Segni dei tempi

immagine:  Segni dei tempi Le statistiche della speranza
Il problema della guerra del Vietnam ha posto i giovani americani in età di leva di fronte a un drammatico «dilemma morale»: molti di loro hanno risposto con la diserzione. Questa ha assunto le proporzioni di un vero e proprio fenomeno di massa, perché sono migliaia i giovani che hanno disertato il servizio militare. Questo fatto è motivo di immensa speranza, segno luminoso in una società violenta e oppressiva.
Le statistiche dicono che dal 1967 fino all'anno scorso ben 354.427 militari americani, o giovani che dovevano adempire agli obblighi di leva, sono stati giudicati disertori. Solo nel 1971 3.689 giovani sono stati perseguiti dalla legge penale militare per diserzione.
Mano mano che progrediva l'escalation bellica nel sud-est asiatico (invasione della Cambogia e del Laos) il conflitto diventava sempre più impopolare specialmente fra le masse delle giovani generazioni. Una testimonianza di questo disagio è stata offerta continuamente dalle gran di manifestazioni svoltesi a più riprese in molte città americane. Nel corso di queste dimostrazioni molti reduci dal Vietnam bruciarono persino le insegne dei rispettivi reparti e gettarono le ricompense al valor militare davanti al campidoglio di Washington.
Ora molti giovani, che ancora non hanno raggiunto l'età della leva, fuggono dagli Stati Uniti per non indossare l'uniforme e per non finire nell'inferno vietnamita. La maggior parte si stabilisce in Canada e in Svezia. Una recente inchiesta del dipartimento della difesa indica che negli ultimi cinque anni almeno 75.000 giovani si sono stabiliti nel Canada. Questi giovani vengono indicati col nome di "esiliati" perché è riconoscimento unanime che essi sono stati spinti ad agire così perché si sono trovati di fronte ad un grave problema di coscienza.
I nuclei più numerosi vivono a Toronto, Montreal, Vancouver, Ottawa. In Svezia ce ne sono soltanto circa 500.
Larghi consensi ha suscitato negli Stati Uniti la proposta del senatore Robert Taft che prevede l'amnistia per tutti i giovani che hanno disertato finora il servizio militare con l'alternativa di un periodo di servizio civile della durata di tre anni. Ma il Presidente Nixon, fedele alla linea «dura» ha detto di no. Egli così ha dichiarato: «Il nostro sistema politico e costituzionale ha sempre permesso che fossero concesse delle amnistie. Non vedo però come si possa essere indulgenti con quei giovani che hanno disertato mentre altri giovani erano nel Vietnam dove combattevano con onore e spesso si facevano uccidere»,
I giovani renitenti alla leva hanno capito che di fronte ad una simile durezza di mente è molto meglio andarsene al di là delle frontiere.
(da «avvenire»)

La lotta deve partire dalle officine
«Compagni operai, voi siete degli uomini e non dei robots, Pensate a cosa serve il vostro lavoro (le armi servono solo per uccidere) e all'avvenire dei vostri figlioli. Richiamarsi a dei principi socialisti, vuol dire rifiutarsi di fare della Francia un arsenale per i Sionisti, gii Arabi, i dittatori ... La vostra lotta sindacale sarà perduta se si ferma soltanto alle richieste di tipo salariale...
«Operaio di Panhard, ti hanno letto che le autoblinde inviate in Nigeria prima del luglio '67 hanno ammazzato centinaia di Biafrani?
«Tornitore dell'arsenale di Roanne, lo sai che il carro-armato fatto con le tue mani può servire al governo sud-africano contro dei negri offesi nei loro diritti?
« Sindacalista della Sud-Aviation, che gridi alle manifestazioni slogan anticolonialisti, hai mai pensato che la «Lodola» uscita dalla tua officina e venduta al Portogallo ha sorvolato la foresta dell'Angola per mitragliare altri fratelli oppressi?
«E voi tutti, dell'immensa schiera delle officine di M. Dassault, che partecipate senza dubbio alle campagne contro la fame, pensate mai quanti miliardi rubati allo sviluppo corrisponde la vendita dei «Mirages» al Brasile al Perù, alla Columbia? Dormirete tranquilli se un giorno si affrontassero mirages libici e mirages israeliani?
E voi donne, portatrici e custodi della vita, cosa fanno le vostre mani quando rifiniscono un obice, quando riuniscono i fili dei sistemi elettronici che permettono lo scoppio delle bombe? Esse preparano la morte: la morte di padri di famiglia come siete voi, di bambini come i vostri, un giorno potrebbero essere dilaniati, disintegrati.
« Operai, operaie, vorrete continuare SENZA DIRE NIENTE ad essere dei costruttori di morte, dei semina tori di lutto e di miseria, a preparare fiumi di sangue e di lacrime?
Renè Cruse


