Agendo di propria iniziativa nelle loro diocesi 6 vescovi cattolici degli Stati Uniti hanno risposto pubblicamente con dure prese di posizione o di condanna alla decisione di minare i porti del Nord-Vietnam e all'intensificazione della guerra.
Mons. HOGAN, di Rochester - insieme ad altri religiosi -, ha redatto una dichiarazione e l'ha portata lui stesso a Washington, per consegnarla personalmente ai rappresentanti del governo. Il documento, tra l'altro, afferma:
"Gli Stati Uniti e la Russia vanno accusati di servirsi dell'infelice popolo del Nord e del Sud Vietnam per il loro tragico gioco di guerra". "Noi pensiamo che la recente azione del nostro governo faccia capire chiaramente quanto questa guerra sia immorale e inumana". "Noi andiamo a Washington perché siamo profondamente sconvolti a causa dell'intensificarsi da parte del nostro paese della guerra nel Vietnam. Più bombe vogliono dire esattamente più sofferenze, mutilazioni, fame, separazione e morte per madri, bambini, vecchi e più vittime fra i soldati ".
Mons. BEGIN. di Oakland, ha redatto un documento con la commissione diocesana per la giustizia sociale in cui si fanno tre richieste:
- Al Presidente Nixon, la richiesta della immediata e unilaterale cessazione del fuoco, il ritiro delle truppe, l'impegno di portare il problema del Vietnam al Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
- Al Papa Paolo VI, la richiesta di far pressione per il cessate il fuoco e di indire una veglia di preghiere e di digiuno perché sia messo fine alle uccisioni.
- Al segretario dell'ONU Waldehim, la richiesta di adoperarsi per far capire che quando due o più nazioni della comunità mondiale continuano ad uccidersi in misura crescente, è in questione un problema che riguarda tutto il mondo.
Mons. BUSWELL, di Pueblo, ha fatto alcune dichiarazioni ad un giornale: "lo sono uno di quegli americani - ha detto - nel cui nome vengono sganciate le bombe ed ho le mie forti obiezioni di fronte a questa uccisione indiscriminata e di massa. E' tempo che gli americani chiedano di essere ascoltati e che si metta fine a questa guerra, alle uccisioni e alla disumanizzazione di un intero popolo".
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Nel suo lungo e faticoso viaggio intorno al mondo iniziato nel marzo del 1971 questo indiano domanda con calma determinazione a tutti i responsabili politici che incontra nel suo viaggio, il disarmo generale e simultaneo e la cessazione del commercio delle armi. Può sembrare una amabile utopia ma la vera speranza Ramsahai la ripone nel popolo: «E' venuto, il tempo dell'uomo semplice; il destino dell'umanità è nelle sue mani. E' giunto il momento nel quale egli deve esprimersi con la parola e con le azioni contro l'abuso crudele della conoscenza scientifica. Egli deve essere deciso a non accettare nessun tipo di guerra e a lavorare per eliminarne le cause. lo tengo a dire al popolo che lui è il vero sovrano, lui deve fare sentire la sua voce per la pace mondiale. Deve erigersi coraggiosamente contro lo spreco insensato rappresentato dalle attività militari»,
(da «Croissance des jeunes nationes», giugno 1972).
La lotta dei braccianti
I boicottaggi organizzati dalla UFW (l'unione dei braccianti della California) che hanno avuto origine dallo sciopero per la raccolta dell'uva, si sono dimostrati gli unici mezzi effettivi e non violenti attraverso i quali i lavorate americani più poveri e più sfruttati hanno potuto ottenere alcune delle sicurezze delle quali usufruiscono altre categorie di lavoratori.
