Benedite lattine e barattoli di vetro, il Signore

Nella piccola chiesa di Saint Denis, a pochi chilometri da Aosta, una piccola folla stretta intorno a don Nino. Tra le intenzioni dei fedeli, una preghiera di una donna del paese: "Fa, o Signore, che possiamo custodire il seme che oggi la nostra terra accoglie". E la sepoltura nel vicino cimitero ha segnato una riconciliazione tra la gente del paese e quello strano, affatto facile pastore con cui si erano incontrati, ma molto più scontrati come in un lungo dialogo tra sordi tra il 1959 e il 1995.
C'era anche una piccola rappresentanza dei moltissimi amici provenienti da varie parti d'Italia e accolti da lui nella canonica, leggendaria per le crepe nei muri provocate da acque sotterranee in eterna agitazione, ma molto di più per l'incredibile disordine e l'accumulo dei più svariati oggetti raccolti per un ricic1aggio a tratti vicino alla discarica, a tratti nobilitato da pezzi degni del miglior mercato delle pulci. E, tra vuoti di vetro e pile di carta di giornale, lui, Nino: gli occhi che accennano un sorriso, come a metter le mani avanti e disarmare gli sconosciuti turisti inviati da altri amici a passare qualche giorno in Val d'Aosta. Dove? Ma da don Nino, naturalmente! Non ci sono problemi!
Non ci sono mai stati problemi; al più chiudeva gli occhi e si addormentava, nei momenti più diversi della giornata. Anche questo, segno di difesa e insieme di un malessere che si portava dentro per vecchi traumi forse trascurati.
Don Giovanni Christille ha tratteggiato la biografia di Nino sul settimanale "Corriere della Valle d'Aosta" e ne riportiamo alcuni stralci:
Don Nino Gros nacque il2 luglio 1929 a Fontainemore, e più precisamente alla frazione della Planaz; piccolo villaggio, oscuro come Nazareth, ma ancora oggi fucina di cuori generosi. Ordinato sacerdote il2 luglio 1954, fu vice parroco a Nus e a Courmayeur, paesi nei quali lo si ricorda ancora: già allora lì, dove passava, lasciava il segno, nel segreto dei cuori, con la sua presenza discreta, ma incisiva, di mero discepolo e testimone di Gesù Cristo.
Dal 1959 al 1995 fu parroco a Saint Denis... Don Nino non era nato per il comando, nonostante il fatto che, alla morte prematura del padre,fosse stato affidato alla custodia dello zio prete, il Canonico Gros, arrivato al sacerdozio dopo una gloriosa campagna di Capitano degli Arditi. Non era fatto neppure per primeggiare nello studio e nell'insegnamento, dove invece brillava il suo fratello maggiore Narciso. A scuola non era mai stato il primo della classe. "Non hai la stoffa" gli dicevano i suoi compagni di Seminario. E lui, per nulla offeso, rispondeva: "Già, non ho la stoffa...". Ma pur non avendo "quella" stoffa, don Nino non si rassegnò alla mediocrità. Quasi per istinto, probabilmente per impulso della grazia divina, egli si mise a cercare l'ispirazione e l'illuminazione non sui libri di scuola, ma direttamente nel Vangelo. Ancora giovane sacerdote, scoprì dei gruppi che si proponevano di conoscere, seguire e imitare da vicino il Maestro, Gesù di Nazareth; fra altri i "piccoli" di padre Charles de Foucauld, il quale proclamava: "Nelle nostre chiese dobbiamo accettare di avere semplicemente dei calici di legno, pur di procurarci dei cuori d'oro". Così, guardando al Gesù di Nazareth, don Nino scoprì un segreto: che chi vuoi essere il primo deve farsi il servo di tutti; e che c'è più gioia nel dare che nel prendere. Soprattutto a Saint Denis, senza fare proclami altisonanti, egli si mise, quasi per istinto, a tentare di imitare Gesù: dare quel poco (o tanto) che aveva, dare senza misura, dare anche con il rischio di diventare un barbone e perfino col rischio di favorire la mendicità. Un giorno un confratello gli disse: "Guarda che il Vescovo Mons. Calabrese diceva: il faut ètre bon, mais ne faut pas ètre bon bon, parce que les bonbons on le mange":
Dopo una pausa don Nino disse: "Già, è vero. Ma spero che Dio mi perdoni perché io son fatto così ".




in Lotta come Amore: LcA aprile 2001, Aprile 2001

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