Il cuore di un Vescovo per il suo popolo

Recife, 1 maggio 1972

Ai nostri fratelli nell'episcopato
e al popolo di Dio della diocesi di Olinda e Recife.

Gravi e tristi avvenimenti ci obbligano ascrivervi ancora una volta, a breve scadenza dal comunicato che facemmo in occasione dell'espulsione arbitraria e ingiusta dal paese del nostro caro collaboratore, il padre Joseph Comblin.
Si direbbe che le autorità siano convinte che la sovversione tenda a spostarsi dal sud al nordest, e più specialmente a Fortaleza e Recife.
Si assiste nella nostra città al moltiplicarsi degli arresti, dei sequestri, delle sparizioni, specialmente di studenti e operai.
Cogliamo l'occasione per spiegare ancora una volta la ragione delle nostre denunce e dei nostri interventi.
La legge per la Sicurezza dello Stato e i decreti che hanno seguito l'Atto Istituzionale n. 5 non sono rispettati. Infatti non solo coloro che sono incaricati di eseguire gli arresti molto raramente segnalano la loro identità, ma neppure è presentato il mandato di cattura, che dovrebbe portare la data e la firma della autorità competente, con l'esposizione dei motivi. Si procede agli arresti nel domicilio delle persone, e nel caso di operai, nel luogo e nell'orario del lavoro, (come è accaduto nelle fabbriche di Torre, di Pilar e di Santista) dando così l'impressione che gli arrestati siano dei pericolosi agitatori. I prigionieri sono trattati con estrema e inutile durezza: si arriva a casi di saccheggio del domicilio, e di solito sono usate in queste operazioni automobili senza targa ufficiale. E' facile immaginare il clima di panico che regna nelle famiglie, lasciate senza la minima indicazione del luogo dove sono trascinati gli esseri a loro cari. In seguito i parenti fanno degli inutili pellegrinaggi di ufficio in ufficio, dalla polizia all'esercito, dallo stato al governo federale, là dove pensano di poter scoprire il nascondiglio delle povere vittime. Si parte dal principio che si tratti di terroristi che non meritano nessuna considerazione.
Perché questa violazione delle disposizioni che emanano dallo stesso governo? Perché, per esempio, gli arresti non sono comunicati alla giustizia militare nello spazio previsto dalla legge? E perché la giustizia militare non fa la notifica dei casi ai parenti più prossimi, o almeno ai responsabili, affinché possano provvedere l'indispensabile, per esempio la biancheria di ricambio, visto che le vittime sono state sequestrate nello stato in cui si trovavano, senza il diritto di portarsi qualcosa con sé?
Come pastori assumiamo le nostre responsabilità, in coscienza e di fronte agli uomini che depositano in noi la loro fiducia, e affermiamo che l'applicazione di torture fisiche e morali indescrivibili è la regola generale in questo paese.
Le pressioni sull'azione cattolica operaia sono in aumento: molti militanti e anche una dirigente nazionale del movimento sono stati arrestati.
Constatiamo ancora una volta che la causa della diffidenza e delle prevenzioni nei riguardi della chiesa si legano al fatto che la nostra coscienza non ci permette più di scendere a patti con strutture di oppressione che riducono i figli di Dio a condizioni infraumane, in nome del cosiddetto ordine sociale da salvaguardare.
Fino a quando l'anticomunismo sarà usato con pretesto per conservare ingiustizie che gridano al cielo? Fino a quando, col pretesto di combattere il terrorismo in nome delle autorità militari e di polizia, si utilizzeranno metodi terroristi, che non solo costituiscono un attentato ai diritti elementari della persona umana, ma ci fanno venire la voglia di esigere l'applicazione delle leggi per la protezione degli animali alle vittime di questo regime, come già chiese al tempo di Getulio Vargas il grande uomo e grande avvocato Heraclito Sobral Pinto?
Mettiamo la data del 1° maggio a questa lettera con precisa intenzione: 1) la maggior parte delle vittime sono operai e la chiesa è sempre più preoccupata per la loro sorte. 2) vogliamo inoltre esprimere nostra preoccupazione di pastori per il modello di sviluppo economico adottato dal nostro paese, il cui tributo più pesante è pagato dai piccoli, che sono senza speranza e senza voce. Appena essi cercano di esprimere una protesta (che è tra le più legittime e le più giuste) sono immediatamente trattati da sovversivi e comunisti.
Come sempre, c'è chi dirà che questa lettera un atto sovversivo da parte di vescovi che sarebbero più uomini politici che uomini evangelici. In questo giorno della festa del lavoro, ricorderemo allora a tutti gli uomini di buona volontà e specialmente ai nostri fratelli lavoratori una scena degli atti degli apostoli: "Li ammonirono dunque e proibirono loro di pronunciare parola e di insegnare in nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni risposero: Giudicate voi stessi se è lecito obbedire a voi piuttosto che a Dio. Per quello che ci riguarda, noi non possiamo non dichiarare ciò che abbiamo visto e inteso" (Atti, 4,18-19).




HELDER CAMARA
Arcivescovo di Olinda e Recife
JOSE' LAMARTINE SOARES
Vescovo ausiliare



in Lotta come Amore: LcA maggio 1972, Maggio 1972

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -