Giorgio Callegari, nato a Venezia nel 1936, arrivò a San Paolo in Brasile nel 1965 e da allora si adoperò sempre per promuovere tutti i diritti di tutti
Ho conosciuto Giorgio nel decennio degli anni 60, quando, con gli studenti della PUC - Pontificia Università Cattolica - di San Paolo, stavamo provando "Morte e Vida Severina" di Joào CabraI de Meio Neto, mandato in scena l'11settembre del 1965 e che, nel 1966, conquistò il Gran Premio nel Festival Mondiale del Teatro Universitario, realizzato a Nancy in Francia; occasione in cui venne proiettata nello scenario internazionale la cultura brasiliana attraverso la denuncia della fame e della povertà, ben rappresentata dagli studenti.
Durante il 1965, prima del debutto di "Morte e Vida Severina" furono fatte diverse prove, nell' auditorio del Convento dei Domenicani, nel quartiere di Perdizes, mentre aspettavamo il termine della costruzione dell' auditorio Tibirica che, dopo il successo del gruppo teatrale, prese il nome di Teatro degli Universitari della Cattolica - TUCA.
Giorgio Callegari, nato a Venezia nel 1936, arrivò a San Paolo nel 1965 e fino ad allora aveva partecipato attivamente alla vita sociale e politica del nostro tempo...
Giorgio, diacono domenicano, è stato critico di cinema e giornalista prima di arrivare in Brasile. Assistendo ad una prova del gruppo teatrale, rimase affascinato dal testo di Joào CabraI, dalla musica di Chico Buarque e dal montaggio del nostro spettacolo con Roberto Freire, Silnei Siquera e José Armando Ferrara.
"Morte e Vida Severina fu considerato dal Centro Nazionale di Ricerca Scientifica francese uno degli spettacoli più importanti del secolo. Quindi Giorgio non si era sbagliato quando aveva assistito a quasi tutte le nostre prove e spettacoli.
Nel 1967 e 1968 al culmine del movimento studentesco, anche i religiosi parteciparono a tutte le manifestazioni degli studenti.
Il nostro spettacolo "O&A", senza testo, fatto solo di immagini e suoni, rappresentava molto bene il periodo che stavamo affrontando nel nostro paese, in cui veniva rafforzandosi la dittatura militare...
Ci sono nuovi percorsi per tutti, diversi cammini, clandestinità, repressione, ma ci ritroveremo con Giorgio all'interno del DOPS, il carcere dove quasi tutti i religiosi del convento dei Domenicani erano detenuti e venivano torturati. Nonostante questo, tentavamo attraverso le celebrazioni e nei rari incontri con i familiari di rendere noti fuori dal carcere i massacri perpetrati là dentro. Dopo un po' di tempo, fummo tutti trasferiti nel carcere Tiradentes e fu là che Giorgio iniziò lo sciopero della fame, che fu poi condiviso e praticato per solidarietà da tutti (ala femminile e maschile) al grido unanime: "Tutto l'appoggio a Callegari! Tutto l'appoggio a Callegari"...
Siamo rimasti senza ricevere nessuna visita per lungo tempo, isolati. Giogo fu di nuovo torturato e poi trasferito all'Ospedale Militare, ma il nostro obiettivo immediato, la denuncia, fu raggiunto...
Qualche tempo dopo, abbiamo assistito commossi, assieme a molti degli ex prigionieri politici, all'ordinazione di frei Giorgio Callegari, OP, cerimonia celebrata in una semplice chiesa parrocchiale della periferia di San Paolo. Un quartiere operaio, della zona sud della città, dove Giorgio iniziò, con l'appoggio dei parrocchiani e di molti suoi amici, varie attività: l'alfabetizzazione degli adulti, corsi di tagli e cucito, la coltivazione di orti collettivi per integrare l'alimentazione, ed un supporto scolastico per i bambini.
Giorgio fu ordinato da dom Paulo Evaristo Arns, nostro grande difensore dei diritti umani, al quale molti di noi debbono la vita...
Io penso che Giorgio fece suo, come pochi, il pensiero del missionario frei Bartolomeu de las Casas che ha scoperto l'America non nella maniera degli avidi conquistatori, ma l'America bella e nuova, che risplende nei volti degli indigeni, riconosciuti nella loro dignità e nella pienezza dei loro diritti.
La teologia di Las Casas, che ha individuato nella grazia e nella libertà una predisposizione universale e che ha cercato di unire "el hecho y el derecho" (il fatto e il diritto) adoperandosi per assicurare e promuovere tutti i diritti per tutti prendendo come base la natura umana e la dignità della persona, ha influenzato molto la personalità dell' amico Giorgio che a questo pensiero unì quello di José Martì nella ricerca della "Nossa America": egualitaria, giusta, solidale, libera e liberatrice.
