Gente del Vangelo

immagine:  Gente del Vangelo 1 - La folla
Mi è parso sempre indicativo per una presenza della folla nel Vangelo, il fatto che Gesù si perda in mezzo ad essa per trent'anni vivendo nascosto nel seno dell'umanità, presenza invisibile eppure tanto precisata fin dall'inizio.
E' cosi decisa la sua risposta a Maria e Giuseppe che lo cercavano fin nel tempio in mezzo ai saggi d'Israele, da illuminare il momento dn cui si stacca da questo anonimato per alzare la sua voce in mezzo alle moltitudini. «Non sapete che devo curare le cose del Padre mio?» questa attenzione, non di un momento, ma già di una vita tanto da giustificare l'esclamazione del Padre: «Ecco il mio figlio diletto, in lui mi sono compiaciuto».
Questa vita immersa nell'umanità, eppure mai soffocata o schiacciata nel suo motivo fondamentale.
Indicazione di un 'luogo' - l'umanità - e di un modo - l'attenzione al Padre-, così tanto decisivi nella nostra vita fino ad essere le due linee in cui si precisa un impegno e si indirizza un'intera esistenza.
Pure viene il momento in cui quest'umanità diventa folla, acquista dimensione concreta e preme assetata di speranza, di fiducia, di consolazione. E' il momento in cui il tempo viene letteralmente mangiato e l'attenzione al Padre espressa in preghiera, nella notte inoltrata, in un ritaglio faticosamente salvato agli altri.
So di dovermi abbandonare ancora tanto a quest'incontro con la folla senza difendermene e lo chiedo sempre per me e per la Chiesa tutta, per questa umanità che porta con sé tanto dolore, per folle sbandate e senza pastore. Mi rendo conto che è prova di fede che la vita porta con sé un rapporto che si sbriciola, mai fino al punto di esser vissuto unicamente come rapporto personale, sempre presenza nell'umanità.
Viene sempre il momento in cui la fiducia si sente tradita e la consolazione si muta in delusione rabbiosa. Il momento in cui il seme rompe la crosta del terreno, una realtà nuova si affaccia all'orizzonte e la folla, come la persona, non è più capace di contenere nel suo cuore la luce senza dover compiere la fatica di una scelta.
Questa legge di crescita che impedisce la definizione conclusiva di ogni rapporto, che ci pone sempre in cammino, sempre più immersi nella vita, in mezzo alla gente, sempre più a misura d'umanità.
Dovrebbe essere tanto la vita di ogni cristiano e della Chiesa tutta questo essere nella vita come lievito mai stanco di fermentare, sale che non perde il suo sapore. Possibilità di essere per folle stanche e distratte da tante illusioni, la speranza vera che non delude.
Questa folla nel Vangelo che è sempre sullo sfondo, eppure tanto protagonista di una vita, ed è quella di Gesù, vissuta nella prospettiva di un incontro con tutti gli uomini.
Purtroppo spesso ci tiriamo indietro dal confronto con questa realtà, quasi timorosi di uscire allo scoperto, senza essere più difesi dalle quattro mura che ci sono familiari.
C'è ancora tutto un linguaggio da scoprire, e le parole non son certo la cosa più importante, perché questo incontro si realizzi in amore fecondo di speranza e di fiducia rinnovata. Speriamo di poterlo raccontare, tra poco, anche se è tanto balbettare povere cose di una vita che vuole perdersi. La folla degli operai che la sera salgono ai piccoli paesi intorno, i pescatori arrivati ora dalla Sicilia per il pesce azzurro, gli studenti che ciondolano a mezzogiorno verso casa. E poi quelli che sperano nella primavera per un po' di fortuna dopo aver scampato in qualche modo la stagione morta, la povera gente abituata alle briciole.
I malati, la gente impedita, una folla senza volto, dispersa e nascosta, nelle mani di qualche persona buona.
Dare un'anima a questa folla, gregge stanco, svuotato di dentro fino a sentire pudore nel nutrire speranze. Raggiungerla quest'anima sepolta dalla fatica e dal disprezzo, vivendo dentro questa folla con l'unica prospettiva di portarla alla luce e di metterla bene in alto. Accoglierla, quest'anima, in coloro che la portano nel cuore a illuminare la loro vita, la casa, le loro semplici cose.
Perché abbia un senso la fatica e la morte di uomini e donne e ogni gesto che consuma la vita sia un momento di lotta per un mondo diverso, per una speranza che può battere solo nel cuore di povera gente.
Un lavoro immenso, paziente, e c'è già chi lo tira avanti da un anno, da due, raccogliendo in comunione la vita sbriciolata di tanti.
Un lavoro che comincia sempre di nuovo e sempre è troppo poco per avere un peso, per poter contare, apparire, infiammare.
E' proposta tirata avanti ogni giorno per crescere almeno in fedeltà. E' cammino di uomini soli a soffrire le ansie di tanti, è meraviglia continua per la vita nascosta da Dio nelle pieghe dell'umanità,. è amore per questa folla e sono tutti gli uomini.




Luigi


in Lotta come Amore: LcA marzo 1972, Marzo 1972

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