Primavera

Inizio a scrivere queste righe e la neve imbianca ancora le montagne alle spalle di Viareggio. L'aria è fredda sulla terrazza della Chiesetta illuminata nel pomeriggio da un pallido sole, dopo una notte e una mattinata di pioggia continua e insistente. Ma anche il cuore trema sotto il martellante crescendo del numero dei morti nel terribile attentato ai treni di Madrid (11 marzo). Niente (ma davvero possono avere un senso i numeri quando si tratta della vita umana?) in confronto a quanto andavo leggendo sul numero di Adista, appena ricevuto, sull'ennesimo massacro in Uganda, in una guerra dimenticata che da vent'anni insanguina il cuore dell' Africa. A Viareggio, distratta fino all'ultimo da un carnevale interminabile, stiamo aspettando il passaggio della Carovana della Pace: coriandoli di speranza per l'utopia di un mondo diverso. Passione, morte e risurrezione di questa Pasqua 2004.
Avverto una difficoltà maggiore di altre volte nel raccogliere e preparare il materiale per questo numero di Lotta come Amore. E' una difficoltà che non deriva dalla mancanza materiale di tempo a disposizione, ma, paradossalmente, dal fatto che ho a disposizione un poco più di tempo e questo tempo per me sprofonda nel vuoto.
Un vuoto che non mi mette paura, anche se ha risvolti assai pesanti. E' inevitabile, in ogni cambiamento. Anche se - io, per primo! - vien fatto di cercare di scuoterselo di dosso, di annegarlo in una cresciuta frenesia del fare, de rapporti, dell'evitare anche solo un'ora da passare con se stessi. Che fare se non cercare di prendersi un po' in giro, di aggirare con sufficiente bontà e pazienza il nucleo inattaccabi delle paure infantili che riemerge dal profondo di noi ogni volta che siamo messi in questione? E come coniugare insieme questa pazienza della vita, questo saper vivere nella pazienza del quotidiano, con l'apertura al nuovo, la decisione di mollare gli ormeggi, di lasciare il porto delle proprie abitudini e affrontare il mare aperto? Come lasciarsi vincere dalle ricorrenti primavere della vita anche quando sembra di non poter chiedere più nulla alla vita stessa? Frido, giovane irish setter che da oltre un paio d'anni vive con me, cerca di darmi, a suo modo, una risposta: si acciambella stiracchiandosi ai miei piedi, e dorme e sogna, beato lui!
Dormire, sognare, lasciarsi andare nella fiducia di poterlo fare abbandonando ogni e qualsiasi difesa perché non ci si sente soli, ma immersi m grande fiume della comune condizione umana. Lasciarsi andare, come il seme si abbandona custodito dal calore della terra. E dal grembo oscuro e fertile viene richiamato ad osare la vita dal calore del sole e dalla sua luce.
Primavera. Un saluto, un augurio con tutto l'affetto. Perché si rinnovi nella pazienza della vita di ciascuno di noi il calore di una nuova nascita. Oggi, domani, sempre.

In questo numero...
In questo numero di Lotta come Amore ho raccolto la memoria viva di Padre Giorgio Callegari attraverso le parole pronunciate da un suo confratello nella messa dopo una settimana dalla sua morte. Un'esistenza inquieta di un uomo serenamente avvinto da un sogno, come è stato ricordato: "Nel cimitero un nostro anziano confratello, che è stato varie volte superiore di frei Giorgio, ha detto queste parole: frei Giorgio, nella tua vita ti ci hai importunato molto! Hai importunato i tuoi confratelli, i superiori dell'Ordine, le autorità della Chiesa, hai importunato le autorità civili, i responsabili di questa società, di questo 'ordine costituito' che continua a produrre esclusione, oppressione, povertà e morte per il nostro popolo, per i popoli della terra.
E' che tu non hai mai accettato questo 'ordine costituito' e non hai mai desistito dalla lotta per la costruzione di un mondo più giusto, più umano. Non hai mai smesso di sperare e di annunciare profeticamente che, come sempre dicevi, "un mondo differente è possibile"!
E questo richiamo forte risuona dalla stessa terra brasiliana nelle parole di Fratel Arturo che si pone la domanda su un eventuale nuovo concilio della Chiesa cattolica per un cambiamento di rotta:
"Può una teologia conciliare cambiare un progetto di chiesa scelto come il più adatto al tempo attuale, oppure bisogna partire da situazioni esterne che rendano inattuali o addirittura negative proposte pastorali e di spiritualità?
Oggi mi pare che questo cambiamento del cattolicesimo, nel quale entra naturalmente la chiesa, avverrà a partire dal mondo laico.
E intendo per mondo laico i non credenti, i pensatori che malgrado loro mettono nella storia delle esigenze e delle premesse che influiranno sostanzialmente nel cambio della prassi ecclesiale" .
Se una speranza c'è, e quindi un'apertura di credito per le ragioni della fede in questa nostra storia umana, essa è dovuta non tanto ad evoluzioni nella consapevolezza della chiesa, quanto all'approfondirsi degli interrogativi che emergeranno dall'esistenza umana vissuta in quanto tale:
"Comunque, questa crisi cristiana è indissociabile da una crisi molto più generale, quella che mette in questione tante evidenze e tante aspirazioni dell'uomo occidentale (nel momento stesso in cui la "globalizzazione" fa trionfare in ogni parte del mondo questo tipo d'uomo).
Dunque, a essere in questione è la fine di un mondo, proprio quando questo può sembrare al suo apogeo. C'è qualcosa che si annuncia, e non sappiamo che cosa sarà. Ma è come se fossimo sulla linea di partenza, sul limitare di una nuova epoca dell'umanità. Per il peggio?
Per il meglio? Non lo sappiamo; ma la cosa sta abbondantemente nelle nostre mani.
La domanda è: in questo luogo inaugurale il vangelo può apparire come vangelo, cioè la parola inaugurale, appunto, che apre lo spazio di vita?
Il paradosso è grande, dal momento che il vangelo... è vecchio! Ma forse il tempo delle cose che più contano non è comandato dalla cronologia; forse la ripetizione può essere ripetizione dell'inaudito, come, dopo tutto, ogni nascita d'uomo è una ripetizione banale - e, ogni volta, l'inaudito" .
Così si esprime Maurice Bellet in "La quarta ipotesi", editrice Servitium. E, partendo da un interrogativo fondamentale: "Il Cristo ha un avvenire? In altre parole: colui che viene chiamato con questo nome continuerà ad essere una delle figure di maggior rilievo dell'umanità, lo diventerà ancor di più, oppure verrà cancellato per non essere altro che la traccia di una realtà morta?"
E formula più ipotesi di risposta, tra cui, appunto, la quarta ipotesi:
"C'è davvero qualcosa che finisce, inesorabilmente, ed è precisamente questo sistema religioso, di fatto legato all'età moderna dell'occidente e da essa molto più dipendente di quanto lo immagini; in certo senso, è davvero una fine del cristianesimo, se si tratta di uno di quegli -ismi che caratterizzano la modernità (idealismo, materialismo, marxismo... ). Qualcosa muore: e non sappiamo fino a che punto questa morte discende dentro di noi".


Luigi


in Lotta come Amore: LcA aprile 2004, Aprile 2004

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