La posta di fratel Arturo

Cari amici italiani, rientrando da un viaggio nel Sud dove ho partecipato, fra altre attività, a un seminario di Religiosi e Religiose che si dedicano ai baraccati e "senza terra", trovo un fax che mi ricorda l'impegno di mandarvi notizie attraverso "Lotta come Amore". Parto da un piccolo episodio che ha avuto in me delle risonanze molto profonde. Ho ricevuto una lettera da Strasburgo di cui vi trascrivo i passi importanti traducendoli dal francese: "Tu resterai stupito, sai chi ti scrive? il giovane talmudista (aspirante rabbino) con cui hai studiato il Vangelo discutendo da mezzanotte alle due in alcuni dei giorni tristi del 1944 nel Seminario di Lucca (Casa degli Oblati)... Ho trovato il tuo indirizzo e ti scrivo per ringraziarti di tutto cuore con mia moglie e mia figlia nata Lucca. Pensiamo e parliamo molto di te, dei tuoi compagni e del vecchio Monsignore (L'Arcivescovo Torrini). Voi ci avete salvato la vita. Nelle memorie che un giorno saranno pubblicate, racconto tutto del vostro coraggio nel salvare gli innocenti...".
Ci siamo dati un appuntamento, come egli desidera e ci incontreremo nel mio prossimo viaggio in Italia, a fine giugno.
Mi sono ricordato del giovane biondo (russo? lituano?) che salvammo per un vero miracolo: lascio a lui di raccontare. Ho sentito questo incontro come una eleganza della Provvidenza che mi ha fatto tornare a quel tempo e pensare all'oggi. Mi pare che continuiamo a vivere una lunga, interminabile guerra, nella quale noi discepoli di Gesù siamo chiamati a mettere le dinamiche di amore e di pace, gratuitamente a fondo perduto.
Questa espressione "a fondo perduto" mi viene sotto la penna per dare enfasi alla gratuità che deve ispirare la nostra vita. Gratuità oggi necessaria e forse più difficile che nel tempo il cui gli SS, quelli che Hitler chiamava "il mio branco di lupi", circolavano per le strade della nostra Lucca, seminando terrore e morte.
Di questa difficoltà di infondere speranza abbiamo parlato nella settimana di Rio Grande con i Religiosi che vivono in mezzo a Comunità aggredite da tutte le conseguenze di una miseria sempre più profonda e sempre più estesa. Non appaiono segni che ci ispirino promesse di migliorare una qualità di vita che non è affatto esagerato definire tragica. Un autore nordamericano che so molto letto in Italia, disegnando a tinte molto fosche il personaggio Hitler, autore del bagno di sangue di cui il nostro amico Herman è un testimone, ci affida questa riflessione : "Guardando Hitler, così da vicino. Potremmo lasciarci sfuggire il demonio che è accanto a noi. Ogni giorno multinazionali e apparati statali senza volto, prendono decisioni che sconvolgono intere collettività, rovinano centinaia di famiglie e distruggono la natura. Ci sono psicopatici che si accaparrano il favore delle folle e vincono le elezioni. Lo schermo del televisore con la sua camaleontica versatilità ... favorisce il distanziamento, l'indifferenza e il fascino di facciata... Oggi lo psicopatico non si aggira furtivo come un topo di fogna, nei vicoli bui, come nei film dei gangster degli anni trenta, ma sfila nelle macchine blindate durante le visite di Stato, amministra intere nazioni, invia rappresentanti alle Nazioni Unite. Hitler è vecchio stile e potrebbe distoglierci dal vedere in trasparenza la maschera che il demoniaco indossa oggi e indosserà domani. Il demoniaco che è fuori del tempo, tuttavia entra nel mondo travestito da contemporaneo, vestito per uccidere" (James Hellman - Il codice dell'anima - Adelphi pag. 269)
Un giorno di vita del progetto neoliberale produce più morti dell'ultima guerra e questo si può provare statisticamente. I signori con cravatta che circolano con le macchine blu e sbarcano nei corridoio degli aeroporti vietati ai non importanti, non progettano camere a gas e deportazioni in massa, ma sono responsabili della continuazione di questa guerra "silenziosa" più micidiale di quella accesa dal fuoco e dal rumore delle armi.