Nel 1935 i grandi proprietari terrieri riuscirono a fare escludere i braccianti agricoli dallo statuto federale che garantiva il diritto ad organizzare e contrattare il lavoro collettivo. Il famoso sciopero della vendemmia organizzi dalla UFW che iniziò nel '65 e finì nel '70, con la vittoria dell'unione, ruppe la catena dolorosa di miseria e lamenti. Il boicottaggio nazionale dei consumatori dell'uva da tavola fece il resto. I produttori potevano ancora contare sullo stato e sulle strutture locali di potere (polizia, pubblici ufficiali e giudici); per i loro raccolti potevano anche importare migliaia di messicani disperatamente poveri con la connivenza delle autorità all'immigrazione. Potevano perfino vendere migliaia di partite extra all'esercito degli Stati Uniti che aumentò enormemente la sua richiesta di uva. Ma nonostante questo i milioni di individui e le migliaia di istituzioni che smisero di comprare l'uva da tavola per appoggiare i braccianti della California, diede. all'UFW potere economico bastante a forzare i contrasti dei recalcitranti produttori. Fu proprio il boicottaggio che muovendo la coscienza della gente, preoccupata di assicurare la giustizia a questi uomini che raccoglievano il cibo da loro consumato, diede all'unione la capacità di resistere attraverso un potere che è di tipo non violento, nato da gente che lotta insieme mossa da un amore per la giustizia abbastanza forte da accettare il sacrificio. Per molti l'elemento sacrificio fu minimo: non scegliere un certo negozio quando vi trovano il gruppo di picchettaggio,o a volte, rinunciare all'uva, a un certo vino, o alla lattuga. Per i sostenitori attivi significato dare tempo ed energia ai lunghi picchettaggi e alle dimostrazioni. Per i dimostratori del boicottaggio, i braccianti agricoli e i volontari, il sacrificio è stato più tangibile: portare avanti un giorno dopo l'altro il faticoso e frustante giro di picchettaggio, di volantinaggio, di coscientizzazione, tentando di interessare cittadini indaffarati, che non avevano mai considerato da dove veniva il loro cibo nelle così dette famiglie bene che spesso parlano una lingua, o sono di un'altra razza. Per i braccianti, poi, darsi all'unione ha quasi voluto dire rischiare la vita: il licenziamento, l'arresto, l'entrare nelle liste nere; affidare, proprie famiglie, la possibilità di cibo e di alloggio all'assurda speranza che 1'unione non sarebbe stata un'altra chimera ma che li avrebbe guidati attraverso una lunga lotta, è durata cinque anni.
La vittoria dell'Unione ha provocato da parte dei produttori, un nuovo tentativo di distruggerla. Il nuovo consigliere generale dell'Unione produttori, nominato da Nixon sta tentando di fare dichiarare illegale il boicottaggio dell'UFW. Mentre i braccianti pensano di avere buone probabilità di successo affrontando subito un processo, non possono permettersi di sostenere una lunga battaglia legale che può durare degli anni. Così, dopo una breve pausa comincia la lotta per la sopravvivenza dei braccianti agricoli della California. Cesar Chavez ritiene il partito Repubblicano responsabile di questo nuovo attacco all'Unione sta montando una campagna nazionale per denunciare pubblicani. Se questa minaccia di battaglia legale non é ritirata Chavez ha. promesso di portare 25.000 braccianti al Congresso Repubblicano che si terrà a San Diego in agosto. Jim Drake, direttore della UFW ha detto: «Nixon e i suoi complici hanno deciso di dare battaglia ai braccianti e noi accettiamo la sfida. In qualsiasi punto del paese parlerà un candidato repubblicano noi saremo lì per domandargli: «perché il suo partito vuole levare ai braccianti la loro Unione?». Il partito Repubblicano può avere un piano per distruggerci. e forse ci riusciranno, ma Cesar Chavez garantisce che trascinerà in questa sconfitta alcuni senatori e deputati repubblicani. Per noi boicottare vuol dire sopravvivere, per questo lotteremo per salvare il diritto al boicottaggio». .
(dal « Catholic Worker », aprile 1972).
in Lotta come Amore: LcA giugno 1972, Giugno 1972
Luigi Sonnenfeld
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