Samanta Ferri È stata la persona che più di tutte mi ha fatto sentire accolta in una chiesa e sicuramente non sapeva neanche il mio nome.
Chiara Anichini Alla messa sembrava che parlasse solo per me, mi dava le risposte alle domande che ancora non mi ero fatta. Ho pianto tantissimo quando se n'è andato....
Lucia Del Dotto Il battesimo dentro un Circo vicino al palazzetto.....una celebrazione semplice ...eravamo un gruppetto di mamme e bimbetti...fu un'esperienza meravigliosa !
Stefano Poletti dopo il cantiere S.E.C., in IRPINIA AL TERREMOTO, un vulcano che sapeva stare dalla parte
degli ultimi. CIAO OVUNQUE TU SEI.
Fabrizio Maggiorelli Don Beppe ha battezzato i miei figli fatto comunione e cresima con lui. Tra i tanti ricordi gli anni alla Chiesina dei 7 Santi le sue bellissime omelie, non avresti mai voluto che l'omelia finisse e poi alla fine della Messa, Fabrizio vieni che devo dirti una cosa. C'era sempre qualcosa da fare e qualcuno da aiutare. E te facevi ogni cosa che lui diceva. C'era da fare il turno di notte al pensionato, pronti! C'era da fare da mangiare ai poveri, pronti! Da organizzare le docce e la lavanderia per i poveri. Pronti! Da pensare al sostentamento del pensionato Pucci. E farlo diventare Residenza Sanitaria assistita. Pronti ! Ma vederlo passare in bicicletta per le vie della Darsena con il suo sorriso ed il suo saluto travolgente ti riempiva il cuore Il suo no alla guerra, il suo no alla violenza il suo no a tutte le ingiustizie, la sua lotta con amore, i suoi insegnamenti rimangono indelebili nel mio cuore è in quello della mia famiglia. Ho sfilato insieme a lui contro la guerra per la pace e mi faceva l'effetto di una bomba di amore sentirlo urlare in corteo contro la guerra e per la pace. E fra me dicevo ma te guarda che Prete guerriero per la pace ! Al suo funerale ho pianto in modo continuativo ed ininterrotto portando a spalle la sua bara. Se esiste un Paradiso state sicuri che lui è lì a fianco del Padre
Leandra Cazzola Don Beppe mi ha sposato e ha battezzato i miei figli. Durante la cerimonia allo scambio delle fedi, non trovava la mia. Era finita dentro quella di mio marito. E Beppe le prese in mano e disse: "Ecco l'unione perfetta. Un cerchio dentro l'altro." Non credo ci possa essere benedizione più... non trovo le parole. Beppe era così: semplice, immediato ed efficace! Lo porto con me nel cuore.
Barbara Corace Lavoravo al cantiere Benetti Gecan, a due passi dal Capannone. Ci fu uno sciopero bianco: la proprietà era indietro nei pagamenti e il CdF decise per lo sciopero bianco. Ci presentavamo regolarmente al lavoro, timbravamo il cartellino, ma non svolgevamo alcuna attività. Un pomeriggio si presentò don Beppe con i suoi ragazzi: erano venuti - disse - a portarci la loro solidarietà. Tutti conoscevamo la grandezza del suo cuore e non fummo stupiti del suo gesto, che ci fece comunque un enorme piacere. Beppe era anche questo: condivisione.
Francesca Giunta Ricordo un uomo assolutamente puro, un sorriso tranquillizzante, ho suoi ricordi di quando ero bimba, ricordo il suo coraggio eppure la sua quiete, la sua generosità eppure la sua quieta forza in cui mai percepivi potere ma purezza, immensa purezza amore e generosità . É un ricordo scolpito dentro di me. Non cito le sue azioni ma ciò che attraverso le sue azioni irradiava. Un grandissimo 'piccolo uomo. Ancora un grande riferimento, cosi come Sirio, scolpiti dentro di me.
Carlo Giordano Ricordo il suo modo di salutarti, il suo buongiorno che significava proprio "vorrei che tu avessi una bella giornata", mi guardava mi sorrideva e sentivo che quei pochi istanti li aveva tolti da qualunque altra cosa e dedicati proprio a me, facendomi sentire più forte e meno solo. Ogni tanto provo a fare lo stesso...
