Isaiah a Ottiglio

Isaiah (se vuoi leggi all'inglese Aisaia) e' 'voce di uno che grida nel deserto per preparare la via'. Isaiah e' un foglio dedicato a chi vuole leggere la storia senza fretta. Isaiah interverrà solo quando e dove sarà necessario. Isaiah è il profeta che accusa il proprio popolo e dunque anche se stesso. Isaiah è colui che parla di cooperazione, non di competizione.
Isaiah sei tu quando hai voglia di comunicare. Isaiah è uno spazio bianco da riempire con le tue idee purché intellettualmente oneste. Isaiah ha bisogno delle tue mani per compiere la propria missione: fotocopialo e distribuiscilo dove e a chi vuoi, ma ricorda:
Isaiah finirà quando si farà pagare.
Se vuoi riceverlo e dare il tuo contributo di idee scrivi a:
Chiara e Matteo Santin, 18 Crayford Road, Brighton BN2 4DQ, UK; chiamasantin@bctalk.net
Isaiah e' stato presente il 15, 16 e 17 Agosto in Cascina 'G' ad Ottiglio (AL) per partecipare all'incontro organizzato come ogni anno da Don Gino Piccio. Preti operai come Beppe, Gianni, Giuseppe e Luigi hanno dato spunti di riflessione a tantissimi amici che sono passati in cascina per confrontarsi sul tema 'Dare credito alla bontà dell'uomo'. I pensieri e le sensazioni circolate in quei giorni sono stati filtrati dalla propria sensibilita' e dal ricordo e messe in comune su questo foglio.
"L'essenza dell'ottimismo non è guardare al di là della situazione presente, ma è forza vitale di sperare quando gli altri si rassegnano; è la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi; una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, ma lo rivendica per se".
Bonheffer
La relazione a misurare il tutto
Dare credito a qualcuno implica innanzi tutto un senso di fiducia. Una fiducia viziata dal fatto che di solito il credito si dà solo dietro garanzia, la garanzia che viene dal conoscere l'altro o dal conoscere il contesto che lo circonda. Un modo molto razionale di dare credito e quasi sempre associato ad un rapporto economico dove i sentimenti sono del tutto relativi.
Ma quando si tratta di dare credito alla bontà dell'uomo è questo criterio possibile?
Una sfiducia smisurata sembrerebbe cosa ingenua e trasmetterla impresa ardua visto il senso di sfiducia che in molti regna. Chiedere garanzia per dare credito alla bontà dell'uomo forse non è cosa così rozza.
Ma quale garanzia si può offrire quando in gioco c'è la bontà cosa di per sè così difficile da definire?
La risposta viene dal comune denominatore che ha caratterizzato le riflessioni dei relatori che sono intervenuti durante i tre giorni di riflessione nella Cascina G ad Ottiglio a ferragosto. Un comune denominatore che è stato la parola 'relazione' e le strade per costruirla.
Per Beppe la relazione si costruisce innanzitutto diventando capaci di pensarsi, di rappresentarsi avendo fantasia su se stessi. Imparare a sognare e a liberare il sogno sono i primi passi che l'uomo compie verso la relazione con l'altro. Deve subentrare poi il senso di reciprocità verso l'altro che ha valore immenso perché provoca nell'uomo una reazione ad essere migliore spingendolo ad agire e non solo ad essere. E' questa la traiettoria dell'innamorato che esce dagli schemi per sognare, commettere pazzie riconoscendo nell' altro il proprio reciproco, colui che è complementare. L'altro allora diventa il mio specchio in cui la mia immagine si migliora. La relazione nel segno della reciprocità rinnova e migliora la persona. Ma l'uomo innamorato che esce da se stesso in cerca della relazione e del proprio reciproco è anche l'uomo che sa e vuole raccontare e raccontarsi. L'uomo innamorato sa raccontare la propria esperienza e la propria vita passata e presente. L'uomo innamorato accetta il futuro con i propri rischi perché sente il bisogno di andare oltre la paura. Ed è per questo che egli accetta il mistero che è legato alla vocazione che ciascuno riceve. L'uomo innamorato, infine, è l'uomo della gratuità intesa come predisposizione a non pesare, ma accogliere e saper far prevalere l'emozione sulla ragione.
L'uomo innamorato è dunque il paradigma da cui partire per relazionarsi e il rapporto uomo/donna il paradigma della relazione come reciprocità e complementarietà.
Nella complessità della massa tutto ciò diventa più difficile da riconoscere e attuare. Anche per l'uomo innamorato diventa difficile individuare l'altro tra molti. Nella società la relazione diventa più complessa, la genuinità è persa e l'oppressione condiziona le culture. In queste circostanze l'unica soluzione è quella di imparare ad ascoltare il grido dell'uomo, quello che è comune a tutti indipendentemente dalla provenienza di razza, culturale e religiosa. Anche nella massa con tutte le sue deviazioni, l'uomo con le sue istanze e esigenze è riconoscibile al di là di ogni barriera artificiosamente predisposta.
Nel pomeriggio dello stesso giorno Luigi ha guidato i pensieri dei presenti sulla stessa linea di Beppe, ma usando la rappresentazione e la musica come mezzo.
