Gruppo Carcere Mario Cuminetti

"La morte nel novembre '95 di Mario Cuminetti, fondatore del nostro Gruppo, ha improntato questo periodo della nostra attività, spingendoci da un lato a promuovere iniziative che evidenziassero la straordinaria ricchezza della sua figura di teologo e operatore sociale, dall'altro a intensificare il nostro impegno nel carcere, un lavoro a cui Cuminetti si era dedicato con grande passione. "
Così inizia un rendiconto delle iniziative del Gruppo Carcere Mario Cuminetti (già Corsia dei Servi) dal settembre '95 al febbraio '97. Ed è Germana Gasbarri Tizzani a ripercorrere brevemente le tracce che vogliono "restituire memoria di un impegno forte e fedele di Mario Cuminetti e Lucia Pigni, della Nuova Corsia, che nell' 85 usufruirono per la prima volta dell' articolo 17 della riforma penitenziaria, per svolgere attività culturale in carcere organizzando vari seminari e incontri su diverse tematiche, spinti dalla speranza o dal sogno di cercare comunicazione e trasparenza tra carcere e città" (introduzione al Convegno svoltosi nel Carcere di S. Vittore il16 dicembre 1996 dal titolo "Attraverso i confini: fedeltà alle radici e apertura all'altro nella testimonianza e nei libri di Mario Cuminetti"). .
Michele Coiro, direttore generale degli Istituti di pena, nella relazione al medesimo Convegno, cita Franco Bonisoli: "Undici anni fa con noi detenuti, Mario, con altri amici, iniziò una semina difficile, dal percorso e dagli esiti non prevedibili: venirci a trovare in carcere... con quale obiettivo? Redimerci? Indottrinarci? Insegnarci il verbo? Niente di tutto ciò traspariva dal loro atteggiamento.
Per noi era un' occasione di dialogo con un mondo di cui le mura del carcere e le nostre rigidità di pensiero ci avevano fino ad allora privato. Per loro un' occasione per capire, entrando nel ventre della tigre, una realtà umana e culturale che negli anni dello scontro sociale si era resa impenetrabile a chi non la condivideva. Uomini tra uomini, vite e storie diverse che in quella cella adibita a sala incontri si mettevano a confronto, ma partendo da un piano di parità".
Il risultato - prosegue Michele Coiro - è incoraggiante. Detenuti politici scrivono, alla fine di un corso: "Per un piccolo tempo e molte limitazioni siamo stati un elemento attivo nella società, un elemento che ha ricominciato a comunicare con un universo più ampio e ha ripreso a misurarsi con un serie di problemi concreti. Prima di tutto separazione tra carcere e società".
Dalle riflessioni di un gruppo di lavoro, all'interno del carcere, e dopo dieci anni di esperienze: "Il carcere non è un luogo da escludere dalla società, un buco nero da cancellare". "Il carcere, purtroppo, è viste come qualcosa da ignorare". "E' la dimensione dell' estraneo che si vuole cancellare, segno della nostra incapacità c vivere, di confrontarci ed accogliere il diverso. Sono problemi nostri, che tuttavia abbiamo deciso di ignorare". "La stessa tendenza attuale di allontanare le carceri dalle città, così come gli ospedali, è un altro indice di questa tendenza a rifiutare il diverso, il deviante, la malattia. Chi pone i problemi legati alla sua diversità deve uscire dalla città" .
Sulla stessa onda Mario Gozzini: "L'alterità, un grande tema di questo tempo, l'alterità, l'altro. L'altro per sesso, per colore della pelle, per cultura, per religione. Un nemico? Uno da espellere? Uno da tenere il più lontano possibile? Come le carceri, appunto, e gli ospedali fuori dalle città. Quando a Firenze si pensò a Solliciano, Solliciano era un campo deserto. Oggi è dentro alla città che si è ingrandita, ma, allora, l'idea era questa. Le Vallette a Torino sono anch'esse fuori dalla città, fuori. L'alterità è respinta. Le carceri non ci appartengono, non vogliamo sapere; anche se il legislatore dice che un aspetto fondamentale della riforma penitenziaria è la collaborazione della comunità esterna (art. 17 e 78, lo sapete benissimo)".
