Lottare contro

immagine:  Lottare contro Nella ricerca di una autenticità cristiana, non si può fare a meno di avere - preghiamo vivamente di non scandalizzarsi dell'affermazione - un po' di spirito anarchico.
Il conformismo non è certamente una virtù. E se la devozione occupa un gran posto nella pratica cristiana non è detto che abbia a che fare col cristianesimo: forse è più vicina assai alla superstizione e alla magia. E' certo che vive di paura e di motivazioni personali. E' su questo filo - e spesso è strada maestra che corre l'obbedienza, fino a rasentare la passività, il famoso morire a se stessi compresa la sepoltura, per poter realizzare un fatto di Fede, che sa più di occhi bendati che di visione.
Ribellarsi spesso è semplicemente doveroso: è come scuotersi da un assopimento per troppi tran-quillanti ingeriti. E' necessario riprendere coscienza, prendere in mano risolutamente le proprie responsabilità e stabilire scelte chiare, precise, inconfondibili, prima di tutto davanti a se stesso, davanti agli altri, alla vita perché - e con tutto il coraggio che occorre - si tratta di scelte davanti a Dio, anzi di scelta di Dio.
E' allora che diventa inevitabile lottare contro.
Così, senza poter stabilire contro chi, perché, semplicemente, contro tutti e contro tutto. Non è il caso, davanti a questa decisione di lotta contro tutti e contro tutto, richiamare l'attenzione su possibilità di squilibri psichici o di rivalse psicoanalitiche per complessi di repressioni infantili o di insuccessi senili: sarebbe molto sempliciotto e anche troppo comodo.
E nemmeno va bene, visto il fenomeno da una altra angolatura, tentare un compatimento nei confronti di questo mettersi contro, rifacendosi ad una ricerca di influenzamenti vari che il tempo che stiamo vivendo, travolto così tanto da spiritismi rivoluzionari, riverserebbe anche nella problematica cristiana e in chi cerca indicazioni nuove o perlomeno allineate ai tempi che corrono.
E' semplicemente assurda ogni e qualsiasi interpretazione che non nasca dal desiderio, dalla volontà, dalla gioia di una riscoperta di Cristo e di tutto il suo mistero di vero Dio e di vero Uomo.
E cioè da una visione di Gesù Cristo che lo intravede, lo conosce e lo ama perdutamente fino a raccogliere da Lui, e soltanto da Lui, la totalità più assoluta di ogni motivazione per le proprie scelte, le proprie sensibilizzazioni, le possibilità uniche delle proprie concretizzazioni.
Si diceva all'inizio della necessità di un po' di spirito anarchico. Ma era così, tanto per intendersi fin dalle prime parole. Perché realmente Questo imparare a mettersi contro, questa necessità del ribellarsi, questa inevitabilità del contrasto e della lotta, lo impariamo (e vorremmo tanto scoprirne tutta l'adorabile violenza, forte e tenace come l'Amore di Dio).da Gesù Cristo.
Basta cominciare a leggere il Vangelo con animo pronto, con il cuore aperto, disponibili a che lo sconquasso, il rivoluzionamento, il terremoto che inevitabilmente comporta il coinvolgersi di Dio in tutta la realtà umana, entri e si allarghi e s'impossessi della propria vita, e immediatamente appare un Gesù Cristo assai diverso dai devozionalismi pietistici dei manuali di preghiere e delle immagini a sacro cuore illuminate di candele.
Un Gesù Cristo assai diverso dalle liturgie vecchie e nuove, a parate impeccabili rammollite di canto gregoriano o comunitarie sentimentalizzate di canzoni.
Un Gesù Cristo forte e coraggioso che cammina sempre e violentemente contro corrente, di traverso contro la storia, che lotta contro ogni sorta di potere, respinge con disprezzo la ricchezza, si confonde soltanto col popolo e anche dal popolo rimane libero e indipendente.
Un Gesù Cristo che fin dalla nascita è come un segno di contraddizione e è posto a rovina e risurrezione di molti e la sua solitudine, perché è contro tutti e contro tutto, rivolto liberamente e totalmente a Dio, è appena consolata da povera gente, perché è nulla la povera gente; dai bambini, perché che importanza hanno i bambini, da due ladri, nella morte, perché crocifissi anche loro come Lui
Non riusciamo a capire (e a perdonare alla chiesa perché si deve avere avuto paura di questo Ge-sù Cristo che apertamente lotta nelle piazze, impreca contro il fariseismo, l'intellettualismo, il legalismo. Tira avanti le sue cose - sono le cose di Dio - indipendentemente dal potere religioso, civile, militare e così spesso fortemente in contrasto e in lotta, che deve fuggire, fuggire continuamente per liberarsi dal loro odio che lo cerca a morte.
