La lunga strada

Allora fu come l'inizio di un viaggio. Non ne conoscevo la strada altro che vagamente, come in un
sogno. L'avevo intravista soltanto per averne paura, per vederne la difficoltà e forse anche l'assurdo.
Ma poi decisi di partire e fu come rischiare tutto, gettarsi di là. Fu come partire per la guerra e si sa
tutto meno dove si andrà a morire.
Ero allora consapevole dì poche cose e queste erano state afferrate violentemente e vi ero
aggrappato quasi con disperazione. Che Dio esisteva. Che la Sua Volontà aveva diritto di pretendere
da me tutto, anche ciò che sentivo contro me stesso perché troppo diverso dalle mie ragioni e dai
miei sogni.
E stavano vincendo le ore passate in Chiesa, spesso a piangere quando di Amore e quando di
ribellione.
Era tempo di guerra allora. E il mondo era affogato nel dolore, nella disperazione, nell'odio, nella
morte.
Ma io non ne sapevo quasi nulla. E ora ho vergogna che la mia prima Messa non fosse tutta e
soltanto la tragedia del mondo. Ma in qualche modo era sull'altare a diventare il Mistero di Cristo,
la ricerca di Dio sofferta e vissuta per anni, perché niente è mai soltanto problema personale, ma
l'esistenza di uno è quella di tutti.
Ho saputo dopo che un filo d'erba nasce da tutta la terra e un fiore fiorisce su tutto il mondo. Quella
capinera lassù che canta sul cipresso nero e solenne contro l'azzurro splendido del cielo, l'universo
l'ascolta e ne esulta profondamente. Per questo forse tutto avviene nella solitudine e nel silenzio:
non occorre che qualcuno sappia o ascolti, c'è chi accoglie, c'è un seno profondo nel quale ogni cosa
vive, un cuore che batte ogni palpito, un'anima che respira l'infinito.
In quel giorno, e non lo sapevo, sono entrato in questo Mistero. Si è aperta una porta e ho varcato
la soglia forse senza sapere bene che entravo dove tutto è ciò che si vede e si tocca con le mani ma
poi infinitamente di più. Da allora avrei dovuto guardare al di là di quello che si vede, cercare fin
oltre il possibile dentro le cose e raccogliere con queste mani ogni realtà materiale per raccoglierne
tutto il Mistero, tutta la Verità nascosta.
Cominciava veramente e non sarebbe potuto più finire, perché era chiaro che non poteva ormai
trattarsi più di un momento, di un giorno, di un anno, perché si iniziava l'eternità, cominciava
veramente il tempo dell'Amore. Una primavera nuova, appassionata, mese di maggio, violenza
d'infinito.
Ricordo l'impressione strana di quel nuovo camminare per le strade. Mi pareva di non appartenere
più a niente. Quasi avevo timore a respirare, come per paura di svegliarmi. Perché guardavo il
mondo trasognato, con dolce sorpreso stupore. Cominciavo ad aprite gli occhi come per la prima
volta e tutto era dolcemente meraviglioso.
Fu una settimana incredibile. Forse in quei giorni tutto mi fu dato in sintesi, come la prefazione di
un libro, come la visione di tutto in un colpo d'occhio soltanto.
Ma poi il libro bisognò sfogliarlo pagina per pagina e parola per parola leggerlo e impararlo a
memoria. Perché le strade si camminano un passo dopo l'altro. E si arriva i n cima salendo i gradini
a uno a uno.
La Verità va guadagnata spendendovi tutto, dando via ogni cosa, giocandovi anche la vita. E
l'Amore bisogna che ci mangi tutto quello che abbiamo e anche tutto quello che siamo. Il fuoco
brucia la legna fino alla cenere. E la luce vince il buio fino a non lasciare nemmeno la penombra.
No, non posso contare i giorni. Nemmeno gli anni. Perché ciò che è successo, piano piano e qualche
volta con incredibile violenza, non appartiene al tempo nel suo passare. Avviene nel tempo, ma
spesso in un istante è tutta l'eternità. E in anni qualche volta succede disgraziatamente che non vi sia
nemmeno il tempo, da quanto non si fa un passo avanti.
Nemmeno è importante, e forse non sarebbe neppure possibile, ripensare ai fatti e agli avvenimenti.
Perché ciò che è successo è quello che succede continuamente, quello di cui è pieno il mondo,
niente vi è mai di nuovo sotto il sole, dice la Scrittura molto saggiamente. Ciò che conta è il Mistero
di Grazia unito alle solite cose. E questo è novità assoluta perché è stato per noi, per maturarci, per
renderci veri, per costruirci secondo il Pensiero di Dio.
