Carissime sorelle, Piccole Sorelle di Gesù. Sono salito volentieri sulla collina di Bargecchia, appena alle spalle di Viareggio, per vivere con voi l'incontro, nella chiesa parrocchiale, in occasione del quale avete ricordato i 50 anni della prima professione e Carla Francesca, nata come voi a Bargecchia ma in anni più recenti dei vostri, ha pronunciato i voti perpetui.
Una festa davvero simpatica, partecipata nell'accoglienza che le famiglie del paese hanno voluto dimostrare ospitando nelle loro case la trentina di Piccole Sorelle convenute per l'occasione e offrendo la cena a tutti gli intervenuti.
Durante la messa concelebrata, ogni tanto, mi sorprendevo a sbirciare, in alto, nell'incavo dell'abside affrescato più di cinquant'anni fa da don Sirio, allora vostro parroco a Bargecchia. Quella "Trasfigurazione" ancora così piena di vita, di movimento, lasciata da Sirio come un ultimo gesto di amore:
"Vogliate bene a Gesù sopra tutte le cose. Vi ho tanto parlato di Lui! Perché crediate in Lui e Lo amiate: il Figlio di Dio, Colui che ama in maniera infinita ciascuno di voi. Ve ne ho dipinta - più grande e più bella che mi è stato possibile - la dolce Immagine sullo sfondo della vostra Chiesa: ogni volta che alzate gli occhi a guardarla abbiate un palpito d'Amore a Lui anche per me". E' stato come ritrovarci insieme, ancora una volta, per ripartire e scendere dalla collina della nostra vita, delle nostre radici. E mescolarci di nuovo con l'umanità che vive e respira l'aria della città, della convivenza così difficile e anonima, della confusione e del rumore che nasconde la solitudine e ne fa invisibile catena ad imprigionare i suoi figli.
Ricordando, ancora una volta, il "progetto" di questo amico grande e forte che ci ha voluto bene come figli, fratelli e sorelle: "Sono convinto che per me sarà anche troppo poter fare il povero prete capace soltanto di dire una parola buona, paternamente, a chi forse non ha nessuno che gliela dica: poter vivere silenziosamente accanto a chi lavora a chi soffre cercando soltanto di essere un po' di Amore per tutti"(don Sirio, Lettera di saluto ai parrocchiani). Che ne è oggi di questo progetto che ci ha coinvolto e "portato via" in questi lunghi anni di vita? Siamo stati poveri con i poveri? E soprattutto abbiamo portato con noi le parole d'Amore per tutti? Ho visto nei vostri volti, ho letto nei vostri occhi la felicità e la sorpresa di un cammino di vita che si è snodato così a lungo senza perdere contatto con la fonte che lo ha generato. Ma le domande che ho posto sopra non vogliono condurre ad un bilancio di tutta la nostra vita fin qui vissuta.
Queste domande sono per l'oggi e, in prospettiva, per il futuro, qualunque esso sia. Se è vero che oggi l'umanità si scopre sempre più composta di poveri che fanno da sgabello ai piedi di un ristretto gruppo di ricchi. Essere poveri oggi vuoi dire fare nostri i desideri e i bisogni di una umanità confusa e lacerata e condividere gli sforzi anche schizofrenici di riuscire a cogliere delle traiettorie di senso in un mondo sempre più corrispondente alle nostre decisioni e alle nostre scelte e sempre meno derivante dai modelli "autorevoli" della natura e/o della mano sapiente di un dio. Fino a ritrovarsi in un cammino senza più distinzione con i compagni di strada: "Perché è qui il mio racconto, io ho creduto, umilmente e ingenuamente, che il gran problema del rapporto tra clero e il laicato potesse essere affrontato e in parte risolto, attraverso un cambiamento radicale del clero. Abbreviarne le distanze, cancellare le differenze, spazzar via i privilegi, camminare sulla stessa strada, essere uguali o meglio ancora sotto i piedi di tutti, essere gli ultimi, senza diritti e solo con infiniti doveri.. .non essere più preti, clero, mondo ecclesiastico, ma semplicemente degli accattoni della bontà altrui, dei coinvolti e possibilmente dei travolti dalle lotte per la libertà, la giustizia, la testimonianza di una alternativa che si chiama Regno di Dio al regno degli uomini, (don Sirio, Un'utopia per la Chiesa, Lotta come Amore, dicembre 1987).
Luigi
in Lotta come Amore: LcA ottobre 2005, Ottobre 2005
Luigi Sonnenfeld
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