Non è una vita pacifica quella di Cristo. Non scorre tranquilla, d'accordo con tutti. Vi sono contrasti irrimediabili, vi sono lotte accanite, scontri micidiali fino alle misure estreme del concludersi con la croce.
E che sia stato Lui ad essere ucciso e non Lui ad uccidere i suoi nemici, non è sicuramente per meravigliosa pazienza, splendida bontà, esempio d'incredibile dolcezza, è invece e soltanto tipo e realtà e inflessibilità di lotta, tenace fino alla morte. E' realtà di una lotta che vuole essere indicazione di tutta una lotta, capace unicamente di vincere perché totalmente e infinitamente Amore.
E' per realizzare una lotta e insegnarla e propugnarla, perché è la lotta di Dio per la salvezza dell'uomo e dell'umanità.
Gesù Cristo è Dio che è venuto a vivere e morire fra gli uomini, è chiaro, non per sdolcinare e sentimentalizzare di religiosità la vita, ma perché l'Amore di Dio (cioè tutto quello che Dio è, e si tratta di Dio!) entrasse nelle sistemazioni fatte dagli uomini a sconvolgerle con lotta implacabile fino a fruttificare l'uomo nuovo, l'umanità vera.
Come un campo dove tutto vi cresce e vi prospera a landa selvaggia, arato, ribellato, trafossato per terra buona a buon grano. .
Il problema è gravissimo e terribilmente più grosso di noi. Evidentemente non pensiamo che siamo noi a scoprirlo, a chiarirlo, a risolverlo.
Non possiamo però non cercare di guardare a Gesù Cristo credendo a Lui interamente e unicamente. Di tutto quello che di Lui non troviamo nell'insegnamento della Chiesa, nei libri di teologia, nella educazione cristiana e sacerdotale che ci è stata data e specialmente nella costatazione. del come è andata e va avanti gran parte (per non dire le quasi totalità, almeno quella pubblica) della esistenza cristiana ed ecclesiale, cerchiamo qualcosa nella preghiera, nella penetrazione della Parola di Dio, nella celebrazione Eucaristica e quindi e appassionatamente nella Fede e nell'Amore alla persona di Gesù Cristo.
Adoriamo questa realtà di contrasto, di lotta incessante, di scontro implacabile, perché vi avvertiamo i segni inequivocabili della fedeltà di Dio nel suo Amore per l'umanità, vi avvertiamo la serenità (e non può essere che così) della presenza di Dio fra gli uomini della non paura, del rischiare tutto, del giocare tutto, con la libertà più assoluta da tutto e da tutti. Crediamo che il Figlio di Dio è venuto a vivere sulla terra per proporre agli uomini com'è che si può essere figli di Dio.
Lottare contro non è segno di scontento, di risentimento, di polemica e cose del genere, è semplicemente cercare di camminare sulla sua strada, rifarsi alle sue indicazioni, continuare, sia pure tanto indegnamente, la sua storia.
Lottare contro è accettare Gesù Cristo non come un tranquillante risolutivo per le proprie problematiche e rappacificante fra gli uomini, quasi ad essere Lui a sbollire velleità ribelli e rivoluzionarie. Lottare contro è accettare Gesù Cristo come provocazione nella propria vita fino all'impossibilità di vivere in pace, raggomitolati nei propri tornaconti, come provocazione nel vivere sociale per un rivoluzionamento permanente, implacabile, anarchico in ricerca appassionata unicamente di Dio, Esattamente come Lui, l'unico uomo apparso nel mondo veramente, autenticamente, totalmente libero e liberante. Forse perché Dio.
Non sappiamo bene come è possibile realizzare questo lottare contro. Sappiamo bene di non essere gente libera, al di là di tutte le cose, ma specialmente, più che di ogni paura (ché la paura sta svanendo sempre più), al di là di ogni ritegno, di ogni saggezza e prudenza, con il coraggio semplice e forte del «sì, sì, no, no» e del bambino, dell'innamorato, del pazzo...
Ecco, forse, non sappiamo e non riusciamo ad essere questo lottare contro perché non amiamo a sufficienza, non amiamo con la misura indispensabile e con la passione struggente tutto ciç contro cui è così tanto imperativo lottare. E' realmente un problema di Amore.
Chiediamo a Gesù d'incontrare amici con i quali mettere insieme e accendere sempre di più questa violenza di Amore che ci costringa a questa realtà di lotta incessante.
Ci dispiace che queste idee, che pur abbiamo chiarissime, nell'anima, ci vengano espresse tanto confusamente: ma è come dipanare una matassa ormai tanto aggrovigliata: inevitabilmente ci vuole molto tempo e tanta pazienza. E non stancarsi e tanto meno arrendersi.




La Redazione


in Lotta come Amore: LcA aprile 1972, Aprile 1972

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