Mi pare di avere visto e vorrei avere raccolto questo Mistero di Grazia, tutta la Luce di Verità,
tutta rinfittita di Amore per me (e attraverso me per la Gloria di Dio e la salvezza del mondo) in
ogni uomo e donna entrati nella mia vita, in tutti i corpi e le anime che mi si sono scoperte in tutto il
loro Mistero. Nella terra sulla quale ho aperto gli occhi ogni giorno. Nelle nottate di stelle che ho
visto dalle montagne. Nella distesa paurosa e sconfinata del mare. Nei fili d'erba e nei fiori. In tutta,
assolutamente in tutta la creazione fino a sentirla nell'anima come universo. E poi nella storia. Da
quando la vita è nata e poi si è svolta fino al nascere del pensiero, della volontà, della libertà e poi di
tutto lo svolgersi della terribile eppure meravigliosa avventura umana.
È stato bello (o Dio, è veramente bellissimo) vivere unicamente per ascoltare il silenzio del mondo,
vedere l'invisibile, raccogliere soltanto con l'anima, essere sensibili dell'infinito e essere a contatto
soltanto con Dio perché è dato di credere e di essere felici che Lui è tutto, l'assoluto, l'Unico.
Allora il Suo esistere è dentro ogni cosa. Tutto è contenente di Lui. Tutto è apparenza di Lui. Non
è stato possibile che niente me Lo velasse o nascondesse e tanto meno me ne deviasse. Lo devo
confessare: è successo unicamente perché la Sua presenza nascosta ha forzato sempre le apparenze,
le ha spezzate e frantumate pur lasciandole intatte, rivelandosi.
È uscito sempre dall'ombra e si è fatto avanti in piena luce fino al punto che non è stato possibile
non vederlo, nemmeno a voltarsi dall'altra parte. È sopraffazione onnipotente, è violenza inaudita.
Il mondo soffre per la fatica spaventosa di contenere Dio e di nasconderne la presenza e di velarne
il Volto. La creazione e gli uomini e la loro vicenda sono argini che tentano di contenere una
fiumana prepotente che vorrebbe straripare continuamente.
Ma è duro e quasi impossibile.
Forse a poco a poco ho imparato ad arrendermi. A riconoscere ed accettare che Lui è più forte. A
essere felice che il Suo Amore sia irresistibile. A essere convinto soltanto dalla Sua Verità.
Vi sono voluti anni per decidere a non fare più la fatica di tenerLo ai margini, Dio. Poi per farLo
entrare da padrone, da vincitore assoluto. Poi per consentirGli di sopraffare ogni cosa, facendo sì
che tutto fosse Lui solo.
La strada è lunga, ma non ha importanza, perché ogni giorno e forse ogni momento la camminiamo
tutta, o almeno ogni tanto, fino al punto nel quale capita di accorgerci che si potrebbe anche morire
ormai, ciò che conta è non cercare di sapere dove si deve andare. Perché è nel Mistero di Dio che si
va, è logico e giusto che soltanto Lui sappia.
In quel giorno in cui ho varcato la soglia, ero solo e non sapevo niente di niente e di nessuno.
Nemmeno che l'umanità stava annegando in un mare dì disperazione e di morte.
Ma poi a poco per volta ho raccolto tutto quello che ho trovato per strada. Per mano o invitando e
chiamando. Fra le braccia, sulle spalle, aggrappati a me in ogni modo. Poi ho aperto il cuore e ho
visto che poteva contenere così tanto e poi l'anima e mi è sembrata senza limiti . E poi la Fede e
poteva portare chiunque e essere luce accesa per qualunque notte. E poi l'Amore si è offerto
dicendosi pronto e allora la folla è stata enorme, immensa, sterminata: spesso mi pare che sia
l'umanità. E poi tutta la terra l'Amore ha fatta sua e l'universo. Ma non sperdendosi perché troppo
diffuso. È tutto in un punto, può essere dato tutto ad un corpo e a un'anima, a te per esempio, e
rimane e anzi proprio allora diventa e è di tutti e di tutto.
Cammino adesso e vado avanti, ma non sono davvero solo. Porto con me, perché è me stesso ormai,
tutto il Mistero del mondo. Il peso è molto pesante e la stanchezza è dura fino a schiacciare, ma non
ha importanza perché è vero che il mondo sulle spalle possono portarlo soltanto quelli che sono così
tanto nulla da non poter nemmeno pensare a se stessi.
Spesso mi domando cosa stia succedendo e perché le cose siano andate così e cosa voglia dire
questo e quest'altro. Ma forse è perché dopo vent'anni da quel giorno sto cominciando ad essere
prete.


don Sirio


in Lotta come Amore: LcA ottobre 2011, Ottobre 2011

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