Incontro dei movimenti popolari in Vaticano

Un grande incontro mondiale dei movimenti popolari si è svolto dal 27 al 29 ottobre 2014 in
Vaticano, organizzato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, dalla Pontificia
Accademia delle Scienze Sociali e da esponenti di vari movimenti, con l'appoggio esplicito del
papa.
Hanno partecipato all'incontro circa cento delegati di organizzazioni popolari di ogni parte del
mondo (in rappresentanza dei contadini senza terra, degli indigeni, dei precari, dei lavoratori del
settore informale e dell'economia popolare, dei migranti, di quanti vivono nelle periferie urbane e in
insediamenti di fortuna, come pure di quanti lottano al loro fianco) e di numerosi vescovi dei diversi
continenti e della Curia Romana (tra le presenze italiane, alcune delle quali piuttosto sorprendenti,
Banca Etica, Associazione Trentini nel Mondo, il Comitato Amig@s Mst-Italia, Genuino
Clandestino, la fabbrica recuperata Rimaflow e addirittura il Centro Sociale Leoncavallo).
E' stata, insomma, una sorta di Assemblea dei movimenti popolari, come quelle tenutesi durante i
Forum Sociali Mondiali, ma nell'inconsueta e sorprendente cornice vaticana, allo scopo di
individuare le cause strutturali dell'esclusione e i modi per combatterle, tracciando nuovi cammini
di inclusione sociale. E con un obiettivo preciso: quello della creazione di una sorta di
coordinamento delle organizzazioni popolari, con il sostegno e la collaborazione della Chiesa.
Ed è un auspicio comune a tutti quello a cui vuole rispondere questo incontro dei movimenti
popolari: che a nessuno manchi la terra, un lavoro e un tetto sulla propria testa, "tre diritti sacri, tre
diritti elementari che tuttavia, sempre di più, vengono sottratti a una parte maggioritaria dei nostri
popoli", calpestati da "un mostro idolatrato come un dio, il dio Denaro, a cui tutto viene sacrificato,
compresa la natura e compresa la dignità degli esseri umani.
A prendere la parola sono stati i rappresentanti del popolo degli esclusi, a cominciare dalla cilena
Luz Francisca Rodriguez, di Via Campesina Internazionale, la quale ha espresso nel suo intervento
tutto l'orgoglio dell'identità contadina, ma anche denunciando:
- l'avanzata senza freni del capitale sulle campagne;
- l'accaparramento della terra, dell'acqua, delle risorse naturali, sempre più concentrate nelle mani
di poche transnazionali, le stesse, ha affermato, che "prima ci fanno ammalare e poi ci vendono i farmaci con cui curarci";
- la mancanza di adeguate politiche agrarie da parte dei governi, i quali, al contrario, costruiscono
ponti d'oro alle grandi imprese;
- il disprezzo nei confronti delle conoscenze e delle culture contadine, delle millenarie prassi di cura
e di scambio delle sementi;
- il ruolo di una scienza al servizio del capitale, disposta persino a mettere a repentaglio la vita,
attraverso per esempio l'imposizione delle colture transgeniche.
"Ci troviamo di fronte - ha affermato - a un processo di massiccia distruzione della vita, a una
strategia diretta non più ad alimentare l'umanità, ma ad aumentare i profitti. Ma noi continuiamo a
resistere, a difendere la nostra funzione sociale, che è quella di alimentare i nostri popoli; a
custodire il sogno di continuare ad essere contadini e contadine al servizio del buen vivir".
Del resto, come ha sottolineato, il contadino indiano Kommara Thimmarayagowda Gangadhar della
Krrs (Karnataka State Farmers Union), l'Agricoltura non è solo un'attività economica, ma una
cultura del mondo, non offre solo la sicurezza del lavoro, ma preserva la salute umana, e protegge la
natura per l'umanità presente e per quella futura. "La mia responsabilità come cittadino globale - ha
concluso - è custodire la terra per le generazioni future".
E a prendersi cura dell'ambiente sono anche i raccoglitori e riciclatori dei rifiuti ("quanti
sopravvivono con i rifiuti dell'umanità, come ha evidenziato mons. Luis Infanti, vescovo di Haysén,
nella Patagonia cilena), sulla cui lotta per l'inclusione sociale si è soffermato Sergio Sanchez, della
Federazione argentina dei cartoneros e dei riciclatori: una lotta comune ai venditori ambulanti, ai