Gabriele Tomei Oggi mi avresti detto: "Forza e coraggio!". Ciao Beppe
Annetta Moriconi
Che bei ricordi.....
Francesca Pellegri Quanti ricordi quel sorriso...
Maria Teresa Giorgetti Un uomo... impagliatore di pace e di sentimenti. Una bussola, un faro. Con amore sempre. Ciao Beppe
Era il 1991. Una terribile guerra illumino' il mondo di quell'orrore spaventoso che traccia segni indelebili dentro di noi. Segni di debolezza e vulnerabilità. Il mondo della scuola si ribellò. Non potevamo restare indifferenti. Ci mettemmo tutti al polso un filo bianco e rosso, simbolo del sangue versato, della sofferenza inflitta a persone innocenti. Don Beppe Socci con un microfono in mano e un amplificatore a tracolla, mi insegnò la Pace, lungo le strade, tra la gente. Con amore.
Silvia Merlini Grande onore averti incontrato...Ciao Beppe!
Silvia Teresa Feldstein Oddio, Gabriele, che bella foto! Mi hai fatto un regalo!! Grazie... a te ... E a lui, certamente!!!
Valeria Maggiorelli Ciao Beppe... ti porto stretta nel mio cuore!
Lucia Del Dotto Venti anni...sembra impossibile ...sempre nel cuore...ciao Beppe ! Caro Beppe quanto manchi.... è sempre un'emozione speciale rivederti e sentire la tua voce ! Ciao Beppe !
È stato così per molte persone ...anche x me ....riusciva a farti vedere la luce in fondo al tunnel....indimenticabile
Paolo Dal Pino OGGI 19 Gennaio sono 20 anni che don Beppe ci ha lasciato non è vero..... è andato ad aiutare altre persone perchè la vita continua.........ciao Beppe indimenticabile ..........
Cristiana Beconi A proposito dei ricordi su don Beppe....io di lui ho indelebile il ricordo del sorriso aperto che ti faceva sempre sentire accolto. Ricordo un episodio buffo....una volta prima della messa del sabato sera faceva le confessioni nella stanzina lì accanto alla chiesa dei Sette Santi e tutti i sabati c'era una signora anziana in fila.....un sabato era in ritardo per la messa ma la signora anziana non si rassegnava a prendere la messa senza essersi prima confessata, allora lui, non riuscendo a rassicurarla che andava bene anche confessarsi dopo, le chiese sorridendo se avesse da confessare le "stesse" cose dei sabati precedenti... o ce ne fossero di diverse... lei gli disse che erano le stesse allora lui col suo sorriso accogliente l'assolse seduta stante e la rassicurò che era tutto a posto. La signora entrò alla messa "abbastanza" tranquilla... Buona giornata.
Antonella Terzo Don Beppe... Un uomo, una persona unica.. L'umiltà e lo spirito di socializzazione erano la sua
forza. Non aveva barriere.. Dove c'era lui, i soggetti più deboli, diventavano i più forti...
Claudio Debetto Insegnandomi a impagliare le sedie mi ha regalato una lezione di amore per la vita, per la bellezza, per le persone.
