La posta di fratel Arturo

Cari amici italiani, la facciata del tempio si squarciò... La notizia che ha ferito profondamente, me come credo tutti voi, ha fatto eco con "e il velo del tempio si squarciò", uno degli eventi con cui Matteo commenta il grande rifiuto dell'umanità. Non sono abituato a commentare gli avvenimenti personali e sociali con l'espressione abituale dei credenti: volontà di Dio, Dio ha voluto... perché è chiaro che Dio non vuole il male, la morte, ma può volere solo il bene. Non poteva voler distruggere questo canto intonato sette secoli fa e che continuava a modularsi in quella basilica.
Ma è vero che tutto quello che succede ha un senso simbolico e dobbiamo coglierlo dentro gli avvenimenti. Immagino che uno storico futuro del duemiladuecento raccontando il disfacimento del cristianesimo come cultura possa prendere le mosse da questo avvenimento: "e la chiesa, il cuore cristiano dell'Europa, si squarciò".
Il disfacimento della cultura cristiana è inevitabile ed è in cammino. Avete paura? Abbiate presenti le parole con cui Gesù ci rassicura sul dopo l'evento: "quando vedrete tutte queste cose (ben più gravi per loro estensione dei crolli dell'Umbria) sappiate che Egli è proprio alle porte e annunzia questa venuta con simboli della primavera: "quando il ramo del fico diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina... ".
Cultura cristiana vuol dire in una sola parola "globalizzazione" diretta da poteri direzionali e decisionali che hanno la loro sede in terra cristiana, che sono riusciti con la loro astuzia ad evitare confronti col vangelo. Globalizzazione vuol dire eliminazione di ogni resistenza, di ogni critica, di ogni timida iniziativa di liberare il pensiero alla ricerca di progetti diversi di vita sociale.
Quelli che pilotano la globalizzazione si arrogano il diritto di usare tutte le creazioni umane accumulate nel corso dei secoli come se fossero loro proprie.
E' apparso sulla terra l'incarnazione di un essere invisibile onnipotente che ha lanciato un proclama all'umanità: "Tutti fermi", tutto mi appartiene e io so come usare le cose. Voi avete fatto dei tentativi molto timidi di vivere, ma non avete mai vissuto veramente. Avete tentato di capire l'uso delle cose, ma non le avete mai usate in verità. Finora avete partecipato a un apprendistato molto primitivo. Ora noi vi insegneremo come usare le cose. Guardate l'operosità della tecnica e attendete: tutto quello che voi avreste voluto fare senza riuscirci: quello che avete sognato ed anche molto di più, vi sarà dato. E' assolutamente impensabile che voi possiate desiderare qualcosa che la tecnica non sia capace di darvi. Siete religiosi? Abbiamo una sezione speciale che studia come soddisfare questa aspirazione giustissima e ci sono già dei saggi che dovrebbero farvi capire che si può essere religiosi senza i tormenti inutili degli asceti, senza le paure che incutevano i profeti. Sedetevi comodamente sulle vostre poltrone e vi sarà dato comodamente ciò che può colmare quel vuoto che è stato definito metafisico impropriamente, perché può essere stupidamente soddisfatto dai mass media che sono di questa terra; totalmente immanenti.
Ho letto molti resoconti dell'ultimo incontro del Papa con la gioventù a Parigi. E i relativi commenti alla cronaca. Tutti coincidono nell'impressione che ha dato la gioventù di vivere con sincerità e partecipazione profonda una esperienza religiosa. Tutti sono d'accordo nel riconoscere il fascino che emana dalla personalità formidabile ("figure formidable", scrive il giornalista de Le Monde) di Giovanni Paolo II. Ma lo stesso giornalista continua il suo commento dicendo che questi giovani non danno nessuna importanza alle proibizioni morali del Vaticano ("eux se noquent éperdument des interdits du Vatican").
L'immagine generale è quella di un padre severo che ha rimproverato energicamente i ragazzi perché non studiano, passano il loro tempo nelle discoteche, ecc. ecc... Però il lunedì sera, quando tutti sono a casa, organizza un bel pranzetto e fa una bella festa senza più parlare di trasgressioni... e chi non si sentirebbe riconciliato con un papà così buono? E' vero che il Papa ha parlato di impegno serio nel servire i poveri, e questo piace molto a tutti i giovani, anche se la pratica non sempre ne dà una prova.
La ripercussione che ha sull'aspetto esplicitamente religioso la crisi della cultura cristiana viene messo in evidenza con molta chiarezza da angoli diversi. A cominciare dal card. Ratzinger in un famoso discorso tenuto in Messico e che ho avuto occasione di commentare, agli studi di sociologi laici, specialmente francesi. Una delle conclusioni di questi studi afferma che "l'analisi di questa spiritualità della confusione, composta da una nebulosa di eterodossie, è uno degli esercizi più difficili che si presentano al sociologo, perché questo spazio religioso ormai di tutti e di nessuno, è attraversato da numerosi movimenti contraddittori". Quelli che amano veramente i giovani dovrebbero aiutarli a trovare in questa nebulosa l'emergenza di una roccia sicura a cui ancorarsi. Ne ho parlato ultimamente con un giovane italiano commentando con lui le parole di Paolo: "la carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà". Il Papa ha richiamato i giovani a servire i poveri, ma, in pratica, la Chiesa Cattolica non affronta la crisi religiosa, che colpisce particolarmente la gioventù, con efficacia perché non mostra nelle sue scelte la capacità di mettersi fuori e al di sopra di quella "nebulosa" creata dalla tecnica che usa tutti i mezzi di comunicazione per spegnere la capacità di critica. La difficoltà dei sociologi di analizzare il fenomeno religioso oggi, deriva dal fatto che i mezzi di comunicazione asserviti alla economia di mercato, creano questa nebulosa nella quale entrano le scosse spettacolari di Parigi, Bologna, Rio de Janeiro, per citare le ultime cronache delle apparizioni papali.
Al mio amico ho tenuto su per giù questo discorso: "Capisco che in questo immenso mercato di spiritualità ti sia difficile scegliere. hl dovresti cercare qualcosa di cui puoi essere sicuro, di cui non ti pentirai mai. Ma anche se tu vivessi quanto Matusalemme, mai, assolutamente mai nel tempo e nell'eternità, ti pentirai di avere amato concretamente i tuoi fratelli poveri; l'altro asimmetrico, come dice Lévinas.
Ti potrai pentire di aver seguito un guru piuttosto di un altro, di aver scelto un movimento che poi hai scoperto pieno di contraddizioni, ma mai ti pentirai di aver amato. E sono sicuro che dando questo consiglio non lascio insoddisfatta la dimensione della fede e della conoscenza di Dio, ma metto il mio amico sul cammino unico dell'incontro con Lui. Non lascerò questo discorso senza seguito, ma per ora vi lascio perché sono stato anche troppo lungo. Incontrerete certamente qualche vostro amico o amica che ha passato un tempo qua con noi che potrà chiarirvi meglio questo mio pensiero. Intanto, un abbraccio con affetto.


fratel Arturo


in Lotta come Amore: LcA dicembre 1997, Dicembre 1997

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