Lottare tutti

E' una vocazione questa della lotta che è tutto uno con la volontà di Dio che ci ha chiamati alla vita.
Nessuno che vuol essere vivo e vivente può eludere questa chiamata, tirarsi fuori da questa vo-cazione fondamentale che è nella carne e nel sangue, nel destino della realtà umana.
Che poi l'uomo sia ridotto ai livelli animali per cui questa lotta per la vita è per il mangiare e il bere, la casa ecc. e cioè sia tutta nella sopravvivenza fisica per la stragrande maggioranza dell'umanità e per le misure senza limiti e senza incertezze del benessere fisico della minoranza privilegiata e sfrut-tatrice è questo il segno massimo dell'inciviltà, della condizione di vita dell'uomo delle caverne, dell'età della pietra.
Perché non molte cose in ordine a questa lotta sono cambiate, e forse cambieranno, a parte i metodi diversi di strappare dalla bocca degli altri quello che serve alla propria indigestione.
La storia del ricco Epulone e di Lazzaro, raccontata da Gesù, è la storia dell'umanità da sempre, da che uomo è uomo e cioè animale feroce.
Che la chiamata alla lotta che Dio ha nascosto nell'istintività alla vita sia questa lotta e si risolva tutta in quella lotta, è offesa a Dio e è oltraggio all'uomo. Che storicamente sia l'unica lotta che l'uma-nità con accanimento e selvaggiamente combatte, indica con evidenza spietata la drammaticità del co-siddetto "peccato" e cioè di quel rovesciamento della volontà di Dio per stabilire la volontà dell'uomo che è sempre e soltanto questa: l'uomo vuol essere un lupo per l'altro uomo.

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La prima e più fondamentale lotta da combattere, per chi ha intuito nel pensiero di Dio la motivazione vera che spiega l'esistere umano, è la lotta contro questa lotta selvaggia per strapparci di bocca gli uni gli altri il boccone di pane, per riempire i propri granai fino alla sovrabbondanza e lasciare morire di fame chi ha seminato e mietuto il grano.
Tirarci fuori da questa lotta contro lo spaventoso, infernale egoismo che attenaglia gli uomini e li rende belve che si scatenano per il possesso della carogna, è consentire, è essere conniventi, è essere responsabili.
E' una lotta contro la lotta alla quale ogni uomo e ogni donna sono chiamati. La lotta contro la disumanizzazione dell'umanità. E quindi contro la guerra, contro l'uccidere, contro la violenza, contro la ingiustizia, la prepotenza, l'oppressione, la schiavitù, lo sfruttamento, la ricchezza, il potere, il dominare dispotico, l'imposizione armata e poliziesca, il succhiare il sangue a vene capillari o a fiumane da allagare il mondo e affogarvi ogni creatura.
Non è lotta politica come furbescamente viene classificata, per dispensarsene, coprendosi di quella virtù e di quel merito che pone al di fuori e al di sopra di ogni contesa e è invece vizio sporco di pigrizia, di irresponsabilità e di seccante non compromettersi. Vizio così benedetto nel mondo ecclesiastico e cattolico e borghese.
Non è lotta da estremisti, da contestatori ad ogni costo, per sfizio personale, per fissazione mentale, per impossibilità a starsene in pace, come un verme nel proprio buco, ben difesi, soddisfatti e pasciuti.
E' lotta che sta alla radice e decide, come nessun altro valore umano può decidere, dell'essere vero uomo e vera donna, autentica realtà umana, vera e propria umanità.