Liviana Sartini Non mi sembra possibile che sia già passato così tanto tempo (20 anni, da quando ci ha lasciato). Io nella mia vita non ho avuto molti amici, quelli con la "A" maiuscola, a volte si confonde l'importanza di questa parola. Don Beppe per me è stato un Amico, un amico vero. Era la persona con cui parlavo senza tanti problemi. La sera, quando in via XXIV Maggio c'era la sede dell'Archeggiola, don Beppe passava dal mio negozio con la sua bicicletta bianca, forse un po' troppo alta per lui, e si fermava sullo scalino del mio negozio e mi diceva: "sorella come va? Com'è andata oggi... forza è quasi l'ora di chiusura". Io aspettavo quel momento perché sapevo che anche a lui faceva piacere parlare con me. Mi parlava dei suoi ragazzi, che ogni tanto scappavano e mi venivano a trovare, delle loro problematiche, dei loro disagi, ed io piano piano mi avvicinavo sempre più a loro. Perché lo confesso nei primi tempi che li frequentavo mi sentivo a disagio e non sapevo come trattarli. Don Beppe capiva il mio stato d'animo e mi diceva di essere naturale con loro, senza problemi. Una volta, una di quelle sere che si fermava, così parlando, che ovviamente mi parlava anche della chiesa, gli dissi: "Don Beppe bisogna che poi mi venga a confessare, vengo alla chiesina....". Ma lui mi fermò e con il suo modo di fare mi disse: "sorella l'hai già fatto, io sono una persona come voi con i miei difetti come voi, ti ho ascoltato e va bene così". Di cose da raccontare e ricordare ne avrei tante, ma quella che mi fa star male, fu il giorno che "il lustrino" - così chiamavamo il Martinelli che restaurava i mobili, entrò nel mio negozio e mi disse che don Beppe era all'ospedale, che gli era preso un infarto, tutto mentre era con i suoi ragazzi a prendere la merenda, mi disse che era messo male, e non sapeva se ne poteva uscire. Mi ritrovai a pregare, a piangere e a pensare che non poteva succedere nulla a Beppe, che lui doveva restare con noi, perché ne avevamo bisogno. Ciao BEPPE sempre con noi.
Rodolfo Martinelli A me bastava il suo ...Come va fratello?...sempre con gli occhi sorridenti e la complicità nel fare arrabbiare Giancarlo dicendogli che doveva rimanere... Ciao Fratello... mi manchi come manchi a tutti gli uomini di huona volontà... un abbraccio! E poi ha battezzato mio figlio...
Un Grande Uomo! Mai visto serio...sempre con il sorriso sulle labbra... ti accoglieva sempre con... Ciao fratello... ma come diceva Sirio... La morte non chiude la storia..
Silvia Canfailla Don Beppe una forza, un pilastro... insomma pensavo di trovarlo sempre lì, con i suoi ragazzi, con i suoi sorrisi e la sua fede. Mi ha insegnato a non rimandare... Dicevo da tempo"devo andare a salutare Beppe, devo passare dall'archeologia... " Rimandavo, indaffarata in cose a volte inutili a volte mah!.. ed un giorno è partito, lasciando a me l'unica risposta: ora!
Gilda Pescaglini Don Beppe non lo dimenticheremo mai.
Mario Cappelli Lui si che era un prete, ciao Beppe
Giuseppina Vannucchi Uno dei pochi (veramente prete).
Paolo Bertozzi E un grande grande amico
Paolo Dal Pino Mia madre aveva un appartamento posto al 1° piano di via XXIV Maggio, in darsena, dopo la morte di mio padre l'appartamento rimase sfitto conservando i mobili e gli oggetti che mio padre da marinaio in pensione teneva come "oracoli". Con mio figlio allora tredicenne costruivo una maschera di carnevale. Di solito aveva una altezza non inferiore ai 4 metri pertanto ci voleva uno spazio adeguato. E il primo anno che ci fu accordato di costruirne una ci si pose l'arduo problema di dove costruirla, visto che la Fondazione carnevale non forniva spazi. Studia che ristudia pensai di di andare nell'appartamento di mia madre. La povera donna era restia a farmi andare in quella casa in quanto molto spesso si recava a vedere e a ricordare i tanti anni lì trascorsi con mio padre . Io e mio figlio Glauco dopo tanto insistere però riuscimmo a convincerla. A settembre per prima cosa mettevamo i mobili che occupavano la cucina in un angolo, poi coprivamo il pavimento dove avevamo attrezzato l'improvvisato cantiere di lavoro con fogli di