I poveri non vedono segni di speranza: la luce appare lontana e timida, ma avanza a poco a poco e scaccia il buio da tutti gli angoli in cui si è rifugiato. Sono sempre più numerosi e chiari i progetti di una nuova cultura che dovrà ispirare il sorgere di una politica diretta a soddisfare le necessità prioritarie dei cittadini. E' sempre più partecipato dai giuristi il metodo del diritto alternativo. Non pensare più la legge inquadrata nella filosofia positivista che fa della legge uno strumento in mano agli oppressori, ma pensarla partendo dai fenomeni di morte, dai contadini scacciati dalla terra, unica fonte di vita, per darla agli speculatori spesso stranieri. La teologia e la spiritualità della liberazione, perseguitata come proposta di un nuovo metodo di fare teologia, è fonte di ispirazione di tutti i teologi seri che non vogliono ripetere le cose già dette.
Quello che succede nell'Occidente cristiano può definirsi come una rivoluzione culturale che avanza più rapidamente di quanto si possa sperare. Oggi è chiaro che la società a pensiero unico è il prodotto del nemico-scimmia di Dio. L'unità della famiglia umana che è il sogno del Padre, per il quale Cristo muore sulla Croce, è riprodotta nella globalizzazione sotto il segno dell'idolo a cui il Vangelo applica il nome mammona, presentandolo come l'antitesi, l'avversario irriducibile di Dio. La contraddizione che questa società porta in sé è pretendere l'unità del molteplice, usando l'economia monetaria che è l'elemento che inevitabilmente divide. Che il progetto neo-liberale trascini la società verso la morte non è evidente solo a chi non vuole vedere. A quelli che "mangiano e bevono e cercano i piaceri del sesso" (v. Lc. 17,30).
Quando e dove il denaro, separato dal suo senso simbolico, di portatore di vita, può produrre unità piuttosto che differenza, separazione, competizione, violenza? E risulta sempre più chiaro che esiste una spiritualità "cattolica" parallela alla società a pensiero unico perché unicamente diretta verso Dio, staccata con consapevole autorità, dalla responsabilità verso i fratelli.
Tutti questi progetti alternativi con una simmetria attribuibile solo alla presenza dello Spirito Santo hanno in comune il rovesciamento dell'ipotesi su cui è fondata la cultura dell'Occidente cristiano. Non partire dall'idea, dal progetto astratto, ma dal fenomeno visibile che stimola l'intelligenza a pensare il nuovo. Non pensare più la spiritualità dei progetti trionfalistici, di "feste di noviluni, di costruzione di templi, di offerte inutili", ma cominciare dal guardare senza illusioni e false coperture se le mani dell'offerente non grondino di sangue. E avere il coraggio di annunziare che Dio è nauseato di voi che "avete dimenticato di fare giustizia e di sollevare l'oppresso" che Isaia e tutti i profeti unanimemente, senza nessuna eccezione, giudicano religione e spiritualità, non dalla parte del culto, ma dalla parte del povero.
Ed è questa l'ottica normalmente scartata dalla dirigenza sacerdotale. La società neoliberale ha terrore del sorgere della politica, perché la politica oggi può sorgere solo dall'accogliere l'appello muto dei volti segnati dalla morte che si contano a milioni, e, partendo da questa prospettiva, si smaschera il demoniaco che domina la società neo liberale.