lavoratori delle fabbriche recuperate e in fondo a tutta la classe lavoratrice e a tutta l'umanità,
perché "tutti - ha detto - chiediamo le stesse cose: terra, casa, lavoro".
In questo quadro non sono mancate sollecitazioni alla Chiesa, quella Chiesa che, come ha affermato
il mozambicano Agostinho Bento dell'Unione nazionale dei contadini del Mozambico, ha taciuto
sui programmi della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, e che non si è opposta
come avrebbe dovuto allo sfruttamento da parte delle multinazionali. Quella Chiesa che egli ha
invitato ad agire concretamente a favore del popolo spogliato delle sue risorse.
E non ha risparmiato critiche all'istituzione ecclesiastica neanche Jockin Arputham, leader di Slum
Dwellers International, il quale vive in uno slum di Mumbai, lottando contro gli sgomberi delle
comunità: "La Chiesa parlava di giustizia sociale, ma quando sono arrivati gli sgomberi, in India
come in Kenya e in Cambogia, non ha fatto nulla, per non 'mischiarsi con la politica'", ha
denunciato Arputham, ringraziando tuttavia il papa per aver invitato in Vaticano, finalmente, i
rappresentanti, e soprattutto le rappresentanti, delle persone che lottano e che spesso pagano questa
lotta con la vita. Una lotta che può essere a volte anche semplicemente per ottenere dei bagni, di
fronte al dramma che può rappresentare il fatto di avere una toilette per 800 persone in una
baraccopoli di 500mila abitanti. "Il mondo non cambia - ha concluso - se i poveri non si
organizzano unendo le loro forze e dicendo basta con le elemosine. Come ci hanno insegnato gli
antenati, se si lotta si otterrà latte e miele, se non si lotta non si conquisterà un bel niente".
Non si può tuttavia parlare di Terra, di Pane e di Casa, senza affrontare il nodo dell'emergenza
ambientale e climatica, "un problema che - come ha sottolineato l'esperto di cambiamenti climatici
Veerabhadran Ramanathan- si trasformerà ben presto in un disastro". Se in appena 30-40 anni
abbiamo cambiato il clima più che negli ultimi 2 milioni di anni, non è tuttavia troppo tardi, si è
detto convinto Ramanathan, per risolvere il problema: occorre però operare profondi cambiamenti
nel nostro atteggiamento nei confronti della natura e nei confronti gli uni degli altri, in una
mobilitazione che non può fare a meno dell'aiuto dei leader religiosi. E' un problema, peraltro, che
chiama fortemente in causa la giustizia, dal momento che, ha evidenziato, i tre miliardi di poveri
che contribuiscono alle emissioni di gas ad effetto serra per meno del 5% sono anche quelli che
pagheranno maggiormente le conseguenze del riscaldamento globale. E a indicare i veri colpevoli ci
ha pensato Silvia Ribeiro dell'Etc Group ,ricordando come l'1% più ricco dell'umanità controlli
quasi il 50% della ricchezza globale e come al 70% della popolazione mondiale resti meno del 3%
delle ricchezze. Ma è la stessa classifica dei Paesi responsabili del più alto livello di emissioni
alteranti il clima a chiarire la situazione: se per quantità di emissioni la Cina, con il 23%, batte gli
Stati Uniti, responsabili del 15,5%, a livello pro-capite gli Usa non hanno concorrenti (17 tonnellate
contro le 5,4 della Cina).
Per non parlare delle responsabilità storiche, che vedono gli Stati Uniti dominare la classifica degli
inquinatori a tal punto che le loro emissioni, da sole, superano quelle dei cinque Paesi che seguono
(Unione Europea, Cina, Russia, Giappone e Canada). E colpevole è anche il sistema agroindustriale,
responsabile dal 44 al 57% delle emissioni di gas ad effetto serra, a cui è chiamata sempre più ad
opporsi quell'agricoltura contadina a cui già spetta il merito di alimentare il 70% della popolazione
mondiale.
"Gli esperti chiamano Antropocene l'attuale fase planetaria, per sottolineare l'impatto dell'umanità
sulla vita della Terra. Non sono d'accordo: quella attuale - ha concluso Silvia Ribeiro - è l'era della
plutocrazia, quella in cui 85 miliardari, da soli, consumano risorse quanto la metà della popolazione
mondiale".



Claudia Fanti - Adista


in Lotta come Amore: LcA dicembre 2014, Dicembre 2014

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