"Saluto tutti e mi presento: - interviene Maria Teresa Parolini - insegno e mi occupo di filosofia. Sono una delle molte persone che hanno condiviso quell'amico "speciale" che è stato Mario Cuminetti. Come amica di Mario, vale per me particolarmente quanto è detto nel risvolto di copertina di Seminare nuovi occhi nella terra e cioè che questo libro è un testamento spirituale prima vissuto e poi scritto. Infatti, io credo che molti dei presenti abbiano ritrovato nel libro le costellazioni di valori che hanno orientato la vita di Mario, tanti discorsi avviati e percorsi intrapresi insieme e che qui sono ripresi in modo unitario... Come se Mario avesse voluto, con questo libro, esserci ancora una volta interlocutore, e forse rispondere alla domanda che molti di noi non hanno osato esprimere compiutamente neanche a se stessi, ma che certamente in qualche modo si sono posti alla sua morte: "Dove andremo?".
Perché entrare in relazione con Mario infatti significava, così è accaduto a me, entrare in relazione con l'architrave di una rete di rapporti tra persone".
"Nel mio percorso parallelo-incrociato con Mario, - interviene Gianni Tognoni - ho condiviso più naturalmente le due aree della nostra diversità di saperi "professionali": quella della "scienza", nel significato particolare che questo termine ha quando si applica alla biologia; e quella del "diritto dei popoli".
- L"'alterità" della scienza-biologia è divenuta sempre più evidente e protagonista negli ultimi decenni, definendo perciò spesso spazi controversi per un sapere-agire etico, soprattutto a quella frontiera (di dottrine, di norme, di immaginari, di regole sociali) che ha a che fare con la definizione della vita (la sua riproduzione biologica, la sua conclusione).
Il problema non è di avere un'idea di ciò che è buono o meno, permesso o meno. La sfida è quella di creare condizioni perché i nuovi saperi e le nuove possibilità di intervento siano occasioni di libertà, di scelte consapevoli. La scienza chiede deleghe, fiducia scritta in bianco: è simmetrica, alleata, concorrente con gli altri poteri che incontra o con cui si scontra, quelli delle morali più o meno teologiche o religiose, delle dottrine-tesi laiche, delle posizioni di partiti-stati. Rigorosamente "ignorante" di scienza, coerentemente "competente" come cittadino che vive ad occhi aperti in una storia che si fa e si scrive, Mario si è preoccupato (nel cuore degli anni '70, intorno allo scontro civile e politico sull'aborto; e ancor più espressamente, negli ultimi anni con iniziative anticipatrici di futuro sulle sfide etiche della nuova biologia) di togliere il "dibattito" dalle polarizzazioni di poteri, per ricondurlo a racconti-ricerche di cui condividere le direzioni, le incertezze, le ambiguità, le possibilità. In modo tale che non siano possibili, o almeno non facili, le alleanze tra poteri (non ultimo quello degli interessi economici-professionali, ad esempio nel settore che continua ad oggi ad essere quanto mai critico, della riproduzione assistita), e siano possibili (anche se non facili) forme di comprensione, presa di coscienza, scelta. Etica applicata alla vita (bioetica) non come branca a parte, o disciplina nuova, ma come una delle forme e delle occasioni nelle quali si verifica la possibilità di mantenere e sviluppare il sogno di una libertà più profonda ed umana (è quello che la scienza dice di perseguire...), in una realtà dove sempre più pressante è il ritornello che le scelte libere sono quelle del mercato, cioè dello scambio e del compromesso tra interessi e poteri.
- Nell'area del "diritto dei popoli" il problema dell'etica del rispetto e della libertà dell' "altro" è ancor più macroscopicamente centrale. E la sua violazione è tale da suggerirle di non fame neppure un problema etico, cioè di scelta. Fa parte della struttura delle cose. Ci si può rammaricare; essere solidali, agire politicamente. La coniugazione dei sogni con la realtà (che è il cuore dell'etica, cioè del vivere in una storia in cui la libertà, è stata seminata perché' possa divenire condivisione con l'altro) deve invece confrontarsi esplicitamente proprio con questa frontiera difficile-impraticabile. Mario era partito da lontano (conoscitore precoce, disincantato, critico, partecipe della teologia della liberazione), ed aveva seguito sempre più regolarmente (come persona, e come "organizzatore di conoscenza") i problemi internazionali. Nel contesto in cui si colloca questo ricordo c "è una coerenza stretta in fondo tra Mario cittadino-protagonista di questa città attraverso una presenza privilegiata nel carcere, e il suo interesse (non formale, ma strutturale) per il mondo.