Ed anche come frei Josaphat, teologo domenicano, che diresse il giornale "Brasil Urgente" durante gli anni 60 e che diceva: "lottare opponendosi ai colonialismi: politici, economici e culturali di ieri e di oggi". Giorgio unì a tutto questo la sua sensibilità nel capire l'altro, capendo se stesso; partendo dalla sua esperienza nell' Azione Cattolica, introdusse questa rilettura teologica di Las Casas, che assieme al suo vissuto quotidiano fece partecipe di questo la "Nossa America" nei suoi momenti più significativi...
In Perù, nella città di Arequipa, creò un Centro di Documentazione e Informazione che preparava notizie da trasmettere da Radio Santa Rosa, dei padri domenicani peruviani, così come aveva fatto anni prima in Brasile con la creazione del Centro Pastoral Vergueiro.
In Nicaragua, lavorò intensamente con Tomas Borge e Ernesto Cardenal, integrando la Missione Nicaraguese e percorrendo vari paesi europei allo scopo di divulgare la Rivoluzione Sandinista e raccogliere fondi per la ricostruzione del paese.
Nel suo cammino, acquisì la grinta del Che e partecipò a tutti gli incontri di solidarietà con Cuba. Visse intensamente tutti i momenti; era una persona inquieta, sempre in cerca di informazioni nuove. Si stava preparando a celebrare il 1 maggio 2003 a Cuba, quando il suo male cominciò a manifestarsi.
Il 5 maggio fu ricoverato all'ospedale e fu operato il 13 maggio. Morì la mattina del 26 dicembre: non poteva che essere così per chi, come lui, visse tanto intensamente il cristianesimo. Era un irriverente e un grande predicatore.
Durante tutta la sua infermità ci ha fatto conoscere una quantità di amici, italiani e brasiliani che oggi fanno parte di questa confraternita che è opera sua: il CEPE. Amico, fratello, compagno di tutte le ore: nelle messe, nei battesimi, nei matrimoni, nelle feste...
Nei riti dell'addio, com'era il suo desiderio fu cantato da tutti il canto di Violeta Parra "Gracias a la Vida"; ed il nostro inno, quello del prigioniero politico. "Nossa jangada vai sair pro mar... vou trabalhar, meu bem querer" (la nostra zattera sta per prendere il largo... vado a lavorare, mio amato bene).
Elza Ferriera Lobo
educatrice e giornalista
Il CEPE
(Centro Ecumenico de Publicaçoes e Estudos "Frei Tito de Alencar Lima").
Cos' è ce lo dice lo stesso frei Giorgio in una intervista a "Revés do Avesso" ("H rovescio del rovescio"):
Dom Mauro Morelli, vescovo ausiliario della regione di Santo Amaro, nell' arcidiocesi di San Paolo, mi affidò l'amministrazione della parrocchia di Cidade Ademar, dove con altri fratelli e sorelle ho dato vita al CEPE.
Il CEPE è nato come centro di educazione catechistica popolare. Poi abbiamo visto che era necessario preparare leader di comunità e nacque una scuola di formazione che raccoglieva materiale didattico, e finì per creare la necessità di divulgazione del nostro lavoro e dette come risultato la rivista "Revés do Avesso". Quando nacque era un semplice bollettino che nel 1992 divenne periodico con l0 numeri l'anno. La tiratura è di 2500 copie ed è distribuita esclusivamente per abbonamento. I suoi lettori sono leader di comunità, professori di primo e secondo grado, organizzazioni non governative, e sono sparsi per tutto il Paese. Ma la principale attività, alla quale dedico la maggior parte del mio tempo, è il lavoro in favore dei bambini bisognosi in San Paolo e particolarmente in Peruibe, sul litorale di Santos. In San Paolo abbiamo costituito una rete di "Centri della Gioventù" in favelas che nessun borghese conosce ma che non possono essere ignorate dalla società civile.
A Peruibe, poi, abbiamo trasformato un luogo che era un acquitrino in un centro di accoglienza che assiste più di 200 bambini ogni giorno.
Il CEPE gestisce anche una scuola agroecologica che aiuta le Comunità Quilimbos della Valle del Ribeira. Chi sa ciò che fu questa regione durante la dittatura e lo sforzo che non fu fatto per capirla e svilupparla, può apprezzare ciò che significa il nostro lavoro...
Per informazioni Associazione onlus Amici della Colonia Venezia di Peruibe
Santa Croce 1430 - 30125 Venezia (www.amicicoloniavenezia.org)
in Lotta come Amore: LcA dicembre 2004, Dicembre 2004
Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455