Fare proposte, noi che siamo un zero nella vita, tenendo conto di tutto l'ingranaggio di potenza che domina il mondo, è semplicemente ridicolo e forse anche penoso: si rischia l'ingenuità e la dabbenaggine. Eppure non possiamo, se non altro, sognarle ....
Si parlava ieri sera fra noi, durante il nostro meditare la Parola di Dio alla Messa della compromissione della Chiesa nella guerra nel Vietnam: dopo anni di lotta pazza e miserabile, si stanno macellando attualmente in misure e in modi sempre più violenti e tremendi. E' un popolo diviso da chi nel mondo pare che sia apposta per dividere, e la sua riunificazione bisogna che passi attraverso l'orrore di una distruzione di una parte o dell'altra di quel popolo.
E scavano abissi, a impedire ogni possibilità di incontro, quei milioni di tonnellate di bombe: un fossato spaventoso colmabile ormai soltanto a forza di morti.
La Chiesa. Che significato ha la Chiesa (e intendiamo Chiesa, cominciando dal Papa fino all'ulti-mo credente, compresi io, tu, noi, gli altri, tutti i cristiani) in un conflitto così orrendo, come de! resto in tutte le guerre di sempre, ma specialmente dei nostri tempi?
Ormai, quando leggo le parole di pace che il Papa ripete ad ogni occasione, da dove guarda il mondo, dalIa finestra, in piazza S. Pietro, ai messaggi natalizi e pasquali, mi viene come una specie d'insopportazione.
So bene che son parole cariche di apprensione e di angoscia paterna, ma sono parole, e forse ancora di più, perché le so accompagnate da tutta una cosiddetta attenta, sollecita, premurosa azione diplomatica. E cioè sono parole d'impegno e ricerca di pace, innocenti, ovverosia innocue, e quindi ben accettate e ottimamente sfruttate a beneficio di una parte e della altra in guerra.
Non per nulla le relazioni diplomatiche (questo maledetto modo di essere presente, la Chiesa, nelle cose politiche del mondo, questo sinistro destreggiarsi per poter rimanere sempre a galla nel gran mare del potere che domina, signoreggia, spadroneggia sull'umanità), non per nulla le relazioni diplomatiche continuano tranquillamente nei confronti di una parte e dell'altra, giustificandosi con le possibilità di salvare il salvabile, medicare le ferite, inviare soccorsi ai profughi, sollevare i prigionieri e rimanere nella possibilità di benedire e assistere (e quindi confortare il morale, il che vuol dire incoraggiare) gli eserciti di una parte e dell'altra a uccidersi meglio, fino allo sterminio.
Quando poi tutta l'attenta e premurosa azione diplomatica non rimane unicamente rivolta, e quindi determinata, da un cercare di salvare gli interessi (d'accordo, tutti gli interessi!) della Chiesa nei diversi opposti campi di battaglia che evidentemente oltre a dove i nemici si stanno scannando, si allargano alle opposte alleanze, quasi sempre fino a spaccare il mondo in due, uno contro l'altro armato.
Per non prendere posizione da una parte né dalla altra, l'unica maniera possibile e irresponsabile, anzi ammirevole, è parlare di pace, implorare la pace, pregare per la pace. E chi è che è in guerra e non dice di non cercare altro che la pace?
Anche gli americani di Nixon vogliono la pace, e difatti è per via della loro decisa e risoluta volontà di pace nel mondo che hanno scatenato la terribile guerra del Vietnam e allagano di bombe quella disgraziatissima terra, ormai terra di scarico di tutta l'immondizia guerrafondaia del mondo.
E così ogni volta che il Papa parla di pace, gli americani se lo sentono alleato nella loro impegnatissima volontà di pace nel Vietnam fatta così unicamente di guerra e della peggior guerra come quella aereo navale.
Vorremmo allora'che il Vietnam del sud fosse abbandonato alla sopraffazione del Vietnam del nord, con tutte le conseguenze del dilagare comunista in tutta l'Indocina, in tutta l'Asia, in tutto il mondo?
E' molto sciocco e da sagrestia mettersi a discutere di queste strategie e è vergognoso guardare alla storia soltanto attraverso la propria paura, giocarsi l'esistenza di popoli interi per una programmazione della propria salvezza.
Prima ancora di qualsiasi problematica, giustificatissima quanto si vuole a livelli di prudenza e di saggezza umana, c'è un dovere, realmente assoluto, anche a costo di tutto, un dovere di Fede e cioè di fedeltà al criterio di Dio e di Cristo, attraverso il quale va giudicato il mondo e tutto ciò che nel mondo succede.
