Verso il potere di tutti

Hanno pienamente ragione gli anarchici a insistere sul concetto e sulla questione del potere. E anche l'originale e fondamentale contributo di John Friedmann, che Alberto L'Abate ci ha fatto conoscere e Pasquale Jannamorelli ci mette a disposizione con le edizioni Qualevita, verte essenzialmente sul modo con cui possiamo recuperare, nelle situazioni apparentemente più disparate, difficili e chiuse, il nostro potere personale individuale e il potere collettivo, dal basso, il people' power, per agire in vista di un cambiamento sociale e per la costruzione di nuovi mondi possibili, che si avvicinano alla realizzazione di società nonviolente.
Il lavoro di Friedmann è ben noto in ambito accademico, ma molto meno agli attivisti dei movimenti di base. Un altro suo testo, quello sulla pianificazione, che L'Abate riassume nell'ampia postfazione del libro che stiamo presentando, è stato pubblicato in edizione italiana sin dal 1993, ma circolò prevalentemente in ambito universitario. Dopo gli incontri di Porto Alegre e la scoperta del "bilancio partecipativo" si è aperta una nuova stagione che porta a riprendere in esame la questione della partecipazione dal basso alle decisioni politiche. Questo tema è caro a tutta la tradizione dei movimenti alternativi, in particolare a quelli anarchici e nonviolenti. Fu proprio Aldo Capitini, fautore del "potere di tutti" a creare, negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, i primi COS, Centri di Orientamento Sociale, che si proponevano di promuovere la partecipazione popolare e l'autogestione nella vita politica a partire dai quartieri e dai municipi.
Le teorie del potere rimandano sempre all'eterna domanda posta da La Boétie sul perché i molti obbediscono ai pochi. Il potere della nonviolenza e il people' power si basano non solo su una diversa concezione, più partecipata e democratica, ma soprattutto su una diversa struttura di scala della società, sul decentramento economico, produttivo, abitativo, più compatibile con un'organizzazione sociale non gerarchica, non maschilista, non autoritaria e autenticamente sostenibile.
Oggi assistiamo invece a una deriva in senso oligarchico e populista delle vecchie democrazie occidentali, che di fronte alle difficoltà incontrate da un sistema economico che non riesce a creare condizioni di vita eque e sostenibili per l'intera umanità, nessuno escluso, sta andando verso derive autoritarie, suscitate dall'ideologia neoliberista, da un delirio di onnipotenza imperiale e dall'involuzione nichilista e autodistruttiva delle molteplici forme di terrorismo, compresa quella praticata dai singoli stati. La scarsità delle risorse, in primo luogo quelle energetiche e in particolare il petrolio, accentua questa drammatica situazione. La dimensione di scala seguita nell'ultimo secolo dall'umanità, che si sta rivelando un gigantesco errore evolutivo, è stata possibile grazie a un dono della natura, il petrolio, che noi abbiamo usato nel modo più perverso e irrazionale possibile.
Per riequilibrare l'attuale sistema, invertire rotta e passare a una dimensione di scala compatibile con i vincoli della biosfera, è necessario assumere un atteggiamento di maggiore prudenza, consapevole degli errori di pianificazione che facilmente si commettono e attento a tutte le esigenze che provengono da ciascun uomo, da ciascuna donna, dai bambini e dalle bambine di questo pianeta.
Per riuscire in un compito così ambizioso e pressante, occorrono visioni e strumenti adeguati e l'opera di Friedmann costituisce una guida preziosa, frutto di un intelligente e lungo lavoro di ricerca e di sperimentazione sul campo che ha portato l'autore a confrontarsi con situazioni di povertà e disempowerment nelle più diverse aree del mondo, imparando come spezzare i circoli viziosi del degrado e della frustrazione e trasformarli in circoli virtuosi di autorealizzazioni.
La sua analisi centrata sulla coppia concettuale empowerment/disempowerment gli permette di condurre una critica serrata, ma costruttiva, alle principali teorie economiche e dello sviluppo, indicando le vie d'uscita dalla semplice, per quanto doverosa, contrapposizione tra sviluppo e crescita. E gli consente anche di elaborare una concreta ed efficace politica di sostenibilità e di parità di genere. Il suo sguardo non settoriale spazia quindi in ogni direzione: dalla povertà alle questioni di genere e intergenerazionali, dalla giustizia sociale a quella ambientale.
Egli ci lascia un prezioso contributo che permette di compiere significativi passi avanti nella concreta elaborazione di politiche che consentano di realizzare forme di economia solidale, equa, sostenibile e nonviolenta.
Nanni Salio



John Friedmann, "Empowerment - Verso il potere di tutti, Una politica per lo sviluppo alternativo" Edizioni Qualevita 2003, pp. 216, Euro 12,00.
Questo libro va richiesto direttamente a: Edizione Qualevita via Buonconsiglio 2 - 67030 Torre dei Nolfi (AQ) CCP n° 10750677 - Tel. 086446448 - 3495843946
Iohn Friedmann è professore emerito di pianificazione urbana dell'Università della California, Los Angeles. Per molti decenni ha lavorato come consulente di pianificazione in America Latina, in Asia e in Africa. Dal 1965 al 1969 ha diretto il programma della Fondazione Ford di assistenza allo sviluppo urbano e regionale del Cile, ed è stato decorato per il suo lavoro dal governo democratico di quel paese. E' autore di molti libri sullo sviluppo regionale, sull'urbanizzazione e sulla teoria pianificatoria, e gli sono state conferite lauree ad honorem dall'Università di Dortmund in Germania e dalla Pontificia Università Cattolica del Cile.

Più di metà della popolazione mondiale è povera e il suo numero è in continuo aumento sia nei paesi ricchi che in quelli poveri. Enormi cifre spese in aiuti per l'estero e in investimenti privati sono serviti a poco. Per la maggior parte sono andate a beneficio delle classi e delle regioni già integrate nell'economia globale e hanno lasciato i poveri abbandonati a se stessi. John Friedmann sostiene che le politiche di sviluppo ispirate dalla dottrina economica dominante non danno speranze di una vita migliore per le maggioranze escluse. Nel suo libro propone un fondamento teorico per un approccio alternativo allo sviluppo basato su una politica di "empowerment".
La povertà è considerata come una forma di disempowerment sociale, politico e psicologico. Lo sviluppo alternativo proposto dall'autore cerca di ripristinare l'iniziativa dei settori, comunità e individui, disempowered. Prendendo la household (gruppo residenziale di persone che vivono sotto lo stesso tetto e mangiano alla stessa tavola) come punto di partenza strategico, Friedmann mostra le sue potenzialità economiche, politiche e sociali.
Le household sono integrate nei più ampi rapporti sociali di produzione e di politiche, ed è la riconquista da parte delle household dei propri spazi di vita che anima la sua discussione sulle rivendicazioni delle popolazioni povere.
La richiesta crescente di politiche di sviluppo dirette ad una democrazia inclusiva ed a uno sviluppo economico socialmente e ecologicamente appropriato - come pure alla parità di diritti per le donne, il cui ruolo produttivo nelle household è centrale - è evidente nella proliferazione di organizzazioni non governative per lo sviluppo. Empowerment fornisce un quadro di riferimento moralmente informato di politiche che possono essere innestate nelle strutture dello sviluppo dominante: dalla loro tensione creativa può nascere un futuro praticabile per le popolazioni povere del mondo.


in Lotta come Amore: LcA aprile 2004, Aprile 2004

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