di là di ogni misura anche della ragion d'essere della propria vita, nella realtà storica dei poveri e quindi attualmente della classe operaia.
6 - intendiamo portare e vivere questa nostra scelta anche nella realtà della Chiesa istituzionalizzata: costatando nella Chiesa una notevole identificazione con la civiltà capitalistica chiaramente non cristiana e non cristianizzabile.
7 - ci distinguiamo da tutto quello che nella Chiesa è potere economico, politico, amministrativo, realtà storica di dominio, di privilegio, di autoritarismo.
8 - dichiariamo che la scelta della vita operaia come realtà e impegno e dedizione e servizio di vita sacerdotale ci crea delle gravi perplessità ad accettare una missione pastorale normalmente intesa, anche semplicemente attraverso un invio personale da parte del Vescovo, riconoscendo una impossibilità di azione pastorale legittima da parte della Chiesa nella classe operaia, perdurando le compromissioni della Chiesa stessa con il potere economico e politico del capitalismo.
9 - rifiutiamo quindi di essere considerati facenti parte del «Gruppo dei sacerdoti per la pastorale nel mondo del lavoro» come dal documento progetto della C.E.I dell'8 maggio 1971.

10 - diffidiamo quei Vescovi che intendono strumentalizzare la nostra fatica nella classe operaia considerandola e indicandola come pastorale della Chiesa nel mondo del lavoro, volendo noi respingere qualsiasi tentativo di copertura della Chiesa istituzionalizzata, che comporterebbe un solidificare della Chiesa ciò che deve essere demolito e significherebbe tradimento nei confronti della lotta di liberazione della classe operaia per un favorire una realtà storica d'oppressione e di sfruttamento come è considerata la Chiesa dal monda dei poveri e degli oppressi.
11 - qualifichiamo il nostro gruppo come un movimento di spinta e di pressione a tutti i livelli senza esclusione di metodi, pur nel rispetto totale della libertà di tutti, all'interno della Chiesa intesa come popolo di Dio, in tutto quello che la Chiesa deve significare per il mandato di Cristo e come continuità della Sua presenza fra gli uomini, circa la giustizia, la libertà, l'uguaglianza, la pace...
12 - dichiariamo una disponibilità totale per un coinvolgimento completo e cioè fino alle misure della Fede cristiana e di una scelta sacerdotale di vita cristiana nel mondo, nella classe operaia, da realizzarsi in piena libertà e in risposta unicamente alla propria coscienza, circa i problemi operai, sindacali, politici, ecc .....
13 - siamo certi con piena sicurezza umana, cristiana e sacerdotale: 1°- di una assoluta possibilità di fedeltà totale alla Chiesa, così come Gesù Cristo l'ha pensata e voluta e come storicamente deve cercare di attualizzarsi in una conversione incessante e 2°- di una possibilità di una fedeltà totale alla realtà storica dell'umanità nella sua lotta instancabile di liberazione e di redenzione, fino alle misure di sincerità di una Chiesa che sia realtà di Dio vero e di umanità vera.
14 - il piano operativo concreto di impegno e di attività rimane programmabile dalle riunioni di gruppo a livello nazionale, regionale e dietro indicazioni locali e personali attraverso le quali tutto il gruppo può essere sensibilizzato fino a partecipazioni unitarie.
15 - questa proposta rimane aperta a tutti i rimaneggiamenti necessari perché possa essere nelle condizioni indispensabili per ricevere consensi e adesioni ad un gruppo qualificato di preti al lavoro nella condizione operaia, artigianale, agricola in Italia.


in Lotta come Amore: LcA settembre 1972, Settembre 1972

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