giornale, legavamo con uno spago il lampadario che era al centro della stanza perché la maschera toccava nella lampada in modo da farlo pendere da un lato del nostro improvvisato laboratorio. La costruzione del mascherone si protraeva per circa 2 mesi e alla fine dei lavori si rendeva necessario rimbiancare le pareti del nostro piccolo baraccone onde evitare i rimproveri di mia madre. Sotto l'appartamento dove lavoravamo c'era un laboratorio diretto da un prete Don Beppe Socci. Faceva lavorare, per modo di dire, dei ragazzi che nella vita non erano stati fortunati nella salute e qualche volta nel campo degli affetti familiari. Teneva occupati questi ragazzi facendogli impagliare delle sedie o rilegare dei libri, era un sacerdote e un uomo che non faceva mai trasparire i suoi problemi che pure dovevano essere tanti. Aveva sempre una parola buona per tutti, un modo di relazionarsi semplice che ti colpiva nel cuore riusciva a far fare a quei ragazzi ogni cosa anche le piu' difficili in maniera semplice e divertente. Eravamo diventati amici, perché gli piaceva il carnevale e vedeva nella nostra voglia di costruire la maschera, qualcosa che somigliava all'impegno che lui metteva con i ragazzi: l'amore di fare. Le maschere che costruivo con mio figlio richiedevano un particolare impegno. L'angusto spazio in cui lavoravamo misurava 4 metri per 4 e un'altezza dal pavimento al soffitto di circa 3 metri e 50 centimetri. Come facevamo a farla stare in quella stanza se la costruzione superava i 4 metri di altezza? Ebbene la costruivamo smontabile, la testa veniva infilata al momento di farla uscire dalla stanza tramite un incastro fatto a scatola dove infilavamo la testa al busto, le braccia assemblate con lo stesso sistema. Era un lavorone! Inoltre trovandoci al primo piano tutto il mascherone doveva scendere dal terrazzo che era a 6 metri d'altezza. Era un evento per tutti gli abitanti di via XXIV Maggio. Don Beppe era un prete, ma per tutti era Beppe, veniva spesso nell'appartamento a vedere come procedeva la costruzione e portava anche i ragazzi che esprimevano stupore a modo loro, facevano dei gesti di contentezza, un ragazzo portava sempre uno zaino sulle spalle, riusciva a parlare solo emettendo suoni gutturali , Beppe lo portava sempre con se, e per farlo contento e calmarlo usava una parola magica: prosciutto. Con questa parola riusciva a comunicare con il ragazzo, era entrato nel suo mondo fatto di parole semplici ma che toccavano il suo vivere quotidiano. Don Beppe mi consigliava come calare la maschera dal terrazzo, come farla passare da quell'angusto spazio. Devo confessare non sono mai stato una persona religiosa, eppure da bambino andavo in Chiesa a servire messa, ma con il tempo mi sono allontanato, con don Beppe mai
avevamo parlato di religione, aveva un dono, riusciva a leggerti nell'animo e non affrontava mai un discorso che ti avrebbe messo in difficoltà, Arrivava il giorno che la maschera era terminata allora veniva il bello. Dovevamo calarla dal terrazzo, l'evento della calata avveniva 10 giorni prima dell'inizio del carnevale in modo che se si fosse rotto qualcosa nel farla scendere avremmo avuto il tempo per le riparazioni. In prima fila sotto il terrazzo ad assistere questo evento c'erano alcuni ragazzi di Don Beppe, cinque o sei, lui premuroso scherzando diceva: uscite di sotto perché se vi cade un pezzo in testa è la volta buona che guarite; poi tutto finiva in sonore risate. Beppe era sul terrazzo con me, mio figlio stava nella strada a prendere la maschera quando scendeva dal terrazzo, legavo il mascherone per la vita con una corda mentre un'altra corda la facevo passare per la testa montata al busto, appena usciti dalla cucina dove lavoravamo , la maschera la alzavamo in piedi la imbracavamo sul terrazzo, seguivo i consigli di Beppe che la sapeva lunga, ma faceva finta di essere sprovveduto, come i veri esperti. Questo fatto che descrivo avvenne alla calata di una delle costruzioni, la maschera rappresentava Silvio Berlusconi l'avevo legata per il busto e per il collo poi demmo inizio alla discesa della costruzione, c'era un po' di