La guerra va unicamente e radicalmente maledetta.
La Chiesa (il Papa e tutto il popolo di Dio) non può rimanere al di sopra della mischia a raccomandare la pace. Deve coinvolgersi in quella spaventosa sciagura prendendo posizione contro la guerra, ribellandosi contro i governi che l'hanno scatenata. Succeda tutto quello che vuol succedere.
Sicuramente avverrà che la Chiesa perderà il rispetto, la protezione, la possibilità di convivenza correrà il rischio dell'insopportazione, della respinta, della persecuzione: il che vuoi dire semplicemente la Croce.
E non è questa la ragion d'essere della Chiesa, nel mondo? Cosa vi è di più importante per il di-scepolo che essere trattato come il suo Maestro?
La tentazione che ha sopraffatto sempre la Chiesa, ma specialmente da quando è cominciata l'epoca dei concordati, è il bisogno di andare d'accordo con tutti.
Mentre il dovere della Chiesa, continuità del Mistero di Cristo nella storia, è d'essere in disaccordo con tutti, specialmente con le forze politiche, con i governi, i poteri economici, la potenza militare ...
La missione della Chiesa, e la sua giustificazione ad essere nella storia, è l'annuncio della Parola di Dio. E' una realtà profetica. E' la speranza di Cristo fra gli uomini.
Il concordato è sempre basato sulla contropartita: !'interesse vicendevole, il "do ut des" e quindi è inevitabile il compromesso, il vendersi.
La libertà da ogni accordo (e quindi da ogni concordato) è condizione indispensabile per l'autenticità e la fedeltà a questa missione.
Non voglio che il Papa - con tutto il suo prestigio di potenza mondiale a seguito dei vantaggi che possono derivare ai vari regimi, ai governi, alle correnti politiche, a chi detiene il potere, da un accordo, comunque sia, con il Vaticano, mi sia di protezione, mi comporti dei privilegi, mi salvi da difficoltà e da complicazioni, me e la mia Fede.
Di questo Papa e di questa Chiesa non so che farmene. Anzi mi complica difficoltà di Fede perché riduce il mio essere cristiano, nella terribile problematica dei rapporti fra Cristianesimo ed esistenza, a vantaggi e sicurezze, come avviene quando ci si mette setto la protezione di un forte partito politico o sotto l'ombrello di un regime al governo.
E' il momento (e quanto spesso accade, disgraziatamente) in cui vengono in mente le parole rivolte da Gesù a Pietro: «Vai via da me, satana! Tu mi sei di scandalo perché non hai i sentimenti di Dio ma quelli degli uomini».
Ho bisogno di un Papa e di una Chiesa guidati unicamente dalla Fede e da una incessante e appassionata scelta di Cristo, mi comprometta continuamente in richieste di autenticità cristiana, esponendomi al rischio, senza pietà, di rimanere allo scoperto, in solitudine disperate, in trincee avanzate, dove è quotidiano il pagare la Fede, dove l'essere cristiani è lo scontrarsi, dove l'Amore di Dio e del prossimo è lottare contro tutto ciò che non è Amore, ma odio, prepotenza, sfruttamento, oppressione, schiavitù, potere, e cioè la guerra, tutta la guerra, ogni guerra.
La Chiesa gerarchica sta sparendo da ogni possibilità di essere considerata con Fede, per questa mania protezionistica, realizzata con i guanti vellutati della diplomazia e della più consumata saggezza, dei cosiddetti interessi della Chiesa, ormai assolutamente non più conciliabili con gli interessi della Fede.
I tempi (e lo Spirito Santo) hanno finalmente dissociato la Chiese gerarchica - la Chiesa fatta di valori e di rapporti a livelli umani, terreni - dalla Chiesa, popolo di Dio, profezia vivente nella storia, realtà visibile di Cristo, pugno di lievito, luce accesa, sale della terra.
E' doveroso prepararsi a questo coraggio di Fede ad essere piccolo gregge al quale è affidato il Regno di Dio, una pietra scartata da tutti i costruttori della storia e che diventa pietra angolare.
E' una proposta, e fatta da chi aveva e ha tutto il diritto di fare proposte e di pretendere che vi si creda perdutamente fino a giocarsi tutto, rischiando in quella proposta anche la speranza. L'unica spe-ranza possibile al cristiano.
Don Sirio
in Lotta come Amore: LcA aprile 1972, Aprile 1972
Luigi Sonnenfeld
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