Una fede che lotta

C'è stato un tempo in cui non riuscivo a capire la serenità e la sicurezza della fede che don Sirio
testimoniava. Per me Dio era mistero di difficile lettura, altro da me in modo irrimediabile.
Contribuiva a questo mio sentire una istintiva reazione alla astratta definizione di Dio di tanta
teologia senz'anima, ad un fideismo della volontà che evitava ogni domanda a proposito; ma anche
forse ad un percorso di vita - la mia vita - che doveva ancora uscire da una qual sorta di
egocentrismo per approdare all'esperienza di relazioni profonde con l'umanità, la storia, la vita.
Rileggendo alcuni suoi scritti in questi ultimi mesi, invece, ho trovato con commossa sorpresa dei
punti di contatto fondamentali con quello che oggi per me è quel dono di Dio, impegnativo e
insieme intrigante, che è la fede. O meglio, come scrive don Sirio, la Fede.
Mi sono soffermato su un numero di Lotta come Amore dell'ottobre del 1972.
Eravamo da poco approdati - Sirio, Maria Grazia, Beppino ed io - alla Chiesetta del Porto dopo
gli anni intensi vissuti a Bicchio. Il passaggio per me, dal lavoro agricolo a quello industriale in
cantiere e insieme la vicina conclusione degli studi teologici, il terremoto di quegli anni nella vita
sociale e di relazione con le inevitabili risonanze nella vita personale, la configurazione di
un'esistenza in cui mi ero calato con generosità, ma senza una effettiva e adulta presa di
coscienza... Tutto questo ed altro ancora contribuiva ad avere, da parte mia, nei confronti di Sirio
un punto di riferimento sicuro e insieme una presa di distanza su quanto per me era punto
interrogativo che dilatava la domanda e la ricerca e in lui mi pareva invidiabile e impossibile
sereno "possesso", sicurezza di verità.
Ora leggo quelle sue righe e mi rassicurano e mi confortano: davvero la Fede è conoscenza di ciò
che è vero ed apre alla libertà autentica.
Luigi
Verità e libertà
"Abbiamo Fede, con semplicità e umiltà, - scrive don Sirio - che la verità fondamentale, quella che
veramente decide del sapere o no di Dio, dell'uomo, della vita, del mondo e di tutto il destino che
segna di motivazioni l'esistenza, dal capello del capo che è «contato» alle innumerevoli stelle del
firmamento che sono anch'esse ugualmente numerate, sia Verità rivelata.
Dio ha rivelato la Verità con la sua Parola compiendo la manifestazione quando la sua Parola si è
fatta carne, in Gesù Cristo, fino ad abitare, a vivere insieme, fra gli uomini.
Crediamo che questa Verità, la sua Parola fatta carne, è stata affidata alla Chiesa e al suo magistero
fra gli uomini.
E' gioia magnifica, esaltante, essere venuti a conoscenza di questa Verità: è più che sentire battere il
cuore questo palpitare nell'anima della Verità, è più che la sicurezza che c'è il sole questa luce a
splendere nel destino della vita.
Abbiamo però anche Fede (e qui il discorso diventa rischioso e scomodo) che questa Verità, perché
è Verità di Dio, così tanto esistenzialmente manifesta in Gesù Cristo, è Verità non speculativa, non a
visione e nemmeno a contemplazione fine a se stessa, ma per costruzione di vita, di esistenza, di
storia.
E' verità non a luce fredda, lunare, ma di sole riscaldante, fecondante: dà di poter nascere, vivere e
morire, nella realtà più vera, a spiegazione totale dell'uomo e dell'umanità.
E' a seguito di questa potenza creatrice che la Verità deve necessariamente fruttificare la libertà,
questa condizione assoluta dalla quale l'uomo è uomo e l'umanità è umanità.
Il Cristianesimo è Verità e Libertà."
.. "
La mia vita vi farà liberi, diceva Gesù al gruppetto di apostoli che gli si serravano intorno l'ultima
sera, mentre si stava avvicinando l'ora delle tenebre, quella del tradimento; della sopraffazione,
della violenza, della condanna a morte ... e certamente non capivano la gravità del discorso, la sua
enorme, inimmaginabile importanza.