tensione, dopo tanto lavorare se qualcosa andava storto il lavoro di 2 mesi finiva in fumo. Beppe ed io alzammo il mascherone facendolo scavalcare dalla balaustra del terrazzo poi piano piano cominciammo a calarlo. Beppe con una corda io con un'altra, quando fu ad una distanza di 3 metri dal suolo la maschera si capovolse , non riuscii a trattenere un grido di disappunto facendolo seguire da una sequela di parolacce e qualche bestemmia, Don Beppe che era accanto me mi guardò e non disse niente, ero rosso in volto la maschera si raddrizzò perché la fune che aveva don Beppe la riportò in equilibrio, poi lentamente scese a terra. Mi tranquillizzai; non ero affatto contento per il lieto fine come invece avrei dovuto essere, ero preso da una certa vergogna per essermi comportato in quel modo, ripensavo a quelle parole che la rabbia mi aveva fatto dire. Don Beppe mi guardò in volto i suoi occhi avevano scandagliato il mio stato d'animo e mi disse" QUANDO CI VO' CI VO"! Quelle parole mi sono rimaste sempre impresse: diventai rosso dalla vergogna. La comprensione di Don Beppe mi toccò facendomi pensare più che se mi avesse redarguito in malo modo dandomi del maleducato, lui uomo di fede io un meschino bestemmiatore. La maschera, il carnevale, la contentezza di poterla portare al corso mascherato passarono in secondo piano, ero mortificato ma nella mia mente sono rimaste sempre impresse quelle parole. QUANDO CI VO' CI VO. OGGI 19 Gennaio sono 20 anni che don Beppe ci ha lasciato non è vero..... è andato ad aiutare altre persone perché la vita continua... ciao Beppe indimenticabile...
Rosa Mammì Ci manchi tantissimo Beppe io e te abbiamo parlato tanto ma tanto e mi facevi stare bene se il mondo mi crollava addosso tu riuscivi a tirarmi su di morale ed a farmelo vedere in un altro modo un bacio avvunque tu sii lassù
Cinzia Dati Mitico DON BEPPE che energia aveva e che cuore grande
Maria Grazia Galimberti Unico Beppe! Cuore di fanciullo...
Antonella Federigi Bello il nostro don Beppe ci manchi tanto ma sei sempre nei miei pensieri dovunque tu sia ti voglio bene ciao Beppe
Enrico Marchetti
Il grande Beppe, tanti anni di lavoro insieme, per fare una grande cooperativa , una grande realtà per i nostri ragazzi meno fortunati.
Rossana Bemi Aver incontrato Don Beppe è stata per me una grazia. Era il 1992 o il '93 quando Gianna iniziò catechismo. Aver incontrato Don Beppe è stata una grazia perché, per motivi chiamiamoli politici, venni allontanata dalla Chiesa insieme a mio fratello, all'età di 8 anni. Fu così offeso il mio desiderio di Dio. Aver incontrato Don Beppe è stata una grazia perché è stato lui, con i suoi modi espansivi, pieni di rispetto e delicatezze, a ridarmi fiducia. Aver incontrato Don Beppe è stata una grazia perché partecipare alla messa era una gioia, mi faceva sentire accolta, era come mi allargasse le braccia e mi dicesse: non avere paura siamo tutti uguali... persone semplici e, come ha detto Carlo l'altra sera in chiesetta, lo diceva a me, proprio solo a me. Aver incontrato Don Beppe è stata una grazia perché con lui e dopo di lui ho incontrato "nuove" persone ed oggi, sono felice di sentir vivo il desiderio di Dio.
Laura Andreozzi Io non ero affatto una assidua frequentatrice degli ambienti religiosi se pur speciali come il vostro. Con don Beppe ho avuto una conoscenza occasionale ma sempre cordiale ed affettuosa. Mio marito Fabrizio è il vostro medico, tuo, di Beppe e di Sirio e in qualche occasione ci siamo incontrati. Ho ricordi in più di Sirio di cui ti vorrei mandare una foto , appena la ritrovo. Ora ti mando la foto del regalo che mi portaste quel giorno che Beppe tu ed io festeggiammo a casa mia in darsena con la mia famiglia i nostri compleanni. Non so la esatta data di ciascuno di noi ma tutti a fine luglio . Anche l'anno non lo ricordo esattamente ma potrei collocarlo approssimativamente nei primi anni '90. Erano per me anni molto pesanti quelli . Non era stato facile andare avanti dopo la morte dei miei genitori e fronteggiare tutte le necessità della famiglia... Fu un piacevolissimo pranzo e ancora ne ho in ricordo che mi da calore.
