Una famiglia veramente aperta

"Voi dovreste andare da don Beppe che, da poco tempo, ha preso in affidamento quattro fratelli".
Ricordo queste parole di don Rolando, dal quale, trasferiti da Sesto Fiorentino a Viareggio, eravamo andati, con i nostri due figli adottivi, per cercare punti di riferimento nella nuova città.
Non perdemmo tempo, conoscemmo Beppe e i ragazzi e, inutile dirlo, diventammo subito amici. Aveva incontrato quei bambini all'Istituto De Sortis di Viareggio; si era innamorato subito, in special modo, di una di loro. Era una bambina di cinque anni con problemi di deambulazione. Lella (questo era il diminutivo di Stefania) aveva due sorelle, Gennj preadolescente e Paola di otto anni, e un fratello Nicola, gemello di Paola, tutti ospiti dell'Istituto. Beppe decise di prenderli con sé almeno fino a quando non si sarebbero risolti i problemi della famiglia d'origine.
Così iniziò la sua avventura di padre di famiglia che durò dieci anni, dalla fine del 1975 al 1985. Sì, il lavoro era tanto: fare la spesa, pensare al pranzo e alla cena, portare i figli a scuola, seguirli nei compiti... educarli, risolvere i piccoli (a volte anche un po' grandi... ) problemi quotidiani con Gennj; inoltre c'era il problema di cercare casa in affitto. Per fortuna, tramite amici, ha sempre trovato, ma nei mesi estivi doveva lasciare perché, come si sa, a Viareggio, le case servono per la stagione, per cui i traslochi furono veramente tanti... Fino a che nel settembre del 1980 finirono le peregrinazioni perché gli amici di sempre e molto generosi Eugenio e Grazia, gli affidarono l'appartamento nuovo sopra la loro casa al Comparini, un quartiere di Viareggio vicino al viale dei Tigli.
Quella di Beppe diventò la famiglia più aperta che io abbia mai conosciuto. Era impossibile non rimanere affascinati da quel gruppetto di bambini e dal loro padre, sia per il carattere di Beppe - tutti sappiamo com'era - sia per la dose di simpatia di Stefania: chi poteva sottrarsi ai suoi abbracci così particolarmente impetuosi e gioiosi ?!?
L'amicizia sconfinava da Viareggio e in particolare, ad Aosta, c'era un bel gruppo di famiglie da cui Beppe con i suoi ragazzi (molte volte anche con altri), si recava in vacanza. Con facilità aveva imparato il nome di tutte le piante, pianticelle ed erbe che crescono spontaneamente lassù. Sapeva a cosa servivano e quali mali potevano curare. Dopo le lunghe e faticose camminate gli piaceva, in prossimità dei ruscelli, togliersi gli scarponi e, con la felicità di un bambino, sguazzare dentro l'acqua gelata; era affascinato da quelle cime così imponenti che erano là da secoli e lì sarebbero rimaste nonostante lo scorrere del tempo e delle storie di ciascuno. Le sue considerazioni davano il senso dell'eterno.
Iniziarono poi gli "scambi culturali", come li chiamava lui, fra tutti gli amici: incontrarci, a turno, nelle rispettive case per cenare insieme e scambiarci, oltre ai piatti cucinati ciascuno alla sua maniera, momenti di gioia, dubbi reciproci, aspetti dell'educazione dei figli, oppure, perché no, godersi insieme un bello spettacolo in TV. Ci stava particolarmente a cuore il problema dei tanti ragazzi rimasti in Istituto che non avevano la possibilità di essere adottati, ma che potevano avere un'alternativa con l'affidamento familiare. In quegli anni questa nuova forma di aiuto alle famiglie in momentanea difficoltà, era poco conosciuta; fu proprio Beppe a proporla con grandissimo entusiasmo e competenza a tutte le persone sensibili a quelle tematiche, in modo che potessero, a loro volta, riproporre su scala più vasta il problema.
Quest'opera di sensibilizzazione, anche se non portò a risultati consistenti al momento, contribuì senza alcun dubbio a gettare un seme che sarebbe successivamente maturato.
Intanto gli anni passavano e i ragazzi erano cresciuti; uno alla volta tornarono in famiglia. Quando anche l'ultima, Stefania, tornò definitivamente con i genitori, Beppe tornò alla Chiesetta in Darsena con Sirio e Luigi.


Paola


in Lotta come Amore: LcA aprile 1998, Aprile 1998

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