Alle sorelle e fratelli con cui riflettevo sulla condizione disperata dei nostri fratelli verso i quali ci invia lo Spirito di Dio, annunciamo che abbiamo dei segni chiari che possono alimentare la nostra speranza. Primo fra tutti questa convergenza di intenti nel pensare un mondo nuovo. Un titolo della rivista francese "Le Monde diplomatique" mi è giunto come uno squillo di tromba, una diana mattutina che sveglia dal sonno "la nostra utopia e la loro". Credenti e non credenti fondiamo la nostra utopia sulla stessa base, partiamo dallo stesso punto: il grido dei poveri. Ci unisce la stessa povertà perché utopia è un progetto chiaro nel suo punto di arrivo, fragilissimo nelle sue possibilità di realizzazione. L'utopia diventa forte, sicura unicamente se è basata sulla fede irriducibile. Ed è questo il contributo maggiore che persone spirituali devono offrire oggi all'utopia alternativa. Sento che la fragilità del progetto neoliberale che, apparentemente sicuro, avanza baldanzoso verso il futuro, può essere sfidata solo da una forza fondata sulla povertà. E la nostra sicurezza può poggiare sicura solo sulla preghiera e sulla fiducia totale dello Spirito di Dio. Nella mia lunga vita ho assistito a troppi tradimenti di intellettuali, di politici, di religiosi, che, partiti dalla solidarietà con i dannati della terra, sono passati alle file degli oppressori, per concludere che questa fedeltà è impossibile agli uomini. Solo invocandola costantemente in una preghiera umile, consapevole di vivere la tentazione permanente di passare nell' area dei vincitori, possiamo mantenere lo sguardo fermo, senza vacillare sull'utopia che sarà sempre nuova e sempre nascerà nel conflitto.
Il passaggio dalla società a pensiero unico a una società che riprenda la fatica di cercare la pace e l'unità nella discordanza di opinioni e nella fiducia nell'uomo immagine del suo Creatore, non sarà pacifico. Il progetto neo liberale non morirà senza sussulti. Prima di accogliere la morte, è possibile che spenda gli ultimi spiccioli nello scatenare una guerra, allargando lo spazio di una delle tante guerre regionali che non ha mai cessato di suscitare e alimentare nella modernità o postmodernità. Il metodo neo liberale è quello di predicare la pace suscitando guerre. Ed è stato finora possibile per la tendenza della nostra cultura a pascersi di teorie lanciandole nel mondo beato delle idee, non guardando la terra dove milioni di esseri umani pagano con le loro sofferenze e la loro morte, l'ozio religioso e intellettuale. Per non lasciare dubbi, spiego che ozio non vuol dire non fare nulla, ma vuol dire occupare il tempo in ricerche intellettuali e spirituali, senza tener conto se qualcuno ne paga duramente le conseguenze. Ogni inquisizione è il prodotto di questo "otium" di persone spirituali, e la diabolica società neoliberale è il prodotto dell"'otium" degli intellettuali con il concorso e la consacrazione degli spirituali.
Chi vuole un'altra società oggi deve cominciare dalla terra, dal lasciare che il volto pallido degli esclusi trasformi la sua identità e rovesci totalmente la sua ipotesi di lavoro. Tornando al principio di gratuità, correggo l'espressione "a fondo perduto" perché potrebbe far pensare che la speranza che viviamo con i poveri, sia come una favola bella che aiuti quelli che muoiono vittime dell'ingiustizia ad accettare sorridendo la morte. La nostra utopia è oscura, ma saldamente ancorata. Gesù non dette mai un nome definitivo al Regno e sempre si rifiutò a fissarne il tempo. Eppure l'utopia del Regno è tanto forte, luminosa e sicura che un numero incalcolabile di persone, che scoprono il senso di essere persone, per il suo avvento offrirono, offrono e offriranno la loro vita. Non tutti questi seguaci dell'utopia del Regno, accettano che il loro cammino sia stato tracciato da Cristo. Non lo accettano o per ignoranza o disorientati dalla moltitudine dei discepoli del Maestro che vanno in direzione opposta. Ma oggi siamo al crocevia di un mondo che muore e di un mondo che nasce. Ricordo che lo stesso incrocio apparve alla fine di quella guerra in cui mi trovai, con altri fratelli ad accogliere i fratelli maggiori, braccati dai lupi, come Herman. Ma fu un'illusione perché fu solo la fine di un delirante sogno politico, e si salvò una cultura ormai capace solo di generare cellule morte. Oggi deve morire non una ideologia, ma il principio generatore di ogni ideologia di morte. Il momento storico è grave e doloroso, ma bisogna tenere fisso lo sguardo sulla conclusione della pagina apocalittica : "Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo perché la vostra liberazione è vicina" (Le. 21,28). In questa speranza, più resistente di qualunque ottimismo, vi dico arrivederci.


fratel Arturo


in Lotta come Amore: LcA ottobre 1998, Ottobre 1998

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