E' appena passata l'estate e questo secondo numero del 1998 prende forma a poco a poco. Il lento scorrere delle righe sullo schermo del computer segna un filo sottile che esprime la fatica di questi mesi. La difficoltà a rendersi conto di quanto è avvenuto con la morte di Beppe, la sensazione di essere come portati via da una corrente contro cui è vano lottare, la perdita di sapore di ogni iniziativa come se si trattasse ormai di prendere solo quello che viene...
Forse questo giornalino nasce solo dall'abitudine a comporne uno -. a cose normali - di questi tempi, da uno sforzo quasi meccanico, come un dovere cui non si pensa neppure per un attimo di potersi sottrarre. Forse.
Man mano, però, che le parole si distendono e prendono forma, questo velo di crepuscolare solitudine svanisce per lasciare il posto ad un preciso desiderio di mantenere aperti i canali della comunicazione e dell' incontro che tanto ci hanno aiutato, sempre, ma soprattutto dall'inizio di questo anno.
Nell' ampio respiro della calda memoria di Sirio a dieci anni dalla sua morte, c'è stata - come un violento e rapido sussulto - la morte improvvisa di Beppe. E il grande abbraccio di tanta, tanta, tanta gente nei giorni del suo funerale.
Poi, la commemorazione di Sirio con il consiglio comunale aperto tenuto nella sala riunioni del Cantiere SEC, già Ytoiz, dove Sirio lavorò. Tanta gente, anche in quell'occasione, e gente così diversa, eterogenea, a testimonianza del fatto che cm Sirio o nell'incontro o nello scontro era impossibile un rapporto di indifferenza. Intorno al 1° Maggio, la fiammata del convegno dei pretioperai nel capannone di via Virgilio, vestito a festa per l'occasione, ritornato ad essere una officina di sogni, di speranze, di amicizie rinnovate, di parole vere.
A conclusione di questo anno si vorrebbero raccogliere in un numero di Lotta come Amore alcuni fili almeno di questo tessuto d idee, pensieri, fatti, persone...
Nel frattempo, quasi a voler riprendere un percorso di "normalità", vi inviamo questo numero composto, tra l'altro, da uno scritto di Arturo Paoli che aspetta da un po' di tempo di essere pubblicato, ma che - come l'autore! - sembra conservare anche nel passare dei giorni (e degli anni), un tratto di immediatezza viva e vitale. Sempre sorprendente.
Ringraziamo tutti coloro che hanno voluto farci arrivare un segno della loro vicinanza e partecipazione alle nostre vicende. Ricordiamo ai nostri amici che siamo contenti di spedire questo giornaletto a chiunque ce ne faccia richiesta. E che cerchiamo di essere precisi e solleciti nel soddisfare anche la richiesta di chi - per motivi i più diversi - manifesta l'intenzione di non riceverlo più.
Scrivo queste cose al mattino della prima domenica di settembre. La città si sta svegliando pigramente. L'aria è tersa, il cielo luminoso come sa esserlo solo in questo periodo, dopo la rottura dell' afa estiva.
Le barche nel canale sono immobili. L'acqua delle piogge di ieri scorre verso il mare in un movimento appena percettibile.
Scorre come la vita, sia che vegliamo sia che dormiamo.
Scorre, come attirata da un abbraccio irresistibile, come se fosse mossa da una consapevolezza chiara e determinata. Irrinunciabile.
Occorre solo lasciarsi andare, non opporre resistenza, consentire all'abbraccio. Vivere.
Non solo l'increspatura della scia della corrente, ma la profondità insondabile dove si muove tutto un universo di terre, di energie, di persone. Anche quelle che credevamo perdute, per sempre.
La Redazione
in Lotta come Amore: LcA ottobre 1998, Ottobre 1998
Luigi Sonnenfeld
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