Il Vangelo nel tempo

Tra il 28 e il 30 aprile si sono incontrati a Viareggio i pretioperai italiani. Lo hanno fatto per il terzo anno consecutivo, ospitati nel capannone del Porto dove lavorarono negli anni ' 80 e '90 don Sirio Politi, prima, e don Beppe Socci in una impresa di calda e generosa cucitura di rapporti tra la sapienza del lavoro artigiano e i bisogni di identità e di storia di persone più o meno gravemente svantaggiate.
E in questo capannone, in occasione degli incontri dei preti operai, è stato ricavato uno spazio per la comunicazione, lo scambio via via assorto e pensoso, vivace e critico, a scontro di differenze incolmabili tracciate dal solco di una vita. Al centro, di fronte a chi entra, un cubo di vetro che sostiene una incudine massiccia e sopra, come appesi nell' aria, una mazza e un paio di enormi pinze da forgia: la leggerezza della materia, il peso dello spirito. E poi il lungo ininterrotto tavolo che gira intorno ai pilastri portanti a raccogliere senza soluzione di continuità quel gruppo di uomini così diversi tra loro eppure capaci di condividere il cuore.
Di uomini e di donne; perché il gruppo non si è stretto intorno ad una esclusiva specificità, ma si è ulteriormente diversificato in presenze femminili e maschili oltre la stretta connotazione del prete. Un gruppo comunque connotato dall'età e quindi inevitabilmente sottoposto al logorio della fatica di vivere, alla malattia, alla morte. Questo anno pesa in modo particolare quella di Nicolino Barra. E poi, (anche nel piccolo gruppo dei preti operai a dimostrazione di una diffusione drammatica) gli infortuni sul lavoro, scotto cinicamente accolto nella colonna delle perdite da una economia di gestione eretta ad idolo nel tempio del mercato.
A questa storia il capannone di via Virgilio si è aperto in questi tre anni, mutando segni e spazi a seconda dello svolgersi quotidiano del lavoro della cooperativa sociale che vi ha sede. Storia di un gruppo che vive i segni, le ferite, le fruttuosità e i vuoti che il tempo trascorso porta con sé. Storia vissuta e testimoniata; non ancora interpretata per la mancanza di quella distanza critica che normalmente i protagonisti della storia non possono possedere. Anche se, come scrivono Roberto Fiorini e Angelo Reginato nella relazione introduttiva, il riferimento di questa storia vissuta nel concreto, ma pure testimoniata ed elaborata nei piccoli spunti interpretativi tentati, è al Vangelo di Gesù ed alla salvezza promessa da Dio ai piccoli e ai poveri, agli umiliati e offesi, quale speranza per tutto il mondo. Per questo - continua la relazione - nella sera del cammino del nostro gruppo di preti operai italiani, abbiamo pensato che fosse giusto collocare al centro della nostra attenzione la riflessione sul vangelo, come evento e parola, nel tempo. La nostra esistenza nel suo sbocciare e nel suo raccontarsi, ha voluto esserne una concreta incarnazione, per usare una delle parole che per molti anni hanno veicolato il senso della nostra scelta, in un tempo preciso: nell' arco che va da prima del Concilio alla fine del secolo. Il nostro è stato un tentativo di mettere in contatto il Vangelo, così come appare nel racconto, e soprattutto l'evento in esso annunciato, con la concretezza della vita mondana, materiale e spirituale, conflittuale e condivisa con tanti compagni, espressa nel lavoro. Forse - ma perché no? - siamo la materia di una parabola evangelica o, se volete, come scriveva don Sirio, un rottame nel grande mare dell'umanità sul quale "può esserci scritto un nome e può significare tutta una storia bellissima, così tanto da meritare di essere tutta O quasi raccontata". Il forse è d'obbligo, perché il giudizio vero ed ultimo non appartiene a noi.
Il prossimo anno il piccolo gruppo dei preti operai emigrerà da Viareggio per arrivare a Strasburgo. Nella Pentecoste 2001 si riuniranno in quella città i preti operai europei intorno al gruppo ancora molto consistente dei pretioperai francesi. Sono già diversi anni che una quarantina di preti operai francesi, italiani, spagnoli, tedeschi, portoghesi, belgi, tanto per citare quelli più rappresentati, si riuniscono per due/tre giorni in uno o l'altro dei paesi d'Europa.
E sono occasioni di incontro cui via via si uniscono preti di altre nazioni spesso isolati nelle loro esperienze di vita che fanno registrare distanze notevoli rispetto ai modelli più rappresentati. Inizialmente ci si è impegnati a fornire squarci di testimonianze dai singoli paesi per cogliere le caratterizzazioni, le differenze. Ma si è andati man mano constatando quello che ora appare chiaro a tutti ora che l'Europa è una realtà, e cioè l'univocità del modello culturale ed economico dai modesti cantieri navali della zona di Setubal sull' Atlantico al cuore della Wolkswagen e della BMW . Appare chiaro ora che vale la pena di fare emergere interrogativi comuni, riannodando i fili di storie diverse solo in superficie. Nella fatica di una chiarificazione - anche sulla base di queste storie - di quello che è stato il tema dell' incontro di Viareggio di questo anno: "Il Vangelo nel tempo". La fatica di una ricerca raccolta nel segreto e da gridare sui tetti perché - sempre secondo la relazione citata - "il fatto stesso che ci sia bisogno di una introduzione per la chiarificazione dei termini su cui verte il nostro incontro - Vangelo e tempo - la dice lunga riguardo agli smarrimenti della strada maestra avvenuti in questi venti secoli di cristianesimo. Dovrebbe essere del tutto ovvio il legame tra Vangelo e tempo, invece... ".





in Lotta come Amore: LcA luglio 2000, Luglio 2000

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