E' una delle affermazioni più potenti e programmatiche di Cristo.
Non può non risuonare questa parola nel profondo del cuore di ogni cristiano a segnare un destino
di liberazione per sé e per gli altri, per il mondo intero, dal quale è impossibile esimersi.
E' assolutamente indispensabile, che questa promessa, così solenne e sicura di Cristo, trovi
realizzazione concreta, esistenziale, storica, in me, in te, intorno a noi, nella vita, nella concretezza
delle cose, nei rapporti personali, di comunità, di Chiesa, di popolo, di umanità intera, fino al punto
di essere costruzione di vita, di autenticità umana.
Dio non vuole altro se non che l'uomo sia vero, rispondente pienamente e più perfettamente che sia
possibile al Suo pensiero, alla sua volontà creatrice.
Gesù Cristo, Dio che si fa uomo, realizza la salvezza dell'umanità nell'essere vivo, concreto,
esistente, vero uomo. E' l'uomo lui come l'uomo è e deve essere. E cioè fino al punto di sconfinare
nel mistero della realtà di Dio.
Per questa misura di verità costruente l'uomo secondo il pensiero di Dio, reso visibile, «da toccarsi
con mano» in Cristo, bisogna passare da misure corrispondenti di liberazione fino a quella della
libertà totale.
La verità di Dio, che è in Cristo, vero Dio e vero uomo, che non impegna in una liberazione e non
realizza libertà, non è verità di Dio.
.. E' una fede che praticamente, a
poco a
poco, si è
fatta strada nell'anima nostra. E
quanto più
l'abbandonarci e l'affidarci alla Verità ci ha dato misure di libertà per un progresso di liberazione
dentro e fuori di noi, tanto più la Fede è cresciuta e la gioia di essere cristiani e la gloria di essere
preti.
...
E' arrivato il tempo in cui la Chiesa è chiamata ad annunciare con fermezza e chiarezza la Verità e a
lottare perché questa Verità infallibilmente posseduta e insegnata, porti e fruttifichi nell'uomo e
nell'umanità la libertà, offrendosi come un pugno di lievito di liberazione, luce luminosa splendente
di libertà, sale buono a liberare la terra, città sul monte alla quale guardare per imparare ad essere
liberi.
La nostra fedeltà alla Chiesa sul piano di Fede e nella concretezza della nostra vita. intendiamo
viverla come cristiani adulti e preti convinti e cioè, presunzione a parte, come gente estremamente
sicura che quel poco di libertà che si trova nella propria vita e quell'impegno di lotta, sia pure così
tanto insignificante, per la liberazione dell'uomo e dell'umanità, lo deve all'avere accolto - chissà
quanto poteva e doveva essere di più - la Verità di Dio e di Cristo come ragion d'essere della propria
vita.
Non vorremmo fare - e ogni cristiano, ogni prete, ogni vescovo, tutta la cristianità e più che sia
possibile ogni uomo bisognerebbe che non facesse come Pilato quando rivolse a Gesù la domanda:
che cos'è la verità?
E non aspettò la risposta perché forse intuì che il discorso lo avrebbe scomodato assai: forse
sospettò che Gesù gli avrebbe parlato di Verità che fa liberi.
E ai pilati, gente del potere e dell'autorità, questa Verità che libera non piace proprio.
Don Sirio
La fede, conoscenza del progetto di Dio, cresce nella fiducia e si esprime nella ricerca dei segni
dell'opera di amore dell'eterna creazione. Da qui nasce una responsabilità in ordine all'umanità del
nostro tempo, e alla realtà dell'oggi, che orienta e indirizza la vita cristiana che del "regno di Dio"
è testimonianza viva.
Sono passati quarant'anni da quando don Sirio scriveva queste sue considerazioni su "la Fede
oggi" e noi che lo leggiamo ora possiamo cogliere le somiglianze e le differenze tra l'"oggi" di
allora e il nostro "oggi". Per fare di nuovo il punto di una rotta della storia che ci impegna per la
vita.