Il libro biblico del Cantico dei Cantici è stato preso in prestito per ricordare le caratteristiche della relazione dell 'uomo e della donna innamorati. La capacità di manifestare ciò che è nascosto, l'utopia e la pazzia di credere ciò che è incredibile, il dono di guardare il mondo che ci circonda come uno spettacolo sono stati recitati e cantati con grande abilità; e ancora è stata ricordata l'importanza della pazzia dell creatività che rifiuta l'autostrada dell'appiattimento e crede che la vita si data per creare un compimento. Il Cantico dei Cantici letto in maniera così originale da Luigi è risuonato come un canto che libera la donna dal suo ruolo di procreatrice per restituirla al suo vero ruolo di compagna di cammino, unica speranza per una vera relazione che libera dalla solitudine esistenziale. Il Cantico dei Cantici ha riportato alla consapevolezza dei presenti l'importanza dell'amore naturale separato da ogni moralismo o spiritualismo, l'importanza di un corpo che non si possiede, ma che è parte dell'essere e pertanto lo aiuta a distinguersi in maniera del tutto originale. Il Cantico dei Cantici è stato dipanato in un continuo gioco di luci e ombre in cui le dualità del "qua e là", della "presenza e assenza", del "silenzio e parola" emergono in tutta la loro bellezza e mistero: "silenziosa come la notte...".
Nel secondo giorno d'incontro Gianni ha invitato a creare nuovi spazi di vita.
Per Gianni è impossibile dare credito alla bontà dell'uomo fin quando saremo abituati ad avere la lavagna dei buoni e dei cattivi. Se ci si sofferma a contemplare tutto appare buono perché si ritorna inevitabilmente alle origini e in quelle origini l'immagine dell'uomo diventa l'immagine di Dio. Dio ha dato credito all'uomo e alla sua bontà perché ha messo tutto nelle sue mani. Dio dunque non ha usato una lavagna dei buon e cattivi, ma ha messo tutto a disposizione di tutti e lo ha fatto senza mai perdere la pazienza. Dio parla, ascolta, richiama, perdona, visita, custodisce, soffre e gioisce. L'uomo deve essere dunque custodito, di esso bisogna averne cura e non consumarlo. Ma aver cura è anche l'essenza dell'uomo il parametro per essere vero uomo. L'aver cura è energia creatrice ed è conseguenza della capacità di saper sperare nell'uomo. Come diceva S. Agostino, la speranza ha due figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno di denunciare le ingiustizie del mondo e il coraggio per cambiarle. Si tratta dunque di non tifare sempre per i primi, ma dare credito anche agli ultimi e concedere loro quello che è il loro tempo per maturare.
Una relazione dunque da coltivare all'insegna dell'aver cura, ma anche una relazione che cresce in un realismo ottimista senza sfuggire all'oggi.
Infine Giuseppe, nell'ultimo giorno ha trovato le radici della bontà a cui dare credito nella donna. La donna, tramite l'amore di cui è capace, è la speranza di salvezza per l'uomo e soprattutto per l'Occidente.
La donna con le sue caratteristiche è anima della spiritualità, è risveglio dell'interiorità, è capacità di ascolto, è capacità di attesa del nuovo. La donna incinta attende nel proprio corpo qualcuno che non conosce e nella gestazione impara ad attendere l'ignoto. Questa attesa è attesa dinamica perché lascia spazio all'intuizione, arresta la razionalità nella misura in cui deve custodire qualcosa senza capire. Al contrario dell'uomo che costruisce qualcosa prefigurandosi l'obiettivo con la sua ragione, la donna attende ciò che verrà senza interferire. La conseguenza di questi due differenti approcci è che l'uomo soffre di blocchi nei suoi processi affettivi, mentre la donna sviluppa la capacità di emozionarsi e riconosce che c'è qualcosa che è di più di ciò che la ragione può giustificare e non c'è pretesa di dominare la realtà. E' solo da questo presupposto che può nascere una vera speranza; speranza che è scandalo per la ragione perché non è giustificabile attraverso essa.
Grazie alla donna e alla sua capacità di attesa e di emozione una nuova relazione può dunque svilupparsi che sia libera da blocchi affettivi e da mancanza di speranza.
Una relazione dunque lontana da concetti precostituiti. Una relazione costruita sul senso ebraico di parola che era <cosa>, <materialità> e non sul senso greco di logos che è <idea> e <concetto> con la tentazione implicita di dominare la realtà.
Ed è in questa capacità di attesa e in questa capacità di emozionarsi che l'intuizione diventa storia, la bontà dell'uomo e la sua capacità di prendersi cura diventano strumento di liberazione in cui chi ama illumina colui che ama senza sfiorarne l'ombra. La relazione prende dunque la propria vera fisionomia grazie ad un rapporto nuovo con le cose e le persone in cui la rivoluzione parte dai piccoli perché la parola dei poveri, anche se spesso non è piacevole da ascoltare, è vera.
La fisionomia della relazione si delinea al di fuori dei limiti della ragione, cominciando dagli ultimi, dall'altro come novità imprevista. Bisogna dunque liberarsi dai preconcetti per entrare in relazione con la vita e i suoi misteri e imprevisti.
Per riassumere il suo concetto di relazione intrisa di attesa per l'ignoto, accettazione e non dominazione della realtà, Giuseppe ci ha ricordato il detto secondo cui "L'uomo che trova dolce la sua patria ha ancora molto da comprendere. L'uomo che si sente a casa sua in un paese straniero ha fatto un grosso passo in avanti. Ma perfetto è solo colui per cui tutto il mondo è un paese straniero."
Ad Ottiglio tutto ciò si è discusso, ma soprattutto respirato e vissuto. Ci si è relazionati prendendosi cura l'uno dell'altro, abbiamo raccontato e ci siamo raccontati, ci siamo riconosciuti nell'emozione degli abbracci dell'incontro e dell'arrivederci. Abbiamo dato credito all'uomo come humus su cui la speranza non può che crescere.

Matteo Santin



in Lotta come Amore: LcA novembre 2003, Novembre 2003

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