L' "altro" (singoli e popoli: minoranze e maggioranze) è sempre più confinato ad essere oggetto e non soggetto di sviluppo (cioè di libertà, di scelte, di sogni). La diversità può essere accettata solo se è compatibile con il mercato (se è commerciabile come folklore, turismo, droga, consumo, moda), ma non se è espressione per quanto contraddittoria e conflittiva di una ricerca di sogni compatibili-alternativi con la realtà. il potere si afferma sempre più quanto più diventa anonimo, intoccabile, invisibile, impunito-impunibile. Non per nulla la economia soprattutto nella sua trasformazione in scambio finanziario, segue le stesse regole che un tempo lontano seguiva la teologia dogmatica. Discende da principi, e si impone con principi, che prevalgono sulla storia reale, che deve essere plasmata a loro immagine. L'etica di opporsi a questo violento e ripetitivo surrogato di Dio è ancor più urgente e complessiva di quella che si applica al piccolo settore della scienza-biologia. In fondo, è noto che c'è un reciproco gioco di mimo tra carcere-città, dannati della terra-mondo.
Chi semina di occhi le città, non può ormai più farlo senza seminarne il mondo. E'anche di questo che parla l'augurio di Mario. Sarà sempre più attuale per le generazioni che vengono.
Su questa onda le iniziative del Gruppo Carcere di quest' anno.
A seguito di numerosi incontri in carcere tra detenuti, magistrati, operatori sociali e volontari nel capannone di S. Vittore concesso dal direttore, si è svolto il 24 giugno un seminario dal titolo "Bambini senza sbarre - Genitori detenuti e loro figli".
Le difficoltà e i problemi nella preparazione del seminario sono sempre stati numerosi e complessi e, forse, è stata proprio la fase preparatoria a rappresentare la parte importante di questo intervento. Sono stati distribuiti questionari e, a seguito di questi, gli incontri con detenute e detenuti hanno avuto come filo conduttore il cercare di mettere in comunicazione le varie parti con l proprie competenze e specificità fino a discuterne pubblicamente intorno a un tavole E' stato inoltre realizzato - sempre nello stesso spazio all'interno del carcere - un recital interculturale di danze, canti, percussioni e interventi narrativi con attori d Burkina Faso e italiani. Uno spettacolo frutto anch'esso di una preparazione remota di una lunga serie di viaggi, scambi teatrali, tournées, studi di danze, lavoro d'attore, ricerche sull'arte del racconto.
Infine un concerto-incontro col pianista Giorgio Sacchetti dal titolo: "Suoni, sussurri grida: la musica come rappresentazione". Il pianista, del Conservatorio di Firenze, ha eseguito brani scelti da Beethoven alla musica d'oggi, ricercando nessi e analogie fra le immagini musicali e l'intonazione e il ritmo del linguaggio parlato, nonché il gesto e la mimica facciale e corporea: un' analisi della continua creazione di immagini di cui ci serviamo per comprendere noi stessi e il mondo.
Continua la cura e il rinnovamento delle biblioteche di raggio, anche con snellimento delle procedure di utilizzo dei volumi da par dei detenuti e il contributo fattivo alla redazione della rivista di S. Vittore "Magazine 2".
Gruppo Carcere Mario Cuminetti Libreria Tadino
via Tadino, 18 - 20124 Milano
tel. 02/29.51.32.68


in Lotta come Amore: LcA dicembre 1997, Dicembre 1997

menù del sito


Home | Chi siamo |

ARCHIVIO

Don Sirio Politi

Don Beppe Socci

Contatto

Luigi Sonnenfeld
e-mail
tel: 058446455

Link consigliati | Ricerca globale |

INFO: Luigi Sonnenfeld - tel. 0584-46455 -