L.
La fede oggi
Con umiltà e semplicità di cuore, chiaramente nella luce della Fede e nella coscienza di una
responsabilità di testimonianza cristiana e di evangelizzazione, da sempre ci siamo posti davanti alle
problematiche, così serie e profonde, del rapporto fra Cristianesimo e il tempo in cui viviamo.
La Fede oggi.
E' il problema che spinge ad esaminare con particolare attenzione la propria Fede, quella a seguito
della quale, io, tu, noi crediamo, cercando di coglierne le motivazioni illuminanti, le argomentazioni
più convincenti, ma specialmente per prendere coscienza del dono di Dio che nel destino della
nostra vita ha accesa questa luce di Fede.
E perché è un dono di Dio, la Fede, più che ogni altro valore, responsabilizza ad un diffondersi, ad
un offrirsi, ad un comunicarsi: cioè costringe ad una realtà di servizio nei confronti della Fede stessa
che è luce per illuminare fuoco per essere acceso ed accendere, lievito per lievitare, salvezza che
deve salvare...
Tanto più oggi chi ha il dono della Fede e ha compiuto una scelta cristiana e sacerdotale per la
motivazione della propria esistenza, deve richiamarsi a questa urgenza e provarla
appassionatamente nella propria vita, impegnarsi in un giocare interamente se stesso nei modi e
nelle misure che la ricerca di autenticità nella propria Fede gli dà di scoprire nella quotidianità della
vita e nelle grandi problematiche della storia.
La Fede oggi.
E' una costatazione, può anche essere soltanto un'impressione, ma per noi è gravissimo problema
che il presentarsi della Chiesa in tutta la sua complessità teologica, liturgica, pastorale, risulti
sempre più, nel giudizio popolare e specialmente nella sensibilità della gioventù del nostro tempo,
come una realtà estraniata, separata, disincarnata dalle concretezze della vita e dalla spietatezza dei
suoi problemi e delle sue esigenze. Ne consegue un giudizio, con tutte le conseguenze facilmente
constatabili, che il Cristianesimo è una religione delle tante religioni, un complesso di valori
religiosi rispondenti a richieste devozionali, sentimentalistiche, bigottistiche e beghinesche. E la
Chiesa un apparato temporalistico, burocratico, sistematicizzato...
Le chiese di questa Chiesa sono una realtà indicativa indiscutibile: basta varcarne la soglia e
cattedrale gotica o romanica o di qualsiasi paesucolo, manifesta apertamente il carattere
devozionalistico del cristianesimo-religione. E' più che sufficiente partecipare alle liturgie,
rinnovate quanto si vuole, per riportarne impressioni di impegno religioso spiritualizzato fino alla
disincarnazione più nebbiosa ed evanescente.
La Fede oggi.
La realtà dell'esistenza umana, in questa nostra civiltà del benessere, borghese e autosufficiente, va
sempre più organizzandosi e andiamo verso vere e proprie sistemazioni dalle quali rimane escluso
sempre di più il problema di Dio e della Fede in Cristo e tanto più una possibilità di significato di
una scelta seriamente religiosa.
Dove invece - ed è il tremendo problema dei giovani - la ricerca di una presenza più efficace nella
vita matura ed esige realtà di impegno e serietà di lotta, l'abbandono della Fede, il lasciar cadere le
enormi possibilità che la scelta cristiana può offrire di autentico coinvolgersi nella vita o nella
storia, è come inevitabile quando i giovani oltrepassano i vent'anni o varcano la soglia che dal
chiuso di una prospettiva a sistemazione borghese personale e familiare, li costringa all'aria aperta, a
cercare per se stessi e per gli altri valori di liberazione, di giustizia, di autenticità umana.
La Chiesa è subito vista come un ostacolo e automaticamente la Fede cristiana viene giudicata un
tutt'uno col sistema ecclesiastico, fino all'impossibilità di distinzione fra Gesù Cristo e il papa, i
vescovi,i preti, le parrocchie, le chiese, le liturgie, le processioni, le devozioni e tutto il popolo
cristiano della domenica, i gruppetti di pensionati cattolici, i furbi profittatori della politica cristiana
e dell'arrivismo economico e decorativo...
