Cara mamma, dona i miei organi. E dammi al vento.

L'ultimo audio-messaggio dell'iraniana giustiziata per impiccagione per aver ucciso l'uomo che
voleva stuprarla è una toccante lettera alla madre piena d'amore per lei. La ragazza ricorda gli
ultimi orribili 7 anni in carcere e chiede che «cuore, occhi, reni e quant'altro possa servire venga
dato in dono». E nessuna tomba su cui piangere.
«Mia dolce madre, cara Sholeh, l'unica che mi è più cara della vita, non voglio marcire sottoterra.
Non voglio che i miei occhi o il mio giovane cuore diventino polvere. Prega perché venga disposto
che, non appena sarò stata impiccata il mio cuore, i miei reni, i miei occhi, le ossa e qualunque
altra cosa che possa essere trapiantata venga presa dal mio corpo e data a qualcuno che ne ha
bisogno, come un dono. Non voglio che il destinatario conosca il mio nome, compratemi un mazzo
di fiori, oppure pregate per me. Te lo dico dal profondo del mio cuore che non voglio avere una
tomba dove tu andrai a piangere e a soffrire. Non voglio che tu ti vesta di nero per me. Fai di tutto
per dimenticare i miei giorni difficili. Dammi al vento perché mi porti via».
Un solo ultimo desiderio prima di morire: donate i miei organi. Non le hanno concesso nemmeno
quello. Il suo corpo esanime è stato seppellito domenica 28 ottobre nella sezione 98 del cimitero di
Behesht-e Zahra, vicino alla città santa di Qom.

Reyhaneh Jabbari


in Lotta come Amore: LcA dicembre 2014, Dicembre 2014

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