Posso scriverti pubblicamente una lettera, santa Madre Chiesa: non vi può essere nulla di privato fra me e la Chiesa, tanto più che la Chiesa alla quale scrivo non è il Papa o il mio vescovo.
Santa Madre Chiesa ti sento l'insieme di uomini consacrati a portare avanti nel tempo il Mistero di Gesù Cristo e che visibilmente si manifestano al mondo come aventi autorità, cioè una missione di testimonianza e di parola, viva e storica. Che siano riuniti questi uomini in concilio o sinodo o sparsi per il
mondo non ha particolare importanza. Rimangono sempre uniti e facenti parte di un tutt'uno che può essere chiamato Chiesa se considerati a servizio del unico Popolo di Dio.
Sono oggi trentun anni che ti sono consacrato, come prete, santa Madre Chiesa. Una vita intera, ormai. Da quel giorno non ho avuto mai nemmeno un'ombra di pentimento o di rincrescimento, anche se momenti di enorme sofferenza possono avermi angosciato e qualche volta fino a misure estreme.
Ma tu, Santa Madre Chiesa, non hai saputo raccogliere il dono di una vita. Non hai saputo o voluto, non lo so bene, sta il fatto che non hai approfittato di me, raccogliendo una vita e buttandola dentro, a perdersi, nel Regno di Dio nel mondo. Ciò che mi hai chiesto, non era il motivo che giustificasse l'affidarmi e il consegnarmi a te per un giocare tutto me stesso nel problema di Dio e dell'uomo. Di quello che interessava a me e alla mia Fede e ragion di essere della mia vita davanti a Dio e agli uomini, non mi hai chiesto mai niente, santa Madre di Dio. Niente che fosse, secondo Gesù Cristo, un compromettermi totale con Dio e con l'umanità, un rischiare anche l'impossibile, un mettere
responsabilmente a repentaglio tutto me stesso. Perché non mi sono dato a te perché tu facessi di me un burocrate dello spirituale, un amministratore dei sacramenti, un parlatore della Parola, un tuo dipendente a servizio di un apparato
ecclesiastico. E tanto meno perché tu, coprendomi della tua ombra, facessi di me un privilegiato, un sistemato. Dopo tanti anni di lotta e di contrasti, arrendendomi a quella che nel profondo di me non potevo non giudicare Volontà di Dio, lasciandomi ordinare prete ed entrando quindi a servizio totale
della Chiesa, era per perdere la pace, per rinunciare a tutto di me e delle cose mie, per essere liberamente disponibile a qualsiasi impegno, a qualsiasi rischio, a qualsiasi sacrificio.
Santa Madre Chiesa, quello che di più terribile mi hai chiesto è stata l'obbedienza. Ma tu sai bene che è stata una obbedienza non di fare qualcosa, ma l'obbedienza che mi hai sempre comandato è stata quella di non fare. Hai sempre cercato di spegnere quello che lo Spirito, a volte senza dubbio con tanta
fatica ,aveva acceso in me. Perché se qualcosa ho avuto in mente e ho cercato di concretizzare, non mi è stato suscitato e indicato da te, santa Madre Chiesa, ma non so da che cosa, può darsi dalla mia inquietudine, quella propria del prete, dalla mia stranezza o pazzia che fosse, ma posso anche pensare dalla Volontà di Dio, dato che tutto è sempre stato qualcosa da pagare e pagare duramente. Nei miei confronti di quest'unica cosa, non riesco a perdonarti, santa Madre Chiesa, di non avermi provocato al di più, ma di avermi quasi costretto al di meno, a starmene in pace, quieto e rassegnato al quotidiano vissuto da buon dipendente di un'agenzia di assicurazione per la pace di qui e la pace di là. Di avermi raccomandato sempre di pregare, di pregare tanto, dimenticandoti, cara santa Madre Chiesa, che è a pregare, questo cercare il volto di Dio, che ci si appassiona al Vangelo e quindi all'umanità e ai valori della libertà, della giustizia, dell'Amore, della fraternità, e non è più possibile vivere che tormentati e riarsi da una voglia infinita, incontenibile di giocare tutto, di rischiare ogni cosa. Ma se mi viene da invidiare qualche volta chi ha lasciato la tua mano e ha cominciato a camminare da solo, è perché mi viene il dubbio che forse era più Fede in Dio e forse anche più Amore per te. Perché, santa Madre Chiesa, anche
se qualche volta, in qualche momento decisivo della mia vita e nella ricerca di sincerità del mio essere cristiano e prete, mi è capitato di piangere sotto il torchio dell'obbedienza e altre volte mi sono risentito e ho polemizzato con scelte che possono essere sembrate di rottura, con parole che potevano avere apparenza di critica ringhiosa e maldicente, puoi essere certa, santa Madre
Chiesa, che è stato sempre (e sarà sempre) per Amore di te, di tutto il tuo Mistero di continuazione di Cristo nel mondo, sacramento di visibilità della sua risurrezione e della sua presenza fra gli uomini.
Avrei da dirti ancora molte cose, santa Madre Chiesa, riguardo al tuo essere nel mondo, nei confronti del tuo essere maestra di Verità, segno e realtà di Gesù Cristo, annuncio della sua Parola, dispensatrice della sua salvezza, insomma tutto quello che Cristo portava nel cuore nell'istituirti e che l'umanità giustamente si aspetta da te. Tante cose raccolte nel cuore della gente, della povera gente, della classe operaia specialmente, di cui ho conosciuto profondamente l'anima e l'ansia nascosta di averti viva e sincera fra i suoi problemi, nella sua lotta di liberazione, nel suo diritto alla giustizia.. Ma una cosa, specialmente in questo momento, sento di doverti chiedere e non tanto per me, che ormai ho superato il problema, ma per gli altri, cristiani o no
che siano: Santa Madre Chiesa, non chiedere troppa Fede per credere in te, aiuta specialmente la povera gente coll'essere un po' più credibile. Permettimi di ricordarti che non è la dottrina che salva, ma l'Amore, non è il potere ma il servizio, non è il capitale ma la croce: tutte cose che tu sai benissimo perché insegnate dal tuo e nostro Maestro, l'unico Maestro. E i tuoi figli che te lo ricordano, santa Madre Chiesa, e cercano quasi di costringerti ad essere immagine vivente di Cristo, non giudicarli ribelli, non condannarli, sono quelli che veramente ti amano e, a differenza di tanti, non ti chiedono altro che di dare tutto di se stessi per la tua verità di Chiesa fra gli uomini. Eccomi, santa Madre
Chiesa, poco o tanto che abbia da vivere ancora, sarà sempre nel vivo del tuo Mistero, fedele e obbediente all'Amore per te e quindi anche pronto alla lotta contro di te. Perché l'Amore non è passività, compiacenza, lasciar andare: è dare tutto e chiedere tutto. E' Gesù Cristo ciò che ti chiediamo, soltanto Lui, in tutta
la sua verità di Dio e di Uomo. La mia gioia è vederti compromessa, a seguito di Cristo, nei destini dell'umanità e così coraggiosamente da coinvolgere nella tua lotta tutti i tuoi figli: non aspettiamo altro, Santa Madre Chiesa e insieme a noi
tutto il popolo. Che una nuova Pentecoste ti renda ancora, santa Madre Chiesa, pellegrina, senza due tuniche, senza borsa e senza sandali..
Con tutto l'Amore il tuo povero figlio e sacerdote.
don Sirio
in Lotta come Amore: LcA dicembre 2020, Dicembre 2020
Luigi Sonnenfeld
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