Solidarietà sacerdotale
Trentadue preti e pastori della Svizzera romanda si sono dichiarati obiettori di coscienza. Altri 4 preti e pastori hanno firmato una mozione di solidarietà con loro, pur senza seguire l'esempio. In una lettera all'autorità civile ed ecclesiastica, i 32 dichiarano di rifiutare ogni partecipazione alla difesa nazionale, convinti che essa «compromette uno sviluppo più giusto del nostro popolo e di tutti i popoli di cui siamo solidali» e che «praticamente più non serve se non agli interessi delle potenze economiche e finanziarie»,
Questa decisione comporta, nel sistema militare svizzero, il rifiuto di ogni servizio armato (periodi di corsi e di tiri) e della tassa militare. In sostituzione, i 32 hanno deciso di partecipare finanziariamente « a un organismo di nostra scelta che opera nella linea della solidarietà internazionale »,
Essi notano inoltre che « quando l'esercito interviene per ristabilire l'ordine interno, lo fa contro il popolo, in particolare contro gli operai, i contadini, i giovani ... Con il nostro rifiuto esprimiamo la nostra solidarietà con gli obiettori, vittime dell'arbitrio dei tribunali militari ». Il gesto è anche una denuncia contro i due miliardi e trecento milioni di franchi per spese militari dell'anno mentre « i crediti votati in favore della cooperazione tecnica non superano i 134 milioni ».
Sono previste varie obiezioni, cui essi rispondono. Non si tratta .di un gesto clericale: « Non vogliamo tagliarci dal popolo cristiano, ma piuttosto unirci a quei fratelli, cristiani o no, già impegnati in questa direzione »,
Non si tratta di fare politica, ma di applicare il vangelo: « Abbiamo scoperto che predicare il vangelo ha necessariamente ripercussioni nella vita sociale, culturale e politica. Una parola che non s'incarna nella realtà quotidiana, con le sue dimensioni collettive, umane e politiche, è una ipocrisia carica di complicità con tutte le ingiustizie »,
Non è un gesto che porti nuovi elementi di divisione nella chiesa, essendo stato posto in nome della solidarietà di Cristo con i poveri e « noi crediamo che l'unità si costruisca da coloro che, liberi dai tabù del nostro secolo, accettano il dialogo, cercando appassionatamente la verità che si chiama Cristo »,
(da "Settimana del clero")


La giustizia in Italia
A parte queste distinzioni politiche fra i suoi rappresentanti, la giustizia langue e crolla in Italia soprattutto sotto il peso, cieco e sordo, di una burocrazia e dei suoi doveri. L'aumento della popolazione, in certe regioni in modo particolare, l'aumento dell'immigrazione interna in certe altre, soprattutto dal Sud al Nord, aumenta il numero, il peso e la gravità dei procedimenti inevasi. Secondo Guarnera, dal 10 luglio 1970 al 30 giugno 1971 tali procedimenti sono aumentati da 395.572 del periodo precedente a 454.231, con un aumento globale dell'11 per cento. L'attività degli uffici giudiziari è nel complesso aumentata, ma i procedimenti sono anch'essi cresciuti di numero: a 834.740. da 752.860 del periodo precedente. Il numero delle cause non definite è doppio di quello delle cause affluite in un anno. 42.283, ad esempio, sono le domande di divorzio, 4.732 soltanto quelle definite con sentenza.

(da "La Prora", periodico fiorentino, Nazareno Fabbretti)



in Lotta come Amore: LcA aprile 1972, Aprile 1972

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