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Perché Dio ci ha creati a manifestazione del suo essere amore, a immagine viva, fatta carne e sangue, di se stesso. E quindi per ricapitolare e raccogliere nell'essere umano tutto l'universo perché attraverso l'uomo e la donna, e nell'uomo e nella donna, tutto l'universo si rapporti a Dio e diventato Amore sia lode e gloria a Lui.
E' una lotta da combattere giocandovi dentro perfino la propria ragione di essere: è la profonda lotta di liberazione che investe tutta l'esistenza per costringerla a forza di amore a essere nella linea che nasce da Dio e a Dio ritorna, compiendo l'unità, e cioè l'Amore di tutto e di tutti, in Dio.
E' la lotta che tutti gli esseri umani sono chiamati a combattere, che lo sappiano o no, che tutti combattono quando lottano contro tutto quello che questa verità di Dio, e ogni altro valore che di questa verità è segno è realtà - ostacola, contrasta, opprime e schiaccia.
E' la lotta della redenzione contro il «peccato originale» così tragicamente connaturato alla storia umana e che nel mondo combatte (e tante volte disgraziatamente con metodi tanto impazziti) chi (e sono popoli, e sono i poveri,gli oppressi, gli sfruttati, gli affamati, tutta l'umanità schiacciata dalla disumanità) chi lotta per la libertà, la giustizia, la fraternità, l'uguaglianza, e cioè che ogni uomo possa essere uomo e ogni donna possa essere donna.
«Beati gli affamati e gli assetati di giustizia perché saranno saziati»; «beati quelli che lottano per la pace perché saranno chiamati figli di Dio».
Gesù Cristo raccoglie in se stesso e nel mistero della sua vita questa realtà di lotta di tutta l'umanità e la combatte in maniere e misure semplicemente adorabili e cioè con motivazioni e valori unicamente e infinitamente Amore e con dedizione assolutamente totale. Fino a giocarvi tutto se stesso.
E la sua lotta è contro l'uomo che si ripiega e si raggomitola su se stesso chiudendosi nel proprio egoismo. E' contro l'umanità che lotta la sua guerra spietata e selvaggia, stabilita nella ricchezza e nel potere. La sua lotta è contro l'idolatria di una disumanità che adora se stessa e a se stessa sacrifica tutta l'umanità in una immolazione senza limiti, fino anche all'olocausto incensato e benedetto, come è la guerra, il potere, spietato e assoluto della ricchezza.
Il battesimo è vocazione realizzata nel diventare il corpo di Cristo, così specificato e consacrato alla lotta, che Cristo stesso nella sua carne e nel suo sangue, nella sua vita personale di vero Dio e di vero uomo, ha così appassionatamente combattuto: quella lotta di salvezza, e cioè che l'umanità sia come Dio l'ha pensata, quella lotta per «l'uomo nuovo, creato secondo giustizia e verità», per quella umanità di cui Cristo è il primogenito: quella lotta ogni cristiano, che cristiano vuole essere, è chiamato a combattere.

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A combattere senza armistizi e compromessi, con Amore inesauribile e quindi con tenacia senza stanchezza, senza mezzi termini e allo scoperto.
Lotta da combattere in se stesso perché in se stesso è forse il primo e più tremendo campo di battaglia. E poi intorno a sé, al di là di ogni limite, qui, là, dovunque, "fino agli ultimi confini della terra". Dove imperano, per dirla con S. Paolo, le potenze delle tenebre, i dominatori di questo mondo tenebroso, i principati, le potestà». (Ef. 6, 12)
Perché è comunione con Dio che lotta da sempre nel mondo per il suo infinito Amore di Padre. E' fedeltà a Cristo che è venuto nel mondo a lottare fino alla fine per lottare è morto in Croce, per continuità di lotta è risorto e è vivente, contro il peccato e la morte, in una lotta che si concluderà soltanto nella vittoria dell'ultimo giorno.
E' la realtà e verità di comunione fraterna con ogni uomo e donna, è concretezza di Amore da riversarsi in ogni angolo della terra a traboccarne il mondo.
E' l'unica vera realtà di Chiesa, questa della lotta nel mondo, perché - pugno di lievito che lotta dentro la massa di farina dell'esistenza per lievitarla -, è lotta di luce accesa a vincere le tenebre dell'orrore che rabbuia la terra.
E' questa luce (ma come specificarla e chiarirla, quando è verità così essenziale in una visione umana e tanto più cristiana della vita?), è questa lotta che decide della sincerità ed autenticità di uomo vero e di donna vera, di cristianesimo o no.


La Redazione


in Lotta come Amore: LcA giugno 1972, Giugno 1972

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