Nel mese di ottobre ho avuto la bella sorpresa di incontrare, alla Chiesetta, Beppe Pratesi e Lucia.
Una coppia (lo dico per quelli che non li conoscono) unita da tanti anni di vita insieme in una
famiglia aperta non solo ai figli spuntati qua e là lungo la strada e non solo dalla pancia di Lucia.
Una vita povera sempre strappata al lavoro, ma con la porta sempre aperta in particolar modo alle
situazioni meno accolte altrove. Una condizione di vita portata avanti con coraggio e la
determinazione del contadino che non si rassegna mai alla terra incolta.
So che, praticamente da sempre, si sono coinvolti in percorsi del disagio psichico, nella loro casa
come nei gruppi di sostegno locali (abitano da anni nel Mugello). Non mi ha meravigliato quindi
che, dopo uno scambio fraterno sull'attuale reciproco percorso di vita, Beppe mi abbia parlato della
problematica inerente un gruppo di persone (una trentina circa, se ben ricordo) facenti parte della
"comunità" del Forteto (Mugello/Firenze). Si tratta di persone approdate in questa comunità dalla
forma giuridica di cooperativa che dagli anni 70 in particolare ebbe una crescita notevole di
partecipanti ed una attenzione delle istituzioni e delle agenzie del sociale che ne fece un modello
visitato e invidiato.
Ora, a seguito di pesanti inchieste e condanne in giudicato, la "comunità" continua ad esistere
coagulando una serie di persone che altrimenti non sanno proprio dove andare e la cui
sopravvivenza è strettamente legata alla cooperativa che li ha fatti lavorare duramente in una forma
(giustificata inizialmente forse dalla loro condizione di persone "non autosufficienti") giuridicoeconomica
che è difficile ora da sciogliere. Inoltre si tratta di persone in cui è carente l'iniziativa e la
relazione con persone esterne di fiducia e competenti.
Beppe mi ha mandato l'articolo di cui vi propongo la premessa, scritto da due psicoanalisti su una
rivista specializzata, come l'unico che, a sua conoscenza, rompe il velo di silenzio su tutta la
vicenda. Gli autori promettono di farne un libro e speriamo che la sua presentazione riesca ad aprire
una finestra su questo mondo che vive come un fantasma nelle pieghe di una problematica umana
che non interessa a nessuno, non risolta dalle condanne in sede giudiziaria. Un piccolo mondo di
"fantasmi" senza volto e senza diritti.
Il giornalino "Lotta come Amore" è una voce piccola piccola, ma non rinuncia a gridare per chi non
ha voce.
in Lotta come Amore: LcA dicembre 2014, Dicembre 2014
Luigi Sonnenfeld
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