Quando, lunedì 7 gennaio 2013 (certe date mi sono rimaste come "incollate" addosso...) arrivai da Viareggio a S. Giorgio, entrai in carcere da solo senza sapere ancora che non sarei mai più entrato dietro Beppone che avevo lasciato in ospedale a Lucca. Iniziò per me una lunga corsa che ancora mi spinge avanti in maniera compulsiva e di cui non sono ancora riuscito a cogliere il motivo, anche se l'andamento è assai meno frenetico e, poco per volta, sono riuscito ad accettare a tratti di camminare in compagnia. Ma allora ricordo solo la corsa, l'affanno, la solitudine... Non so ancora come e cosa mi fece sopravvivere. Del carcere avevo le coordinate di Beppone, ma il mio tempo disponibile era tanto di meno. Non avevo cartellini da timbrare, ma - come cappellano volontario - tante cose da fare. All'inizio il direttore sperava che il vescovo mandasse un prete a disposizione del carcere come Beppe. Poi si dovette accontentare di me e delle tre mattine che potevo mettere a disposizione. Cercavo di reggere la mattina del lunedì (la mattina della "messa domenicale") la spinta dei detenuti che con mille scuse passavano dalla chiesa per avere qualcosa. Volevo continuare a mantenere una sottilissima linea di demarcazione tra un atto gratuito per tutti, un incontro da cui non passava una sigaretta e neppure un francobollo. Mi pareva importante che in un luogo dove tutto si poteva scambiare ci fosse qualcosa di infinitamente piccolo cui affidare la parola "gratis". Le altre due mattine cercavo di rendere possibili la maggior parte di colloqui possibile. Anche se questo mi caricava di cose da fare una volta fuori dal carcere (avvocati, familiari, pratiche, cose da procurare all'interno di ciò che poteva essere permesso dal vaglio del comando...).
Ci sono state mattine in cui nel breve tratto a piedi dal park gratuito al cimitero di Lucca al carcere dentro le mura (che tragitto gioioso...), avrei voluto gettare la spugna. Non so come ho retto. Finché un giorno una felice, inaspettata sorpresa!
Mi telefona un giovane prete, parroco vicino Lucca, che mi dice di aver avuto da un comune amico la dritta di sentirmi, avendo lui desiderio di aggiungere alla dimensione della parrocchia anche un servizio in altra realtà del mondo laico. Ho accolto - e ancora non ci credo! - la sua sincera e immediata disponibilità. Abbiamo iniziato le pratiche per il permesso di entrare in carcere come volontario, atteso un paio di mesi e, infine, ha iniziato ad accompagnarmi "dentro", assistendo ai miei colloqui come avevo fatto io con Beppone. Quindi è arrivato il momento in cui lui si è seduto alla guida e io ho fatto il "navigatore".
E ora è lui, Simone, ormai da tre anni cappellano del carcere di Lucca. Fa metà tempo e cioé 9 ore di servizio alla settimana (ora è permesso), ma è presente e ben inserito in una realtà che si è ancora più aperta al territorio.
Luigi
in Lotta come Amore: LcA Dicembre 2016, Dicembre 2016
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455