Paolo Barsella "Con il legno morto si può fare un piccolo fuoco per riscaldare le dita dei poveri". Questa frase, stampata sul ricordo della sua ordinazione sacerdotale (Firenze, 29/6/1963), riassume forse il "programma" che don Beppe si era prefisso per la sua vita di sacerdote. Una vita che si è "intrecciata" con quella di tante persone che hanno vissuto con lui o che, come me, lo hanno semplicemente conosciuto. Ho molti ricordi di lui, come prete, come impagliatore di sedie (Archeggiola), come "padre di famiglia", come "attore" nel teatro di don Sirio, nel ruolo del cappellano militare che "dopo sedici secoli" capisce che "croce e stellette insieme sono equivoco sacrilego davanti a Dio e inganno per la povera gente" (cfr. don Sirio Politi "Le Ombre di Hiroshima" 1983)... C'è però un ricordo più personale: lo vidi tre giorni prima della sua scomparsa, mentre facevo una passeggiata in darsena. Lui era insieme a due ragazzi dell'Archeggiola e mi salutò allegramente, come era solito fare, dicendomi: "Ecco il nostro amico Paolo, camminatore solitario!". Lo salutai anch'io, senza sapere che non l'avrei più rivisto, non ci avrei più parlato. Dopo venti anni sento ancora nelle orecchie la sua voce che mi ripete questa frase, anche se adesso non sono più un "camminatore solitario": da qualche tempo infatti Laura "cammina" insieme a me.
I Volti della Pace: Patrizia Bertolucci, Daniela Santucci, Angela Vannucchi Il nostro primo incontro con don Beppe risale all'estate del 1991 in piena guerra del Golfo, quando ci invitò con il suo modo diretto, quasi provocatorio, a "fare qualcosa" nella scuola e per i giovani, di fronte al diffondersi dell'ideologia della guerra.
Nacque, così, il progetto "I Volti della Pace" che ha avuto come luogo di incontro la Chiesetta del Porto e come punto di riferimento Beppe, fino alla sua morte. In seguito abbiamo continuato l'esperienza di Educazione alla Pace fino al 2011 coinvolgendo, come era nelle speranze di Beppe, un numero sempre maggiore di Scuole e di cittadini. E oggi? Cosa ci chiederebbe don Beppe oggi in una situazione sempre più complessa, dove la guerra è accettata come strumento normale per la risoluzione dei conflitti, dove le ingiustizie sono aumentate in misura esponenziale e dove i diritti sono messi in discussione anche nel nostro "civile" occidente? Ci mancano il suo approccio semplice ma profondo, la sua ricerca di soluzioni concrete realizzabili da tutti, il suo richiamo al senso di responsabilità di ciascuno di noi. Ci piace immaginarlo insieme a don Sirio sempre dalla parte degli ultimi, tra i disoccupati, i giovani precari sfruttati, gli immigrati, in tutte le periferie del mondo a dire, ancora una volta, "fate qualcosa".
Vincenzo Melangola (pescatore di lampara negli anni '70 a Viareggio da Terrasini - Palermo) Don Beppe era un perno!.. e il suo sorriso, eh...
Alberto Di Vita Ricordo Beppe in un episodio, se vogliamo anche abbastanza stupido ma mi aveva colpito, perché tutti penso si ricorda Beppe per la sua costante e instancabile disponibilità nell'ascolto e nell'aiuto verso il prossimo. Ma quel giorno all'Archeggiola, alla fine di una giornata come tante, come tutte, prima di darmi ascolto confessò: "scusa Alberto ma, sai dopo una giornata cosi, ho bisogno di un minuto di silenzio per ricaricare un po' le batterie". Ecco questo fatto mi colpi perché, per quel minuto di ricarica, spari il sorriso dal suo volto per riapparire immediatamente dopo quando rivolgendosi a me disse: "dimmi pure Alberto, qual è il problema". Dopo questo episodio mi sono sempre chiesto: quanti di noi stanchi dopo una giornata di lavoro come quella di Beppe riescono a mantenere il sorriso fino all'ultimo?