Don Sirio
Ciò che caratterizza la dimensione del credente è l'ascolto della realtà tutta perché solo così è
possibile cogliere la incessante presenza di Dio nella storia umana e adorarlo (letteralmente,
pendere dalle sue labbra). Ne sono più che convinto, anche se la misura della mia fede non è certo
più grande di un granellino di senape.
Capisco ora tutta la passione di don Sirio, la forza del suo spirito spinto ad affrontare i territori,
ricorrenti e insieme sempre nuovi, della ricerca umana del senso della vita. Lui, pur immerso nel
quotidiano, capace della pazienza indispensabile di chi vive con i piedi per terra e con il cuore
rivolto al cielo.
La fede diventa così un modo di vivere e non più qualcosa che si manifesta in atti e in
comportamenti particolari. Fino al punto da coincidere con il vivere stesso: un vivere fiducioso.
. L.
Cristianesimo ed esistenza umana
Penso che nessuno possa rimproverare chi vive l'angoscia nell'anima e sente bruciare il cuore per
tutta questa problematica che investe la visione cristiana della vita. Il rapporto fondamentale fra
Cristianesimo ed esistenza umana, si esprime attraverso un desiderio appassionato che la propria
vita e tutta la realtà della Chiesa diventi e sia l'umanità attraverso la quale Cristo, con tutto quello
che lui è e significa per la salvezza del mondo, viva dentro il vivere degli uomini. E sia proprio Lui
a caricarsi ancora di tutto il problema della vita umana, portandone la Croce, per morirvi inchiodato
e risorgervi continuamente la Speranza, l'Amore, la libertà, la vera dignità umana, l'essere tutti figli
di Dio.
E' da questa Fede per cui si crede che comunione vi deve essere fra Cristo e tutta la vita umana.
Perché è da questa comunione che è nato il Mistero meraviglioso di Dio che si fa uomo perché
l'uomo si faccia Dio, così pienamente compiutosi in Gesù Cristo e affidato, nella sua continuità
storica, alla Chiesa. questo nuovo corpo (umanità storica) di Cristo. Ed è da questa Fede che nasce
l'impossibilità a starsene in pace, rassegnandosi passivamente all'andamento delle cose.
La Chiesa è questa porta di passaggio, di comunione, fra l'umanità e Dio: bisogna che rimanga
aperta, spalancata, perché l'uomo, l'umanità, con tutto quello che l'umanità è, ma specialmente - e
Gesù ne dà l'indicazione esatta - in tutto quello che l'umanità ha perduto dei suoi valori essenziali,
possa incontrarsi col suo Dio e ritrovare in lui la salvezza, cioè il suo essere vero, il suo esistere
autentico, come Dio l'ha pensata facendola nascere dal suo sogno infinito.
Crediamo che l'umanità sempre più stia esasperando questa ricerca della propria identità, fino a
rischiare gli orrori più spaventosi.
Bussa ormai ad ogni porta, anche a quelle dove pare o si immagina che possa esservi accesa la sia
pur minima speranza.
Anche alla porta della Chiesa. Non si può stare a discutere, ad esaminare, scuole teologiche alla
mano, sfogliando il codice di diritto canonico, consultando le enciclopedie pastorali, spolverando
osservanze liturgiche e tanto meno tenendo d'occhio diplomazie furbesche, equilibri temporalistici...
e discutere ed esaminare se è conveniente, prudente, contemplato, secondo le consuetudini, ecc.
aprire uno spiraglio oppure tenere sprangata la porta.
Occorre spalancare i battenti, toglierli anche di sui cardini ed essere semplicemente accoglienza,
realtà di comunione, incontro continuo, incessante, del figlio con il Padre.

(articoli di don Sirio annotati da Luigi Sonnenfeld)


in Lotta come Amore: LcA dicembre 2013, Dicembre 2013

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -