Nello scorso settembre è uscito in libreria per l'editrice Servitium (Bg), "Paso doble per la pace", un interessante e vivace volumetto che contiene tre articoli di don Sirio Politi pubblicati nell'84 su Lotta come Amore e intrecciati da un esteso commento da Maria Grazia Galimberti che con don Sirio ha condiviso la vita facendo parte per molti anni della sua piccola comunità. L'occasione ce la spiega la stessa Maria Grazia: "Nell'estate del 2003 la diocesi di Lucca organizzò un incontro per i giovani sul tema della pace; io ero chiamata come relatrice per presentare il pensiero di Sirio sull'argomento. La preparazione aveva richiesto la lettura di quanto aveva pubblicato nel corso degli anni sul periodico Lotta come Amore, da lui diretto. Tre articoli mi colpirono per la loro bellezza: scritti nel 1984, dalla primavera all'autunno. La pace era trattata in maniera contemplativa, una visione nata dal cuore di Dio, scriveva addirittura che "la pace è Dio". In un tempo in cui la pace è diventata un tema spesso ideologico, usato talvolta con intenti politici, pensai che fosse prezioso pubblicarli. La cura delle note divenne l'occasione per riprendere un dialogo mai interrotto con lui, insieme a un gioco di rimandi con autori e autrici. Nei due anni di lavoro, scrittori, pittori, filosofi, registi di film e sceneggiatori di fumetti sembravano voler partecipare sempre più numerosi alla composizione del quadro d'insieme, donando varietà ai collegamenti" (pagg. 26 e s.). Le affermazioni di don Sirio sulla pace sono fin da subito decise e forti e sono un richiamo vibrante al cuore di ogni essere umano: "Il comandamento è chiarissimo: ama la pace perché la pace è te stesso.
Cioè la vita, la dignità umana, l'uguaglianza, la libertà... Tutto quello che è uomo e donna" (pag. 40). Maria Grazia nota che "La pace comincia ad emergere come il sole all'orizzonte, la via da percorrere per arrivare alla nostra epifania che è l'epifania di Dio" (pag.41) e riprende una citazione di Drewermann che per esprimere il proprio destino usa questa immagine: "Ogni individuo porta dentro di sé un suono che solo lui può esprimere in un canto".
Insieme, la pace è espressione di comunione con tutto l'universo: "Quella pace che è dono di Dio, grazia illuminante dello Spirito, serenità perfetta di anima e carne e sangue nella propria interiorità, intorno a sé e nel rapporto di comunione con ogni essere umano e l'universo intero" (pag. 46). E Maria Grazia ricorda che "in una conferenza sulla felicità tenuta nel 1943, Theilard de Chardin diceva che non basta "sviluppare solo se stessi o darsi, nell'amore, a un altro simile a sé, ma occorre sottomettere e ricondurre la propria vita a un più grande di sé". Perché i tempi sono "dapprima essere, quindi amare. E infine adorare per la felicità di perdersi" (pag. 47). Avviandosi verso la conclusione del primo articolo (Il comandamento della pace), don Sirio, dopo aver affermato che in Gesù Cristo "la pace è semplice, chiarissima essenzialità perché tutto il suo messaggio è fondato, raccolto, ratificato nella pace che nasce dall'incontro fra l'umano e il divino", si interroga sul fatto che mai nella storia del cristianesimo la pace è stata al centro della fede, "nemmeno oggi in cui è decisiva per la sopravvivenza dell'umanità essa figura come argomento di ricerca teologica e pastorale" (pag. 50). E ancora fa da contrappunto la nota di Maria Grazia che riecheggia l'interrogativo nelle parole dell'anziano cantore, voce narrante del film "Il cielo sopra Berlino": "I miei eroi non sono più i guerrieri o i re, ma i fatti di pace. Ancora nessuno è riuscito a cantare un èpos di pace: cosa c'è nella pace che non entusiasma e non si presta al racconto?" (pag. 51). Il secondo articolo si intitola "La teologia della pace" e se nei sottotitoli don Sirio sembra cercare una certa sistematicità, il tema della pace lo riporta subito all'unico canto della sua vita: "Ho sempre pensato che avere le ali - Rivelazione, Magistero, Dogmi -è dolcissima grazia di Dio, ma aprirle e volare nell'azzurro del cielo e inebriarsi d'infinito spazio e di chiarissima luce è dono dell'adorabile rapimento dello Spirito di Dio..." (pag. 60). Ma questo, per "il povero prete dal martello in mano da ormai venticinque anni e con le forze logorate dal camminare gomito a gomito con la gente" (pag. 56) non significa davvero spiritualità disincarnata. Nel giustificare l'affermazione che Dio è pace, è molto chiara l'affermazione che è nel nodo della storia umana che si incontra Dio: "Affermare che la Pace si identifichi con l'Essere di Dio non è strumentalizzazione pacifista o disarmista. E nemmeno un tentativo di liberare Dio, sciogliendolo da ogni alleanza, disinquinando il mistero della divinità da compromessi temporali, impossessamenti terreni e necessità militari. La liberazione di Dio cammina infatti allo stesso passo e sulla medesima strada della faticosa liberazione dell'uomo" (pag. 68). Forse, conclude don Sirio, "una teologia della pace è possibile soltanto lasciandosi illuminare da Dio come se fosse luce del sole. Quella 'luce che illumina ogni uomo che viene nel mondo'" (pag. 88), rendendolo consapevole "che esiste l'Unità in attesa di tradursi nella storia: è compimento che aspetta. 'Io sto alla porta e busso. Se uno mi sente e mi apre, io entrerò e ceneremo insieme, io con lui e lui con me'" (pag. 94). E' nel terzo articolo (Pace. Amore e l'Assoluto), complice forse la sua prolungata permanenza solitaria in un casolare sperduto in Sardegna che don Sirio esprime con forza la sua grande nostalgia di Dio e della pace sentita come terra d'origine: "La pace è come la ricerca, il bisogno di Dio: una insaziabilità che divora, una necessità assoluta e irrinunciabile. Non stanca il non trovare: semmai impazzisce sempre di più per l'impossibilità di arrendersi. Bisogna abbattere le muraglie della prigione, segarne le inferriate e calarsi giù con le lenzuola annodate, per ottenere la libertà di correre e correre a cercare. Perché, è chiaro ormai, cercare è già trovare" (pag. 102).
E questa umanità che cerca, don Sirio la identifica nei santi "sconosciuti e pur vivi, fonte di vita senza che loro stessi lo sappiano, a ottenere che la libertà continui a liberare, la verità a rendere veri, l'Amore a unificare" (pag. 118). Ma non solo: "Accanto ai santi esiste un'altra 'alterità' che ha il merito grande di non permettere che scompaia l'umanità. Sono i poeti, gli artisti, i cantastorie, gli innamorati, i sognatori, gli esploratori, gli utopisti, i pacificatori, gli oppressi, quelli che piangono, che vivono di speranza.
I non arresi, i perseguitati, tutti coloro che non si allineano, che non si vendono e è impossibile comprarli, ricondurli nella norma, gli anarchici, i ribelli, gli eretici, chiunque è libero e liberante..." (idem). "Perché ciò che Dio ha compiuto personalmente nel suo Essere è ancora da compiersi nel tempo. E ciò che più sorprende ed esalta è che questo cammino sarà compiuto 'insieme': Dio e uomo, Dio e umanità, uomo e uomo, popolo e popolo, tempo e tempo... Insieme con me, tra noi, con tutti... Allora è la gloria" (pag. 120).
II libro è introdotto da una articolata biografia di don Sirio. In essa si ritrova l'avventura interiore e la storia vissuta che è - come bene dice Maria Grazia - "la sua opera più preziosa" (pag. 5).
Mi sembra giusto ripetere quello che Maria Grazia scrive soprattutto riguardo allo stile di scrittura di don Sirio: "Quando parla e quando scrive Sirio ama mettere insieme aggettivi e sostantivi contrari o enunciare in rapida successione una serie di brevi frasi tra loro contrapposte... La coabitazione dei contrari lo spingeva a creare degli ossimori: come ripercorrendo continuamente con la parola e la penna - ma anche con il pennello, il martello, il cannello da saldatore, il punteruolo - il cammino che andava svolgendo, dal principio alla fine. Un continuo tessere, un fare ininterrotto, un opus che è stato tutta la sua vita. Un tenere unito l'impossibile: il verticale, Dio e l'uomo, e l'orizzontale, siamo una cosa e l'altra, una cosa e il suo contrario, bene e male uniti" (pagg. 27 e s.). Questo piccolo libro, infatti, impreziosito in copertina dai vivaci colori del murale che orna la parete verso monte della Chiesetta del Porto, precede di pochi mesi l'uscita in ristampa del primo libro di don Sirio "Una zolla di terra" esaurito da tempo immemorabile. Esso quindi apre con bellezza e dignità la strada a quelle pagine di vent'anni prima in cui don Sirio esprime compiutamente il desiderio, la nostalgia, l'incontro con Dio nella danza dell'Amore.
Luigi
in Lotta come Amore: LcA Dicembre 2007, Dicembre 2007
Luigi Sonnenfeld
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