Giuliano Tomei Ho avuto la fortuna di conoscere Don Beppe negli anni 90. Avevo l'abitudine di andare spesso a pranzo con mia moglie alla trattoria da Marino in Via Coppino durante la pausa di lavoro, e di sovente avevo il piacere di trovarlo i con i suoi ragazzi meno fortunati di noi. Era sempre gioviale e con il sorriso sulla bocca, aiutava sempre quei ragazzi con incommensurabile amore , tanto che mi veniva sempre dal cuore di offrire quando un gelato quando una spuma a questi figlioli. Don Beppe era solito salutarci per primo e parlavamo di sovente del più e del meno ; mi ricordo in particolare che un giorno mi spiegò il perché in Chiesa, per la comunione, viene usato il Vin Santo ed il perché questo si chiamasse cosi. Onestamente , quando seppi della sua dipartita improvvisa mi lasciò "offeso" perché a noi mortali, non ci è dato di capire, ma solo di accettare, perché nostro Signore aveva chiamato a se una così importante persona per quei ragazzi disagiati... poi, ragionando col cristiano che è in me, ho voluto pensare che sicuramente Don Beppe avrebbe continuato la sua azione in cielo continuando a benedire quei ragazzi. Null'altro.. Don Beppe mi ha insegnato a vivere la vita giorno per giorno credendo in quello che si fa senza aspettarsi niente indietro.
Giuseppina Vannucchi Sono un insegnante in pensione, per molti anni la mia scuola ha collaborato con i ragazzi della crea e ho avuto modo di conoscere don Beppe e di incontrarlo in varie occasioni. Quello che ricordo con commozione, al di la dei rapporti di lavoro, è il fatto che io facevo da tramite nella raccolta di fondi derivati purtroppo molto spesso dalla raccolta in memoria di persone defunte
Appena arrivato al capannone don Beppe mi diceva: quando ti vedo, vedo il sole!! Anche se mi dispiace per chi muore pregherò per loro.
Marzia Bertuccelli Di Beppe ho dei ricordi dolcissimi, legati a numerosi episodi della sua vita di parroco, alla chiesetta dei Sette Santi. Sorridente e cordiale, lasciava intravedere una essenzialità disarmante e coinvolgente, legata al suo credo, al servizio verso i bisognosi e a tutti quelli che lo avvicinavano. Ricordo quando veniva a benedire la casa col suo ramoscello d'olivo e, ancor prima, giocava a rincorrere il mio cane divertito come un fanciullo spensierato; le sue omelie domenicali che sapevano aprire la mente e curare lo spirito; il suo rapporto giocoso con i bambini della parrocchia; il suo dialogo personale nella stanzetta adibita a "confessionale" che lo rendeva così intimo... desiderato. Il ricordo di una mia esperienza personale con lui, mi riempie ancora di nostalgia e rimpianto per averlo perso troppo presto. All'epoca collaborava in parrocchia per il catechismo. Ricordo che una mattina suor Eliana mi chiese se potevo andare in Chiesina, con lei e alcuni bambini, per aiutare Beppe a portare le cose indispensabili per celebrare la Messa e battezzare un bambino al tendone del Circo che in quei giorni era installato nel piazzale del Palazzetto dello Sport. Così insieme, a piedi, portando il necessario, siamo andati al Circo dove Beppe ha potuto esaudire la richiesta dei due genitori circensi. Non dimenticherò mai quella Messa!!! Il luogo insolito... e la felicità di Beppe che aveva saputo accogliere e trasformare, per l'occasione, il tendone in una "chiesa" viva, aperta, nuova, come piaceva a lui! Grazie Beppe!
in Lotta come Amore: LcA Giugno 2018, Giugno 2018
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455