Nello spirito di don Gino

Spirito e verità

In primo luogo possiamo intendere per traslazione da verità a vera, il segno di unione fedele, a fede
e poi a fedeltà al Dio proclamato da Gesù, entro il recinto della testimonianza apostolica, liberata
dalle incrostazioni e inautenticità umane impostesi nella storia.
I luoghi della fede sono stati ambienti poveri, comuni all'esperienza feriale: abbandonata la
parrocchia di S. Stefano, ha celebrato prima in una rimessa, poi nella cascina di Ottiglio, in un box o
all'aperto, sempre con scarni arredi essenziali per l'accoglienza della comunità che con lui si
ritrovava per le celebrazioni.
I tempi della festa non hanno mai assunto le caratteristiche di "evento", sobri nel loro sviluppo,
attenti a raccogliere il messaggio che nella sosta festiva veniva proposto alla riflessione comune per
una concreta realizzazione del progetto di Dio nel nostro tempo.
Don Gino non è mai stato l'uomo della mediazione, non si è mai proposto come "separato" dalla
comunità. Basta pensare alle omelie condivise, ma soprattutto al suo modo di introdurre le
celebrazioni eucaristiche: una preghiera sul mondo per cogliere una umanità che si presenta unita al
cospetto di Dio per confessare il Suo amore per l'uomo, di cui don Gino si fa voce e interprete.
Quante domande e quante sollecitazioni abbiamo ascoltato nell'introduzione alla Santa Messa!
La comunità di persone che a vario titolo, in tempi diversi, ha condiviso tratti di vita con don Gino, ha trovato in lui accoglienza, sempre un sorriso, capacità di ascolto, mai un giudizio, semmai una
riflessione, una provocazione, un invito alla coerenza umana ed evangelica, un incoraggiamento a
ritrovare fiducia e speranza, un invito a non aver paura. Nessun legalismo o rigidità, ma una grande
misericordia: quella misericordia che oggi riconosciamo nelle parole di papa Francesco, noi le
abbiamo sperimentate da sempre in don Gino.
Questa comunità ha vissuto anche dolori e tragedie e Gino ha accompagnato tutti, senza enfasi o
stucchevoli frasi di circostanza o rinvio a facili rifugi consolatori. Come Gesù ha pianto Lazzaro
morto, così don Gino ha condiviso dolori e con dignità ha aiutato a riprendere il cammino della vita
anche sotto il peso della sofferenza che è compagna di vita.
Per fedeltà al Dio di Gesù ha sempre lottato perché quella Chiesa, nata dal suo sacrificio sulla
croce, restasse fedele al messaggio primitivo, trasmesso dagli apostoli, di apertura sul mondo e non
si costituisse come un recinto con caratteristiche identitarie di separazione e inclusione regolate da
leggi e osservanze. Per questo don Gino è stato un uomo sulla frontiera non un uomo di frontiera.
L'uomo di frontiera, il frontaliero, rischia di non avere identità, di portare dentro di sé sincretismi
che derivano da diverse contaminazioni culturali e di costume, mentre l'uomo che sta sulla
frontiera, al contrario, appartiene completamente alla sua comunità, ma ha lo sguardo rivolto
all'oltre, ascolta,si interroga, condivide e tende ad ampliare i confini dell'appartenenza, senza
perdere identità, è inclusivo.
Che don Gino fosse profondamente inserito nella Chiesa è testimoniato dal suo interesse per i
confratelli, dal desiderio di un vescovo pastore, umanamente solidale con il suo clero, dalla
proposta di una vita comunitaria che lo aveva spinto a percorrere più volte tutta la diocesi per
donare e ricevere condivisione, nello spirito di povertà, secondo le esigenze evangeliche, in risposta
alle istanze che giungevano dal mondo. Istanze che ha ascoltato come quando si è fatto prete
operaio, quando per anni, con alcuni suoi "ragazzi" ha soccorso le popolazioni terremotate
dell'Irpinia, o quando ha organizzato incontri nelle piazze di città e paesi per sensibilizzare la gente
su temi importanti, quali la pace, lo spirito di povertà, l'attenzione agli ultimi, sempre richiamandosi
alla coerenza con l'essenzialità cristiana.
Stanco del suo girovagare, don Gino aveva poi trovato nella cascina G un luogo laico, fuori dai
circuiti della sacralità, un luogo ove testimoniare appartenenza e povertà evangelica.
Questo è lo spirito e verità che ha testimoniato don Gino a ciascuno di noi, alle nostre famiglie , a
più generazioni e ciascuno di noi può trovare in tutto ciò alimento e forza per disegnare il proprio
percorso per adorare Dio.

Giovanni Margarino


in Lotta come Amore: LcA dicembre 2014, Dicembre 2014

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